Studenti in tenda: la proteste arrivano anche davanti alla Minerva in Sapienza
Attualità
11 Maggio 2023

Studenti in tenda: la proteste arrivano anche davanti alla Minerva in Sapienza

Una protesta iniziata a Milano e che si sta diffondendo a macchia d'olio. "Senza casa, senza futuro" è il grido lanciato dagli studenti contro il caro affitti. Spuntano le tende anche a La Sapienza. Christian Guevara e Gioia Musico (SU) ci raccontano le loro motivazioni.

di Jasmine Gheorghe

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Dopo la prima tenda piazzata da Ilaria Lamera presso il Politecnico di Milano, la protesta contro il caro affitti arriva anche nella capitale. Sono sempre di più gli studenti che vogliono far sentire la propria voce, in un clima di solidarietà che sta riecheggiando lungo tutta la penisola. Le tende sono comparse anche a Firenze, Torino, Pavia e Cagliari.

Lo slogan proposto dal sindacato studentesco Unione degli Universitari (UdU), che ha anche chiesto un incontro con la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, è il seguente:

Senza casa, senza futuro”.

Ormai, in alcune città, è raro trovare anche solo una stanza sotto i 600 €, una constatazione che ha fatto comparire le prime tende anche all’università La Sapienza di Roma

Abbiamo intervistato due manifestanti, Christian Guevara e Gioia Musico (SU Sapienza), per capire da vicino l’aria che si respira.  

Come è nata l’idea di mettere le tende anche in Sapienza?

C: È partita dalla nostra associazione, Sinistra Universitaria, per risvegliare le coscienze sul tema del diritto all’abitazione e allo studio. La Sapienza conta ⅓ di studenti fuori sede, nonostante una bassa crescita di studenti di questa categoria dall’anno scorso (solo 6-7 % in più). 

Gli studenti fuori sede fanno una fatica enorme a trovare casa. Quando la trovano, i prezzi sono quasi sempre disarmanti e il contesto economico-sociale che si incontra è patologico. A questo si aggiunge il mal costo delle utenze, che si è rialzato (insieme anche al paniere base per la spesa) con la guerra in Ucraina. Vogliamo rivendicare sostanzialmente il diritto alla dignità.

Qual è la realtà di chi vuole trovare casa a Roma, da fuori sede?

G: Io vengo da Gaeta, che è a 1 ora e 45 min di treno da qui, che è fattibile, ma non troppo. Per vivere bene l’esperienza universitaria, è giusto da parte nostra volersi trasferire a Roma.

Ho cercato casa due anni fa, subito dopo il Covid. 

È difficile, perché sei da solo e, se non hai appoggi localmente, quasi sicuramente dovrai alloggiare in albergo per un periodo di tempo. I proprietari danno la precedenza a chi possono incontrare subito e chi è disponibile nell’immediato, è una vera e propria lotta. 

A San Lorenzo le case disponibili sono poche. C’è quasi una mafia di privati che comprano gli immobili per investimenti personali, quasi “rubandoli” a noi studenti. 

C: Il problema è che la richiesta è altissima e l’offerta c’è, ma i prezzi sono spropositati, infatti ci sono circa 168 mila abitazioni sfitte.

G: Spesso poi le case sono in condizioni disastrose. A questo si aggiunge la questione dei trasporti dentro Roma, nonostante le agevolazioni che propone l’Atac (che spesso richiedono però la residenza), e quella delle tempistiche e dei limiti delle borse di studio di DiSCo Lazio

Quanto durerà la manifestazione e cosa volete ottenere nel pratico?

C: Manifesteremo finché non avremo un tavolo di dialogo con le istituzioni dell’Ateneo e, nella migliore delle ipotesi, con la Regione, per portare poi la questione sul piano nazionale.

La Rettrice è venuta a parlare con noi ed ha ribadito che il diritto allo studio è garantito, per esempio dagli studentati e dagli alloggi della SSAS. Il punto è che non bastano.

Poi c’è tutta la retorica del merito, che pone come presupposto il fatto che partiamo tutti dalle stesse condizioni: non è così. 

Come è stato organizzare la manifestazione e come è andata la prima notte in tenda?

C: Abbiamo fatto tutto molto velocemente. Abbiamo montato le tende lunedì, verso le 18. Ci sono stati dei problemi per “picchettare” le tende, abbiamo dovuto usare gli zaini.

Devo dire che è stato bello stare lì sotto la Minerva, vivere la Sapienza quasi come una casa, e alla fine si dorme bene in tenda.

Ultimamente in Sapienza ci si diverte molto ad affiggere messaggi su ogni muro, qual è il vostro?

G: Più dignità, più diritto allo studio, più giustizia. Bisogna usare bene quello che abbiamo e rendere le case accessibili per chi non ha i mezzi. Ultimamente la pressione sugli studenti, anche psicologica, e la competitività si sente, abbiamo visto quali sono le conseguenze. Vogliamo arrivare ad un compromesso.