Spillover: quando un contatto animale-uomo innesca un’epidemia

I riti dell’informazione in queste piatte ed interminabili giornate sono ormai abitudinari. Usiamo alcuni canali a discapito di altri, selezioniamo informazioni e, involontariamente, permettiamo che altri le scelgano per noi.
Nelle ultime settimane l’opinione pubblica virtuale si è divisa in due fazioni, coloro che hanno sposato la tesi naturale di contatto tra animale e uomo, attraverso cui si è innescata l’epidemia, ed una seconda tesi che vede il virus come fallimento di un’operazione di laboratorio.
La stessa comunità scientifica è intervenuta più e più volte a spiegare che, dopo una analisi sul ceppo isolato di Covid-19, è palese la natura animale del virus, in particolare è certo che il virus si sia trasmesso, per la prima volta, da animale a uomo. Per quanto ci si possa ancora dividere sul dibattito nessun governo, oggi, è intervenuto a favore di una o l’altra tesi. Ma in cosa consiste realmente il passaggio di un virus da animale a uomo?
Ci sono stati altri casi, nel corso del tempo che ci permettono, oggi, di avvalorare tale ipotesi?
Hendra ed Ebola sono due virus diversi ma con un denominatore comune. La trasmissione a uomo per mezzo di un animale. Sono due virus che hanno destabilizzato il tessuto socio-economico alla stregua di ciò che sta accadendo in questo periodo storico, in piccolo Hendra, in grande Ebola.
Hendra, l’epidemia equina che parte dai pipistrelli

Hendra prende il nome dalla città sede del contagio zero. Un agglomerato di case attorno ad un circuito di corse equestri. Il virus viene, per la prima volta, isolato nell’1994, in seguito al decesso del paziente 0 animale, un cavallo, e del suo stalliere. Entrambi presentano gli stessi sintomi (febbre, vomito, mucose con tracce di sangue). Lentamente il virus Hendra provoca la morte di diversi cavalli e viaggia lungo tutta la costa sud australiana. L’incognita del mezzo di diffusione è alta, non si comprende come possa un virus, che ha provocato solo una morte umana e di alcuni cavalli ad Hendra, estendersi su tutta la costa.
Il virus viene trasmesso al cavallo da un’animale serbatoio, una specie che riesce a garantire sopravvivenza allo stesso virus senza crearne il decesso dell’organismo. L’animale serbatoio in questione è un pipistrello, scoperto solo successivamente, annidatosi nel recinto di pascolo del cavallo zero. Ecco scoperto il perchè di contagi così lontani e dislocati nel territorio.
-Nello specifico, le portatrici serbatoio del virus, sono volpi volanti, la specie più grande di pipistrello, in grado di volare per centinaia di chilometri-
Dopo alcuni casi, il virus Hendra scompare totalmente. Si analizzano centinaia di volpi volanti e nessuna di loro risulta positiva agli anticorpi del virus Hendra. Non si evincono più casi animali e i casi di decesso umano sono minimi. Ancora oggi non si sa se il virus si sia estinto da solo o se viaggi all’interno di un ennesimo animale serbatoio.
Ebola, la trasmissione attraverso gorilla e volpi volanti

A metà del novecento, in Sudan, nel cuore del foresta del Congo, si verifica una ondata di morti in massa. Dopo una serie di analisi e riscontri si trova la causa, un virus, chiamato in seguito Ebola, contenuto all’interno di carne di gorilla che la tribù aveva macellato e cucinato per andare incontro al periodo di fame. Successivamente una spedizione di chimici e biologi verificherà la totale scomparsa di gorilla nell’intera regione africana.
La malattia di Ebola, trasmessa all’uomo per la prima volta da un gorilla, utilizza come animali serbatoio, anche questa volta, le volpi volanti, pipistrelli giganti in grado di trasportare il virus resistendo fisicamente ad esso. La malattia si verifica con focolai che interessano regioni dell’Africa sub-sahariana, facilitata dalla totale assenza di protocolli sanitari e dalla povertà della regione che non permette condizioni igieniche adatte. Il virus si trasmette attraverso sangue o fluidi dell’animale infetto e porta a febbre, perdita di conoscenza e nella maggior parte dei casi a morte( tra il 60/70% degli infetti). Ad oggi non esiste una adeguata terapia della malattia, e l’unica terapia esistente è di supporto al virus, con reidratazione continua del paziente.
Foresta come habitat naturale del virus
Come denota il divulgatore scientifico David Quammen, nel suo libro “Spillover”, se negli ultimi decenni l’uomo è diventato bersaglio di numerosi virus provenienti dall’ambiente naturale/animale, è in gran parte colpa del suo operato.
La deforestazione conseguente ad un soddisfacimento della sovrappopolazione mondiale provoca uno sfratto di numerose tipologie di virus dal proprio habitat naturale. Come ci dimostra l’Ebola e i Gorilla, se non ci fosse stato contatto umano, la specie di Gorilla avrebbe reagito ed eliminato il virus in modo naturale. L’abbattimento di habitat naturali fa emergere ceppi di virus che con il vento vanno alla ricerca di una nuova casa, poiché hanno come unico scopo la resistenza e la sopravvivenza.
Ogni anno perdiamo 13 milioni di ettari di foresta. Continuando così, entro il 2050 scompariranno dalla terra altri 250 milioni di ettari. Oltre al disturbo di ogni specie vivente, la deforestazione è responsabile, ogni anno, del 16% di emissioni di gas serra.