Raggi contro la Casa Internazionale delle Donne

Nei giorni scorsi ha fatto scalpore la decisione della giunta capitolina di affidare a bando anche, tra le altre, la Casa Internazionale delle Donne, struttura che da decenni si occupa di attività volte al sostegno del mondo femminile in ogni suo aspetto.
Cos’è la Casa Internazionale delle Donne
Nel 1983 alcuni collettivi femministi decidono di dare vita a questa struttura pubblica in via del Governo Vecchio, ma dal 1987 la sede sarà, e lo è attualmente, in via Lungara, nella struttura seicentesca al tempo adibita a reclusorio femminile. In questi lunghi 31 anni la Casa ha visto nascere e offrire alle donne tutte diverse possibilità, tra cui un consultorio, un centro antiviolenza ed un auditorium. In questi anni è divenuta dunque un elemento cardine della vita di Roma, un punto di riferimento tutto a carico delle attiviste. Nel corso del tempo le attività si sono poi espanse verso altri temi dell’attualità: lotta al sessismo ed al razzismo, alla criminalità organizzata e alle mafie, l’impegno per l’ambiente e per il miglioramento della città. Nello specifico la struttura offre inoltre sostegno psicologico, consulenza legale e lavorativa, visite mediche, tutto assolutamente gratuito.
Il caso
Dalla sua nascita la Casa ha contratto, nel tempo, un debito di €800.000 con il comune di Roma, che a novembre aveva dato un ultimatum di trenta giorni per pagare la somma, altrimenti sarebbero partite due procedure legali, una per il debito e l’altra per lo sfratto. Inoltre il comune chiederebbe anche un affitto che si aggira intorno ai €9000, spesa ovviamente insostenibile per la struttura che si autofinanzia tramite versamenti volontari e tesseramento, anch’esso facoltativo. Negli ultimi anni dell’amministrazione Marino si era avviato un dialogo tra le parti per cercare di risolvere il problema, dialogo che è però venuto a mancare con la nuova amministrazione, la quale sembra di non voler cedere. Adesso le donne della struttura chiedono di riaprire le trattative con l’amministrazione capitolina per non far chiudere la struttura. L’intenzione della giunta Raggi è quella di allineare la struttura alle direttive dell’amministrazione, quindi di affidarla tramite per renderlo un centro di coordinamento per i servizi.
Le reazioni
Dalla parte delle donne della Casa si sono schierati in molte e in molti, specialmente dal mondo dello spettacolo. Marcello Fonte, premiato a Cannes come miglior attore protagonista recentemente per il film Dogman, ha affermato, nel corso di una conferenza stampa convocata proprio dalla presidente della Casa Francesca Koch «Sono qui perché credo che questi spazi vadano mantenuti e difesi. Lasciateci campa’, attaccate chi fa le cose brutte, non le cose belle come si fanno qui» e riguardo alla sindaca «È una donna, le dovrebbe interessare. Vediamo adesso cosa dice, vediamo chi è veramente. Tante parole non servono: servono i fatti». D’altronde la sua storia parla chiaro: dopo essersi trasferito da Reggio Calabria a Roma nel 1999 inizia a fare il custode di un’altra realtà sociale tutta romana, il Teatro Valle, esponendosi poi più volte a favore di simili strutture tramite le occupazioni dei centri sociali quali il Cinema Palazzo e l’Angelo Mai. L’attrice Jasmine Trinca ha detto «Il lavoro culturale e sociale che si fa qui è imprescindibile. Noi siamo vicine a chi fa di questa città un’idea diversa da un’idea di mercato. Siamo stanche di fare un appello ogni giorno perché non chiuda qualcosa». Anche il presidente della regione, Nicola Zingaretti, si schiera a favore della Casa Internazionale delle Donne «I servizi e la presenza nei confronti delle donne vanno aumentati e non certo tagliati e credo anche che questa esperienza di autogestione, comunque regolata da una convenzione, dal mio punto di vista svolga, e verificheremo anche questo, una funzione di pubblico interesse, perché dentro quel luogo vengono offerti dei servizi. Ora noi valuteremo come poter dare una mano, nel pieno rispetto di una dialettica che ovviamente dal punto di vista amministrativo ci riguarda fino ad un certo punto».
I precedenti della Raggi contro gli spazi pubblici
Nel complesso l’amministrazione Raggi, da quando è al potere, ha fatto spesso notizia per i suoi rapporti con le attività sociali che da anni contraddistinguono la vita pubblica della capitale. Pochi mesi fa aveva fatto scalpore la vicenda del Cinema America: in piazza San Cosimato, da anni, l’Associazione Piccolo Cinema America proietta in estate dei film all’aperto accessibili a tutti, attività questa che nel tempo ha ricevuto il sostegno di grandi nomi del cinema, tra i quali anche Martin Scorsese. Lo scorso febbraio la giunta ha deciso invece di affidare anche questa attività ad un bando, al quale l’Associazione Piccolo Cinema America, composta per lo più da giovani ragazzi e ragazze ha deciso di non partecipare in segno di protesta e di spostare la loro iniziativa. Alla loro protesta si erano associati anche altri nomi del cinema nostrano: Verdone, Bertolucci, Sorrentino, Benigni. Altro sgombero di cui era stata accusata l’amministrazione grillina è stato quello dell’Angelo Mai, un centro sociale nato da un sodalizio tra famiglie bisognose di spazi abitativi e alcuni artisti, che nel corso degli anni è diventato un vero e proprio laboratorio artistico. In quel caso però, nonostante le accuse, il vicesindaco Bergamo si dichiarò totalmente all’oscuro di quanto accadeva.