I partiti del Mattarella bis: crepe e nuove alleanze

“La dignità deve essere la pietra angolare del nostro impegno e della nostra passione civile”. Queste le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al suo secondo mandato dopo la travagliata votazione delle scorse settimane. Quello del Presidente è stato uno dei discorsi più applauditi nella storia della Repubblica italiana. Una cinquantina di ovazioni per quello che è stato ribattezzato “il discorso della dignità”. Viene da chiedersi però se quegli applausi si trasformeranno in fatti concreti, nelle prossime delicate settimane.

Un periodo che vedrà sul tavolo di discussione molti argomenti tra cui la riforma della Legge elettorale. Tema che ha inevitabilmente accentuato le divisioni sia interne ai partiti che esterne, già messe in luce nelle scorse settimane. I grandi elettori non sono stati in grado di trovare un’alternativa al bis che potesse conciliare la volontà delle varie forze. Mattarella si trova quindi circondato da un’instabilità generale. Il centro destra è sempre più vicino allo sfaldamento: mentre aumentano i consensi per Giorgia Meloni, la fiducia in Matteo Salvini sembra calare. Tra i Cinque Stelle continua lo scontro Conte-Di Maio dopo che quest’ultimo ha deciso di lasciare il comitato di garanzia del partito. A sinistra invece Enrico Letta continua la linea rivolta ad un confronto con le altre forze, seppur non riuscendoci mentre è in corso la formazione del nuovo centro Renzi-Toti-Mastella. Una coalizione già costellata da alcuni dubbi interni alla stessa.
“Non voglio crederci”: la frattura del centro destra
È del 29 gennaio il tweet che segna una svolta importante nel rapporto tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Un rapporto reso critico già dalla presenza del Leader della Lega nel governo e di quello della Leader di Fratelli d’Italia fuori Palazzo Chigi:
«Salvini propone di andare tutti a pregare Mattarella di fare un altro mandato da Presidente della Repubblica. Non voglio crederci»
Dopo la proposta del centro destra di Maria Elisabetta Alberti Casellati, la coalizione sembra essersi divisa. Una spaccatura che ha visto due fronti: Forza Italia e Lega da una parte e Fratelli d’Italia dall’altra.
La scelta di opporsi al bis sembra essere andata in favore della Meloni. Secondo sondaggi BiDiMedia è in testa tra i principali leader con il 32,3% dei consensi (+2,7) mentre Matteo Salvini crolla di 5,3 punti attestandosi al 22,4%. Il partito di Fratelli d’Italia sembra invece oscillare tra la prima e la seconda posizione. Al momento è al 20,9% . Come il suo Leader, anche la Lega perde punti collocandosi al 16,8% (Sondaggio Index Research).
Nello scontro tra i due, Berlusconi si propone come il perno della coalizione. Dopo aver rinunciato alla sua candidatura come Presidente della Repubblica si è dichiarato il vero fondatore del centro destra. Nonostante ciò Forza Italia è passata dal 14% dei consensi del 2018 al 7,8% del 2022. Un calo drastico che la esclude dai partiti più rilevanti. Il Cavaliere rimane invece al 20,3% .

Nel frattempo il Cdm sulle nuove norme anti-Covid, ha visto la diserzione dei leghisti. Una scelta che sembra mettere ancora più in crisi la posizione nel governo di Salvini. Ma dopo l’incontro tra il Leader e il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti, dalla Lega sono uscite solo voci “rassicuranti”. Al momento Salvini sembra negare qualsiasi interesse del partito in un’eventuale rimodulazione della squadra di governo.
Nel Cinque Stelle lo scontro Conte-Di Maio
In un post di qualche giorno fa, Grillo aveva invitato il Movimento a rispettare i ruoli e le funzioni parlando con una sola voce: quella di Giuseppe Conte. Anche i grillini quindi si sono ritrovati a fare il punto della situazione dopo l’elezione del Capo dello Stato. Internamente al governo, fonti parlamentari hanno confermato l’incontro tra il ministro Luigi Di Maio e il ministro leghista Giorgetti. Internamente al partito sembra esserci invece uno scontro aperto tra il Leader e il ministro degli Esteri. Recentemente infatti, Di Maio ha annunciato la sua uscita dal “comitato di garanzia” del partito. In una lettera aperta su Facebook ha fatto intendere di voler fare un’opposizione interna al Movimento. Il comitato ha il compito di sovrintendere la corretta applicazione delle regole interne al partito oltre ad avere poteri quali la sfiducia all’unanimità del presidente o il garante (Conte e Grillo). Quella di Di Maio è stata vista quindi da molti come una tattica di logoramento che andrebbe a minare la stabilità del Movimento. Il Ministro e il Leader sembrerebbero rappresentare rispettivamente la fazione vicina al Governo Draghi e quella più radicale del partito. Al momento non è chiaro quali saranno le prossime mosse dei due personaggi politici. Resta il fatto che Conte è secondo nella classifica delle preferenze con il 30,2% mentre Di Maio cala al 19,1%. Il partito è invece quarto in classifica con il 13,2%.

La mediazione del Partito Democratico
Già il 23 gennaio Enrico Letta si era dichiarato favorevole ad un Mattarella-bis, non considerandola una semplice “opzione”. Una decisione che però non ha seguito una linea chiara d’azione. Ad influenzare le scelte del partito i vari tentativi di mediazione con le altre forze della maggioranza Draghi. Una trattazione che spesso non ha ricevuto risposte, concretizzandosi nelle numerose schede bianche che si sono succedute nei giorni dell’elezione per il Quirinale. Alla rosa di nomi proposti dalla destra, i democratici hanno optato per l’astensione che da molti è stata tradotta in un sintomo di incertezza. La mediazione sembra essersi concretizzata negli ultimi giorni fino all’accordo raggiunto con la figura di Mattarella. Nonostante ciò Enrico Letta si classifica terzo con il 24,3% delle preferenze (-1,5%) mentre il partito passa in prima posizione attestandosi al 21%.

I democratici però rimangono tra i rappresentanti di quel governo da molti visto come “debole”. Ma l’appoggio al Mattarella-bis a detta di Letta, non deve essere interpretato come una “tentazione presidenzialista” da parte del partito. Al contrario, la sinistra sembra pronta a ripartire dal messaggio presidenziale per una discussione di ampia maggioranza. Il campo largo di alleanze sembrerebbe quindi la base su cui il Pd intende promuovere la propria idea di Nazione. Una cooperazione che al momento non sembra aver dimostrato la propria forza, come si è potuto vedere durante le votazioni.
Renzi-Toti-Mastella: il nuovo centro è già diviso
“Una margherita con tanti petali” così la definisce Paolo Romani, senatore ex Forza Italia. La nuova coalizione si presenta come un nuovo centro che si forma contemporaneamente al capolinea del Salvini-Berlusconi-Meloni. Italia Al Centro vede protagonisti Matteo Renzi (Italia Viva), Giovanni Toti (Coraggio Italia) e Clemente Mastella (Noi Campani). Tre piccoli partiti di ispirazione moderata che nei prossimi giorni registreranno la nuova federazione al Senato. Si tratterebbe di un terzo polo indipendente sia dalla sinistra che della destra. Una nuova via, conseguenza anch’essa dell’elezioni del Capo dello Stato. Sempre secondo BiDiMedia, Matteo Renzi è tra i grandi elettori che ha visto crescere le preferenze del 4,2% arrivando al 14,8%.

Ma il nuovo corso non sembra convincere tutti i membri dei tre partiti. Tra questi Luigi Brugnaro (Coraggio Italia) e Maurizio Lupi (Noi con l’Italia) vorrebbero rimanere dentro la coalizione di centrodestra insieme a Lega e Forza Italia. Anche Carlo Calenda (Azione) si allontana dall’idea della federazione. Per quanto riguarda l’Unione di Centro invece, è recente la notizia dell’incontro tra Pier Ferdinando Casini e Silvio Berlusconi ad Arcore.

Siamo già in campagna elettorale?
Successivamente all’elezione del Capo dello Stato, è ritornata al centro del dibattito la Riforma della Legge elettorale. Una discussione ferma al 9 gennaio 2020 quando fu depositato in Commissione alla Camera il cosiddetto Germanicum. Un progetto di riforma sostenuto dall’allora governo giallo-rosso che si rifà al modello tedesco del proporzionale, con soglia di sbarramento al 5%. Oggi, il Parlamento si è diviso tra chi sostiene il maggioritario e chi il proporzionale.
A favore di quest’ultimo M5s, Leu e Coraggio Italia. Ripensamenti anche nel Pd dove il segretario Letta, inizialmente favorevole al maggioritario, avrebbe dichiarato di voler ragionare su una nuova struttura che parta dall’eliminazione delle liste bloccate.
Anche Italia Viva sembrerebbe dirigersi verso una scelta proporzionalista. Una via che però divide per quanto riguarda la soglia di sbarramento: il Movimento Cinque Stelle sarebbe a favore del 5% mentre gli altri richiederebbero una soglia più bassa.
A favore del maggioritario Meloni e Salvini seppur nella Lega si stia cominciando ad aprire una corrente proporzionalista. Per il maggioritario anche il partito di Berlusconi. Ma anche tra Forza Italia, la corrente a favore del proporzionale è in crescita.
Una nuova Legge elettorale potrebbe quindi essere approvata nei prossimi mesi, in vista delle elezioni del 2023 che vedrebbero anche una riduzione del numero dei parlamentari. La campagna elettorale sembra aver mosso i primi passi.
