Groenlandia. Alle elezioni ha vinto il partito dei Democratici

Le elezioni più seguite della storia della Groenlandia, anche in seguito alle più recenti dichiarazioni di mire espansionistiche da parte del governo statunitense, hanno visto la vittoria del partito centrista liberale dei Demokraatit (Democratici). I Democratici hanno vinto con il 29,9 per cento dei voti, superando i partiti di sinistra della coalizione di governo. L’indipendenza dal Regno di Danimarca, di cui la Groenlandia fa ancora parte nonostante abbia ampie autonomie di governo dal 1979, è stato il principale argomento di discussione della campagna elettorale: i Democratici sono il partito più cauto per quanto riguarda questo tema, supportando una via per l’indipendenza che dovrebbe essere raggiunta molto gradualmente.
Il leader dei Democratici Jens-Frederik Nielsen ha detto: «Gli elettori vogliono un cambiamento e noi vogliamo uno sviluppo economico per finanziare il nostro welfare. Non vogliamo l’indipendenza domani, ma bisogna costruire delle buone fondamenta». In queste elezioni si votava per rinnovare i 31 seggi del parlamento (Inatsisartut), che darà poi la fiducia a un nuovo governo. La Groenlandia ha 57mila abitanti e in passato ci sono state coalizioni di governo che hanno coinvolto praticamente tutti i partiti: non esistono insomma preclusioni a collaborare fra le diverse formazioni.
Analizzando i voti complessivi, i Democratici hanno preso 9 punti in più rispetto alle elezioni del 2021, mentre l’altro partito di opposizione, Naleraq, che vorrebbe un’indipendenza immediata, è stato il secondo più votato, con il 24,5 per cento. Il partito ambientalista di sinistra Inuit Ataqatigiit (Comunità Inuit) è sceso dal 36 per cento del 2021 al 20 per cento attuale, i suoi alleati al governo, i socialdemocratici di Siumut (Avanti), si sono fermati al 16 per cento. Atassut (Solidarietà), unico partito groenlandese che difende l’unione con la Danimarca, ha preso il 7 per cento dei voti.
Attualmente ogni anno il governo danese versa alla Groenlandia 580 milioni di euro, che corrispondono a circa metà delle entrate di bilancio. L’economia si basa sulla pesca (più del 90 per cento delle esportazioni), ma è difficile rendere l’industria più redditizia di quanto già sia. L’interesse degli Stati Uniti per l’isola artica è dato da motivi di sicurezza ma anche per le risorse minerali di cui il territorio dispone, visto che sull’isola ci sono minerali critici per la transizione energetica.
La scelta dei Democratici potrebbe portare ad una moderazione verso l’indipendenza, considerando il fatto che già nelle scorse settimane la maggior parte dei politici e degli elettori immaginava di restare come nazione con piena sovranità nel Regno di Danimarca (di cui fanno parte anche le isole Fær Øer), e quindi di mantenere una collaborazione di qualche tipo con la Danimarca e con l’Unione Europea.