Fake news e coronavirus: un problema serio nell’era della post-verità
Le fake news nell’era della post-verità e del coronavirus
Fake news e coronavirus procedono con lo stesso passo. Le fake news nell’epoca della post-verità sono un problema serio e, probabilmente, rappresentano uno dei maggiori ostacoli alla consapevolezza, alla libertà di opinione di un cittadino. Il web, i social network, hanno dato un ambiente confortevole a questo genere di notizie, uno spazio in cui potessero proliferare e diffondersi con più facilità rispetto a quanto avveniva nei vecchi media.
Echo-chamber e filter bubble ingabbiano l’utente dentro una cassa di risonanza in cui le “cattive amicizie” diventano degli elementi devianti rispetto ad un’informazione sincera. Questo avviene sempre: è una problematica di tutti i giorni; ma durante l’epidemia del coronavirus, presupposta la feroce fame di sapere delle persone, questo processo è ancora più influente, pervasivo.
Dalle fake news con l’obiettivo del clickbait a quelle che fanno propaganda politica, il web è pieno di contenuti falsi che disorientano l’opinione delle persone riguardo alla natura, alla diffusione ed ai problemi reali del Covid19. Il punto è che questo avviene perché c’è un problema tra il lettore e la fonte.
Fake news e coronavirus: problema tra lettore e fonte
La crisi dell’informazione istituzionalizzata in questo frangente storico ha portato ad una situazione tale per cui tutti possono parlare di tutto: più è rilevante la loro influenza, maggiore è il consenso che le persone traspongono nelle loro parole.
Perciò avviene che Zaia, ex ministro del governo Berlusconi IV e attuale governatore del Veneto, ad inizio marzo, può spiegare il motivo per cui il virus non si è ancora diffuso in Italia adducendo ragioni che sono un rimpasto di antropologia ed epidemiologia; o, allo stesso modo, Red Ronnie, critico musicale, può spiegarci con “un’impareggiabile lucidità” perché non usiamo l’Avigan per curare il nuovocoronavirus. A Don Mazzi viene chiesto quando finirà tutto questo e ad Hoara Borselli come uscire dalla recessione.
La verità è che le fake news sono un problema che sul web esplode come una bomba atomica, che la spettacolarizzazione dell’informazione televisiva non fa altro che alimentare questo clima di confusione dell’opinione e che, quindi, in ultima istanza, i cittadini finiscono per credere a delle assurdità, fidandosi, per un parere scientifico, più di un laico del settore che di un professore universitario.
Il supervirus “di Leonardo” diffuso su Whatsapp
Lampante è l’esempio di quello che è avvenuto pochi giorni fa, cioè di un video diffuso in maniera virale sui social e su Whatsapp. Tale contenuto è un servizio di Leonardo, una rubrica scientifica di Rai3, che nel 2015 aveva parlato di un supervirus cinese proveniente da pipistrelli e topi. La divulgazione del programma si fondava su uno studio di Nature, una rivista scientifica londinese e pubblicata in tutto il mondo.
Sebbene i TG, gli scienziati e la stessa rivista Nature avessero smentito una qualsiasi pertinenza del servizio, perché esiste il supervirus cinese creato in laboratorio ma il Covid19 si è prodotto naturalmente, è stato possibile incontrare ancora nei giorni successivi chi diffondeva la notizia e persone che ancora non ne avessero scoperto l’incongruenza.
Ecco qual è il potere delle fake news e qual è la risonanza delle stesse quando a condividerle sono sedicenti esperti: perché un leader politico non è uno scienziato e il suo modo di fare informazione, quasi sempre, è subordinato ad una logica della propaganda. Questa è la punta dell’iceberg, perché sono state diverse le fake news circolate insieme al terribile virus; fortunatamente non lasciano dietro di sé vittime, ma disinformazione che, a suo modo,può essere tanto pericolosa.
Fake news e coronavirus: sono tante
All’inizio della diffusione del virus in Cina, quando ancora doveva arrivare qui, in Occidente, era facile imbattersi nella notizia che il Covid19 uscisse da un laboratorio cinese; varie teorie circolavano attorno al come e al perché questo virus si stesse diffondendo. Tuttora, nonostante virologi ed epidemiologi occidentali hanno spiegato, certamente con uno “slow thinking” poco efficace, la natura del virus, è facile trovare sui social notizie che fanno ancora riferimento ad ipotesi cospirazioniste.
Ma sono tante ed ogni settimana crescono sempre di più: alcune sono più sottili, altre più goliardiche, altre ancora evocano complotti di dimensione globale, che poi, tra le altre cose, non hanno nessuna attinenza coi cambiamenti geopolitici innescati dal Covid19.
Dal nuovocoronavirus che arriva fino a 5 metri al bere acqua come prevenzione, dai gargarismi con la candeggina a Ronaldo che mette a disposizioni i suoi hotel per i malati; si arriva poi a citare anche Bill Gates come colui che avrebbe creato e diffuso il virus. Più o meno eclatanti le fake news circolano, le persone ci credono e alle volte anche autorevoli quotidiani, sul web, le pubblicano.
Una lezione di scienza: guardare la fonte e dubitare, sempre
Questo articolo non vuole essere una lezione di scienza, perché chi lo scrive non è un virologo oppure un epidemiologo che sta studiando il caso. Piuttosto mira ad essere un ammonimento, del tipo: “guardate la fonte”. Il sito del Ministero della Salute, quello dell’Oms, le pagine ufficiali di scienziati veri, di professori universitari sono più attendibili del vostro newsfeed di Facebook, dei messaggi inoltrati che vi arrivano su Whatsapp o degli ospiti dei talk show.
Poi, in ogni caso, dubitate, sempre: “non solo il dubbio giova a scoprire il vero, ma il vero consiste essenzialmente nel dubbio”, ce lo insegnava Giacomo Leopardi.