REEsilience e le terre rare: un’Europa che corre verso il proprio futuro

In uno scenario globale dalle sempre più squilibrate fila, l’Europa tenta timidamente di mettere le mani sul proprio futuro e garantirsi uno spiraglio di indipendenza che la porterebbe, se non altro, ad una migliore posizione contrattuale nei rapporti commerciali, sì con l’America, ma soprattutto con la Cina. Versiamo questa volta in tema di cosiddette “terre rare”, la cui disponibilità è sino ad oggi stata accostata ad approvvigionamenti extracomunitari, e che invece sembrano potersi ricondurre anche ad una estrazione domestica, risolvendo non pochi problemi per il Green Deal e quella transazione ecologica che indirizza l’operato comunitario.
REEsilience: un programma per la mappatura delle terre rare
Il punto di partenza è il REEsilience, un programma nato nel 2022 per la mappatura delle terre rare del globo, secondo una classificazione che tenesse conto dei rischi alle stesse associati, oltre che una valutazione qualitativa dei giacimenti e dei materiali. 149 i giacimenti in tutto il mondo, con grande concentrazione nella zona orientale e sudamericana, ma degno di nota anche il Vecchio Continente, con decine di siti dislocati per lo più nella penisola scandinava, connotati peraltro da un livello di sicurezza di gran lunga più sostenibile rispetto agli omologhi internazionali. Primo fra tutti il complesso norvegese Fen, di cui è stata riconosciuta l’affidabilità in termini dimensionali e qualitativi, fiore all’occhiello di un apparato che lascia ben sperare per l’esodo di questa incerta avventura tecnologica.

REEsilience ha previsto peraltro una simulazione degli scenari futuri della catena di approvvigionamento, nella cui trama ricadono anche potenziali interruzioni e strategie di resilienza; il termine del progetto è programmato per il 2026, residuando allora un anno nel corso del quale l’attenzione sarà dedicata alla costruzione di una filiera europea per le terre rare che possa dirsi informata alla efficienza ed alla sostenibilità.
Alcuni ostacoli sul percorso
Quello delle terre rare è un tema cardine per l’andamento della transazione ecologica, permettendo una reale emancipazione europea, e quindi un ruolo da protagonista nello sviluppo e nella produzione di componenti tecnologiche. Il limite imposto dalla importazione di materie essenziali per la meccanica tecnologica ha già dato prova della propria insidiosità, esplicatasi dal crescente andamento dei prezzi, alla connessa scarsità delle risorse, passando per la paralisi di interi settori chiave, primo fra tutti la produzione elettrico-automobilistica, vittima di un mercato male allineato alla allocazione delle risorse disponibili.
Attivare nuovi siti per sedersi al tavolo delle trattative
Attivare siti di estrazione di terre rare in Europa significa allora riacquistare almeno parte di quella sovranità che la rivoluzione tecnologica ha svenduto alle potenze straniere, partendo dalla Cina, e proseguire la strada che porti l’UE a sedersi con tutta la propria forza e tutta la propria storia al grande tavolo delle trattative, dove i due grandi blocchi -USA e Cina- saranno allora costretti ad abbandonare la nerboruta legge del più forte, per confrontarsi da pari a pari con l’attore europeo. Che sia la nuova utopia occidentale, o un futuro che attende di essere preso, si incaricherà il tempo di svelarlo, non potendo oggi l’inerme spettatore far altro che fermarsi a guardare un gioco troppo grande per essere pienamente compreso.