La psicosi dopo il crollo: troppi ponti da chiudere

«In Italia i ponti ‘scaduti’ e da revisionare sono circa 10mila. Gli elementi principali alla base del rischio crollo, secondo i dati, sono i volumi di traffico e l’età dei manufatti. Quando quest’ultima è superiore a 50 anni e le strutture sono ancora interessate da grossi volumi di traffico, si accende un campanello d’allarme: questi ponti sono 10mila. Purtroppo la normativa che regola le nuove costruzioni, introducendo il grado di sicurezza strutturale, è solo del 2008». Così il direttore dell’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del Cnr, Antonio Occhiuzzi, all’Ansa dopo il crollo del ponte Morandi a Genova.
La “psicosi crolli” ha visto susseguirsi segnalazioni di cittadini preoccupati, che, tramite i social network, continuano a postare foto di ponti fatiscenti o crepe nelle varie strutture, come a voler presagire una serie inevitabile di crolli. Addirittura in molti post si invita a taggare il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.
Come da copione dopo ogni disastro, calamità o incidente o errore umano compare la tanto temuta categoria dei ‘tuttologi’: frequenti esemplari in grado di prevedere ogni cosa dopo che ogni cosa si è già verificata.
Ma la vera questione dovrebbe essere un’altra: perché si corre alla manutenzione e all’analisi delle infrastrutture solo dopo disastri irrecuperabili? E perché la manutenzione diventa un’emergenza anziché una procedura ovvia e standard?
La frenetica chiusura dei ponti degli ultimi giorni denuncia gravi negligenze ai livelli sicurezza e infrastrutture e non può che generare perplessità. Due sono le possibili interpretazioni: o la logica interventistica italiana si aziona soltanto dopo aver accumulato morti, preferendo prima correre ‘qualche rischio’, oppure l’attuale chiusura dei ponti è frutto di una psicosi momentanea, che durerà ben poco. Se nel primo caso si temporeggia su falle strutturali pericolosissime, giocando alla roulette russa con la vita delle persone, nel secondo si crea soltanto ulteriore allarmismo e disagio alla circolazione stradale. Molti dei ponti che in questi giorni sono chiusi richiedono certamente una manutenzione accorta e prudente, sicura e tempestiva, ma perché farlo soltanto adesso?
Quasi 50 le vittime del crollo del ponte Morandi: Cristian Cecala, la moglie Dawna e la figlia Kristal (9 anni), Mirko, Marian, Anatoli Malai, Andrea, Claudia, Manuele e Camilla (16 e 12 anni), Roberto, Ersilia, Samuele (8 anni), Andrea, Elisa, Francesco, Alberto, Marta, Stella, Carlos Jesus Erazo Truji, Giovanni, Antonio, Gerardo, Matteo, Marius, Giorgio, Alessandro, Giovanna, Luigi, Vincenzo, Angela, Gennaro, Alessandro, Bruno, Mirko, Axelle, Nathan, Melissa, William, Juan Ruben, Leyla Nora, Juan Carlos, Admir, Henry Diaz, Lisa, Sandro.
A inviare l’allarme subito dopo il crollo del ponte a Genova è stato il Codacons, che ha chiesto il blocco per 30 giorni del traffico pesante su alcuni ponti italiani, sollecitando a riporre maggior attenzione nell’analisi delle strutture progettate dall’ingegner Morandi.
L’ultimo ponte ad essere stato chiuso è il Ponte della Scafa, collegamento tra Ostia e Fiumicino. Chiuso in entrambe le direzioni per procedere a verifiche strutturali. La decisione è stata presa ieri, lunedì 20 agosto, da Astral ed è stata resa esecutiva dalla Polizia Locale di Fiumicino. Già a maggio il ponte era stato controllato da Astral, che ne aveva predisposto, per due giorni, il restringimento di carreggiata ed il limite di velocità a 30 km/h, per poter svolgere i rilievi necessari e valutare la necessità o meno di una manutenzione straordinaria.
C’è da chiedersi in quale modo Astral avesse condotto i rilievi di maggio, se dopo tre mesi scarsi si appresta a predisporre la chiusura di un ponte che a maggio era stato dichiarato agibile e sicuro.
Sempre a Roma e nel resto del Lazio sono ripetute le richieste dei cittadini alla sindaca Virginia Raggi e al governatore Nicola Zingaretti per verificare le condizioni strutturali di ponti e viadotti. Proprio ieri sono stati svolti sopralluoghi sui ponti di Ariccia e sulla Pontina.
Nelle ultime ore sta creando contrasti il ponte alla Magliana sull’autostrada Roma Fiumicino, costruito appunto da Morandi nel 1950. Nei giorni scorsi Remo Calzona, docente di tecnica della costruzioni alla Sapienza di Roma, ha affermato che la struttura «presenta da tempo gravi difetti, non è mai stata collaudata, non sono state fatte prove di carico e di tensione».
Ad aumentare l’allerta sul viadotto della Magliana è stato anche il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che ha richiesto al Comune tutta la documentazione sulle verifiche di staticità del ponte. Lo scorso febbraio, infatti, i vigili del fuoco avevano riscontrato “uno stato di ammaloramento” della struttura, sollecitando “sotto la guida di un tecnico qualificato e responsabile, un’attività di monitoraggio dell’intera infrastruttura”, che il Comune aveva affidato all’ingegner Franco Braga, docente di Tecnica delle costruzioni alla Sapienza in pensione. Il Comune informa che parte della manutenzione straordinaria è già stata realizzata e per la restante parte sono stati stanziati 2 milioni di euro. La sindaca Raggi ha indetto una riunione nei prossimi giorni, per un aggiornamento sullo stato di sicurezza dei ponti, tra cui il viadotto della Magliana, ma conferma l’inutilità dello stato di allerta.
Il 18 agosto è stato chiuso, invece, il ponte Boretto-Viadana, da mesi congestionato dal traffico a causa della chiusura del ponte tra Casalmaggiore e Colorno.
Il sindaco di Boretto, Massimo Gazza, dichiara: «avverto su di me una grande responsabilità, il Comune non ha responsabilità diretta nella gestione e manutenzione del ponte, tuttavia è una struttura talmente strategica e fondamentale per il territorio che sarebbe da incoscienti non occuparsene. Il ponte Boretto-Viadana, al compimento del 50esimo anno, è stato oggetto di una verifica generale e di manutenzione, per un totale di oltre 2 milioni. Gli interventi sono stati elaborati dai gestori del ponte, ossia le Province di Reggio e Mantova, con risorse regionali e hanno riguardato prevalentemente le pile in alveo e i giunti. A settembre terminerà l’incamiciatura in acciaio dei pali di fondazione, e successivamente si procederà alle fasi di collaudo».
Sempre il 18 agosto ci si è improvvisamente accorti anche della pericolosità del ponte San Nicola, del quale il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, ha predisposto la chiusura.
Ponte progettato dall’ingegnere Riccardo Morandi e aperto nel 1955. La necessità della chiusura è stata confermata anche da una relazione del capo ufficio tecnico Maurizio Perlingeri, che ha sottolineato la necessità di interdire la struttura al traffico leggero e pesante. Il sindaco ha spiegato che la chiusura del ponte San Nicola, già avvenuta tre anni fa in seguito all’alluvione del 2015, è stata predisposta “in attesa che la commissione di esperti delle Università di Benevento e Napoli e l’Anas, che collaborerà con i suoi tecnici per un’intesa con il presidente Armani, ci darà il responso definitivo”. Il ponte era stato sottoposto a lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza durati circa un anno, ma i problemi di staticità non sono mai stati risolti dal momento che era consentito solo il transito di mezzi leggeri.
Ma in Campania sono anche altri tre ponti a destare preoccupazione: il San Marco di Castellammare di Stabia, il Gatto di Salerno e il Manna di Ariano Irpino.
Il viadotto Gatto a Salerno è sotto monitoraggio nonostante da maggio si stiano realizzando prove di carico e rilievi, con l’ausilio di droni.
Aumenta l’allerta anche a Firenze, dove due ponti sull’Arno, il Ponte Vespucci e il Ponte San Niccolò, uno a valle di Ponte Vecchio, l’altro a monte, sono ‘sorvegliati speciali’ dai tecnici del Comune da diverso tempo. È stata infatti rilevata un’importante erosione dell’alveo del fiume Arno all’altezza della “pila in sinistra idraulica sotto piazza Cestello con scalzamento dei pali di fondazione”. Il ponte, finora, non è stato considerato a rischio dal Comune che continua a monitorarlo tramite sub, prove di carico statiche e dinamiche, le ultime a luglio. È aperto al transito anche dei bus e al parcheggio, ma non ai veicoli superiori alle 20 tonnellate. Per settembre erano già previsti i lavori da 1,7 milioni per il consolidamento del pilone.
A Catanzaro l’Anas ha stanziato 3,4 milioni per interventi di manutenzione sul ponte Morandi-Bisantis, la principale strada d’accesso alla città, e anch’esso opera dell’ingegner Riccardo Morandi. Il viadotto, inaugurato nel 1962, è un ponte ad arco costruito su una sola arcata in calcestruzzo armato. I lavori del primo lotto sono già in corso, a settembre dovrebbero iniziare quelli del secondo e terzo lotto.
In Sicilia, dopo il crollo di diversi ponti negli anni passati, l’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, informa che si sta lavorando «ad un monitoraggio che sarà utile per effettuare gli interventi con criterio e non con l’improvvisazione con la quale si è agito in passato. La Protezione civile è al lavoro da mesi, l’interlocuzione con l’Anas è costante. Nei giorni scorsi è stata sollecitata l’Anas a intervenire sui ponti Morandi e Petrusa ad Agrigento, due viadotti molto critici, ma tra le situazioni più complesse c’è la Palermo-Messina. L’A20 è una delle autostrade più complicate in Italia perché si sviluppa su gallerie e viadotti difficili da tenere d’occhio».