Decreto Asset: accolte le richieste dei tassisti

Nella serata di lunedì, il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Asset, l’ultima manovra del Governo Meloni prima delle vacanze estive. Ma l’annuncio dell’aumento fino al 20% delle licenze per i taxi attualmente in circolazione non è stato visto positivamente dai rappresentanti del settore: dalle principali sigle sindacali è arrivata la minaccia dello sciopero, placata solo qualche ora dopo con il ritiro della norma da parte del Governo.
Emergenza Taxi
La forte carenza di auto bianche nelle principali città italiane, ha causato non pochi problemi: sono recenti le foto delle lunghe code di persone in attesa di un taxi, fuori da aeroporti e stazioni. Una situazione a cui il Governo ha provato a porre rimedio con l’introduzione di alcune norme inserite nel Decreto Asset. Tra queste, era prevista l’ipotesi di cumulabilità delle licenze definitive in capo allo stesso soggetto: con l’attuale esclusione della norma, il concorso straordinario per ottenerle sarà aperto a nuovi operatori. Le modifiche approvate in Cdm consentiranno quindi a città metropolitane, capoluoghi e comuni sedi di aeroporti internazionali, di bandire un concorso straordinario aperto a nuovi operatori, sino ad un incremento del 20% rispetto alle licenze esistenti (con il solo il parere dell’Autorità dei trasporti entro 15 giorni) facendo cadere la cumulabilità osteggiata dai tassisti. Altro oggetto della contesa tra Governo e il settore delle auto bianche, è la questione legata alle licenze temporanee: il provvedimento dispone il rilascio da parte dei Comuni, in via sperimentale e a titolo gratuito e oneroso, di licenze aggiuntive per far fronte all’incremento di domanda legato ai flussi turistici e a grandi eventi come il Giubileo del 2025 (32 milioni di pellegrini) o le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 (1,7 milioni di presenze). Licenze che però avranno una durata non superiore a dodici mesi con un periodo di prorogabilità non superiore ai 24 mesi. La bozza di Decreto originario, invece, indicava che quest’ultime potevano essere rilasciate solo a chi già era titolare di licenze, con la possibilità di affidarli a terzi anche a titolo oneroso o gestirle in proprio.
Le proteste dei sindacati
Per le varie sigle sindacali, da Unica Cgil a Ugl Taxi fino a Federtaxi Cisal, mantenere la norma così com’era avrebbe significato mobilitazione e sciopero generale. Il rischio, a detta dei rappresentanti sindacali, sarebbe stato quello di “innescare meccanismi di speculazione e il rischio di aprire la strada a modelli come quello americano dove i lavoratori vengono sfruttati dalle multinazionali”.
«abbiamo avuto diversi confronti con i tassisti e gli Ncc, in quello avuto con i tassisti ci hanno chiesto di togliere la norma sul cumolo delle licenze, un’opportunità a cui rinunciano. Abbiamo tolto questa norma. Ora c’è il percorso parlamentare»
(Adolfo Urso, Ministro delle imprese e del Made in Italy)
Cosa succede a settembre
A settembre, quando le porte del Parlamento riapriranno dopo le ferie e si procederà alla conversione in legge, non sono escluse ulteriori modifiche al Decreto. La paura per i tassisti è quindi quella di un ritorno della norma sulle licenze che, da tutte le sigle sindacali del settore viene descritto come un “cavallo di Troia” posto dal Governo come “un regalo che non vogliamo”. Secondo i tassisti, la proliferazione delle licenze porterebbe a vendite a terzi e multinazionali come Uber, abbassando il valore di mercato delle autorizzazioni. Norma invece che viene preferita è quella che regolamenta la doppia guida e il ricorso alle turnazioni integrative, rimaste nel Decreto tramite procedura semplificata. La possibilità di far utilizzare a fine turno il taxi ad un altro guidatore, era già possibile in alcune città ma con le semplificazioni basterà una semplice comunicazione al Comune di riferimento, consentendo quindi l’aumento dell’orario dei singoli taxi.
Dati alla mano
Attualmente in Italia, secondo l’Autorità italiana dei trasporti, è disponibile un taxi ogni 2mila abitanti. Dati che scendono in altri paesi come la Francia, dove è disponibile un taxi ogni 1157 abitanti e in Spagna, con un taxi ogni 1025 abitanti. Si confida al momento su 7900 taxi a Roma, 4855 a Milano e meno di 2400 a Napoli. Nel frattempo però l’Antitrust ha contestato ai rappresentanti del settore di non avere un corretto monitoraggio dei dati che potrebbero essere essenziali, quali: sapere quante vetture siano su strada nei diversi turni, quante corse porta a termine ogni taxi, quanti minuti una persona aspetta prima di trovare un taxi o quante persone devono incamminarsi a piedi perché una vettura non è disponibile. E in una vasta categoria come quella dei tassisti si lamenta anche il fatto che, accanto a chi segue le regole, c’è ancora una grossa fetta che non attiva il tassametro quando prende a bordo una persona o rifiuta il pagamento con carta di credito perché tracciabile.