Riace, finisce l’accoglienza dolce di Mimmo Lucano

«Questa accoglienza dolce mi dava una grande opportunità come sindaco, perché da una parte ricostruivamo una comunità globale e dall’altra parte mi aiutava a risolvere anche alcuni problemi tipici dei nostri territori: lo spopolamento, la rassegnazione sociale», le parole del sindaco sospeso Mimmo Lucano.
Riace – ci tiene a precisare Lucano – non è e non deve essere un modello, per definizione assimilabile a schemi prestabiliti. Riace è una realtà molto più complessa, nella quale si sono incontrati mondi lontani, Riace è la speranza per una “differente umanità”.
«Non può prevalere la società delle barbarie, della disumanizzazione. Il nostro sforzo è anche quello di costruire una differente civiltà dei rapporti umani», spiega Lucano.
Se non può essere definita un modello, la comunità di Riace è certamente un esempio di integrazione intelligente: nasce con l’obiettivo di risollevare le sorti di un territorio, valorizzando la centralità della persona. Eppure questo modello senza regole è reato, proprio perché oltre le regole.
Le accuse e l’arresto di Lucano
Lucano è accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver agevolato il matrimonio tra una ragazza nigeriana e un uomo di Riace e per aver prolungato il periodo di permanenza dei rifugiati nei centri di accoglienza Sprar. È inoltre accusato di fraudolento affidamento del servizio di raccolta differenziata per aver affidato la raccolta a cooperative sociali del luogo a cui mancava l’iscrizione all’albo regionale.
Per quanto riguarda i migranti residenti nel centro di accoglienza di Riace, il ministro dell’Interno ne ha predisposto il trasferimento entro 60 giorni, insieme alla restituzione di tutti i soldi (centinaia di migliaia di euro), a causa di «palesi irregolarità» nella gestione dei fondi statali destinati all’accoglienza.
Mimmo Lucano è finito agli arresti domiciliari lo scorso 2 ottobre, e il 16 ottobre il Tribunale di riesame gli ha revocato gli arresti domiciliari convertiti in divieto di dimora a Riace.
L’integrazione dolce è stata molto apprezzata dalle organizzazioni umanitarie, studiata nelle università europee e raccontata dal grande e piccolo schermo.
Wim Wenders gli ha dedicato un documentario, Il Volo, sette anni fa; Tiziana Barillà il libro Mimì Capastosta; la rivista Fortune lo ha inserito tra le cinquanta persone più influenti al mondo. Non solo: già nel 2010 Lucano si era classificato terzo nella lista, stilata da City Mayor, dei migliori sindaci del mondo.
L’accoglienza dolce: la giustizia oltre le leggi
A fronte di un’accoglienza vera e propositiva, c’è chi comunque si chiede se il fine possa giustificare i mezzi. E soprattutto in quale direzione va una politica che travalica le leggi dello Stato in nome di una sensibilità individuale.
A questo proposito Mimmo Lucano precisa che rifarebbe tutto quello che ha fatto e incorrerebbe negli stessi rischi anche per salvare una sola vita umana, richiamandosi all’articolo 10 della Costituzione. “Non è normale avere un impulso di sensibilità umana quando vicino a te c’è una persona che chiede di essere salvata?”, si difende il sindaco sospeso.
Lucano ha spesso ribadito che l’obiettivo della sua politica comunitaria è quello di tornare alle origini, affrancandosi dai proventi dello Stato. «Se è possibile a Riace, uno dei paesi tra le aree più represse d’Italia, può essere possibile dappertutto»: l’ideale è quello di una giustizia più profonda delle leggi stesse, che raccolga le persone attorno allo spirito della solidarietà condivisa.
Come ha sottolineato Lucano da Fazio: «anche le leggi del periodo nazista erano la legalità, però sono state un dramma per l’umanità».
I numeri dell’accoglienza dolce di Riace parlano chiaro: nel 2015 su 1500/1600 abitanti circa la metà, 700 persone, erano immigrate, solo negli ultimi tre anni il numero ha iniziato a calare a fronte del forte “condizionamento”.