Baobab sgomberato, Casapound invece no

Quello che si attendeva da tempo è accaduto: martedì 13 novembre è stato eseguito l’ordine di sgombero del centro Baobab a Roma dalla polizia che all’alba di martedì si è presentata davanti all’edificio.
Baobab Experience
L’associazione che oggi si chiama Baobab Experience è nata agli inizi del 2016. Già dal 2015 un gruppo di volontari, privati cittadini, si occupava della gestione di numerosi migranti in transito, all’interno della struttura Baobab. A dicembre però è arrivato il primo sfratto da via Cupa, ma il gruppo non si arrende: nel dicembre 2016 fonda l’associazione Baobab Experience e decide di continuare ad offrire numerosi servizi ai migranti che a loro si rivolgono. Aiuto psicologico, vitto, alloggio, assistenza legale, sono solo alcune delle attività che l’associazione mette a disposizione, nei pressi della stazione Tiburtina, essendo privi di una sede ufficiale (nonostante l’allora amministrazione comunale avesse offerto il proprio sostegno dicendo che se ne sarebbe occupata), più precisamente nel piazzale Maslax. Fino ad oggi questo sistema di accoglienza alternativo, “dal basso” potremmo dire, ha suscitato perfino l’interesse internazionale.
Lo sgombero
I migranti che risiedevano nel centro al momento dello sgombero erano circa 150. Gli agenti sono arrivati nella prima mattinata e hanno circondato il campo in modo da non far fuggire gli ospiti, ai quali hanno permesso di raccogliere i propri effetti personali, prima di farli salire sugli autobus diretti al centro immigrazione di via Patini. Secondo l’associazione nel corso del tempo più di 70000 persone hanno usufruito dei servizi offerti per poi abbandonare Roma in cerca di una sistemazione in un altro luogo, italiano o europeo. Le persone portate via sono circa 120, mentre le restanti sono state semplicemente allontanate poiché richiedenti asilo o in possesso di documenti regolari di riconoscimento (tra queste anche una famiglia italiana). Il coordinatore Andrea Costa ha commentato: «È il 22esimo sgombero di questo campo, ma temo che questa volta sia la chiusura definitiva».
Il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha reagito positivamente all’accaduto, affermando: «Ordine e sicurezza. Vogliamo riportare la legalità a Roma quartiere per quartiere. Faremo altri sgomberi, usando criteri oggettivi: quattro per edifici pericolanti e 23 perché hanno iniziative giudiziarie in corso. Non ci fermeremo: intendiamo passare dalle parole ai fatti». La legge è oggettiva, per cui se uno stabile è irregolare va “regolarizzato” seguendo le norme fornite dalla legge stessa. Tuttavia bisogna considerare anche le conseguenze. Viene infatti da riflettere su chi sostituirà le attività di Baobab Experience in sua assenza, poiché non dare una sistemazione a dei migranti significa lasciarli per strada, e lasciarli per strada significa abbandonare degli esseri umani alla fame. Ma sorvoliamo e tralasciamo i motivi umanitari che in questo momento pare interessino poco per considerare la questione dal punto di vista della sicurezza che pare sia invece molto a cuore al Ministro così come al popolo italiano. Una persona abbandonata non muore di fame in modo passivo, anzi, prima proverà a sopravvivere, quindi a fare dei soldi in qualunque modo possibile, tra i quali, ovviamente, c’è la criminalità. Si dovrebbe prima tenere questo in considerazione e ragionare sul lungo periodo, ma attualmente sembra non sia molto di tendenza.
Il secondo fatto che fa riflettere è quanto accaduto nella sede di Casapound, collocata anch’essa nella capitale. Quando la Guardia di Finanza è giunta nell’edificio di via Napoleone III per effettuare alcuni controlli decisi dalla Corte dei Conti si sono sentiti rispondere «Se entrate sarà un bagno di sangue». Le autorità erano giunte per indagare sul presunto danno erariale causato dall’occupazione che ormai va avanti da 15 anni. Secondo un’inchiesta de L’Espresso l’abusiva sede del movimento neofascista è diventata negli anni anche la soluzione del problema abitativo delle persone care (amici e famigliari) agli esponenti di CP, i quali di abusivo hanno pure la scritta in pieno stile ventennio che padroneggia la facciata. Salvini, chiamato in causa dallo stesso Zingaretti, governatore della regione, che ha chiesto al ministro di usare la stessa fermezza contro i membri di CP, ha risposto «C’è un edificio pericolante? No. C’è un pericolo per la sicurezza? No. Detto questo, chi occupa abusivamente verrà sgomberato». Insomma, Casapound non sarà sgomberata, almeno non subito, ma d’altronde non ci aspettavamo nulla di diverso da chi si siede raggiante intorno allo stesso tavolo.
