La Scuola della Pace e il diritto allo studio

Assicurare un’istruzione di qualità equa ed inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti sono tra gli obiettivi che l’Agenda 2030 per l’ecosostenibilità, promossa dalle Nazioni Unite, intende raggiungere. Un argomento questo, ritornato al centro dei principali dibattiti riguardanti la situazione italiana, alla luce dell’approvazione del nuovo Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Secondo i dati statistici della rete EducAzioni, infatti, la spesa per l’istruzione in Italia ha subito un calo del 7% dal 2010 al 2018 e nonostante un leggero rialzo nel 2018, il nostro paese rimane tra le ultime nazioni dell’UE. Anche il tasso d’istruzione terziaria è pari al 27,6 %, rispetto alla media Europea del 41,6% (2019). Inoltre, il numero dei laureati è tra i più bassi d’Europa: il 27,8% nel 2018 rispetto ad una media del 40,7%.
Nel mondo invece, sono 750 milioni gli adulti analfabeti e di questi la maggior parte sono donne mentre con la pandemia, 1 miliardo e 650 milioni di giovani hanno interrotto il proprio percorso di studi. Secondo le statistiche italiane, infatti, il 12,3% degli studenti non disponeva di un pc o di un tablet durante la didattica a distanza (Dad). Quest’ultima ha poi peggiorato situazioni già vulnerabili nel quadro nazionale pre-pandemico, avendo ricadute negative di conseguenza sull’educazione e l’apprendimento oltre che sulle capacità di inclusione, sul livello di competenza e sulla dispersione scolastica.

La Scuola della Pace di Sant’Egidio
In questo contesto troviamo i volontari della Scuola della Pace operante a nome della Comunità di Sant’Egidio. Nel quartiere di Borgonovo (Tivoli Terme) la scuola è stata aperta da quattro anni. I volontari hanno lavorato durante questo periodo in un contesto difficile, con l’obiettivo di portare un’educazione giusta e sicura per tutti. Ne abbiamo parlato con la coordinatrice della sede, Chiara Mancinelli e Manuela Massimiliani, una giovane ragazza che vivendo nel quartiere, ha sempre visto questa realtà parallela alla sua esternamente, fino ad entrarvi come volontaria.
Come è nata la Scuola della Pace?
Il progetto è nato 53 anni fa all’interno della comunità di Sant’Egidio, riprendendo l’esperienza di Don Milani. Per lui bisognava dare le parole ai bambini, per fare giustizia e costruire un mondo nuovo. È iniziata nel 1968 in un piccolo borghetto di baracche romane che si chiama Cinodromo, nei pressi di Ponte Marconi. Poi si è dilatata in altre periferie e in realtà come Ostia e in altre parti del mondo. A Borgonovo la Scuola della Pace c’è da quattro anni. La sede invece è stata aperta nel maggio del 2020. Prima si faceva nella scuola elementare. Avere una casa per noi è importante, significa un posto dove i bambini possono venire a studiare in sicurezza.

Qual è stato il panorama che vi siete trovati davanti quando avete cominciato questo progetto?
Ci siamo ritrovati in uno scenario particolare: avevamo davanti bambini che non sapevano come si convivesse insieme in modo pacifico. Quindi il nostro messaggio è stato portare e insegnare la pace e cosa significa rapportarsi con l’altro. È un’educazione bidirezionale: noi insegniamo a loro e loro insegnano a noi. Ci fanno capire cosa vuol dire vivere in un determinato contesto e cosa vuol dire stare a contatto con le realtà di questo quartiere facendoci migliorare a nostra volta.
Dalla Dad ad oggi, com’è cambiata la situazione?
Nella nostra piccola area in cui operiamo su 1100 bambini che frequentavano la scuola, almeno 95 non si sono mai collegati alle lezioni online per la mancanza di una connessione wifi. In questo senso la comunità ha fatto un po’ da ponte tra il bisogno dei bambini di andare a scuola e la mancanza dei mezzi per l’educazione. Siamo andati anche in ogni casa a consegnare i corredi scolastici come quaderni e penne perché molte delle cose che avevano erano rimaste a scuola. Poi abbiamo trovato degli aiuti: gli amici del Rotary e del Rotaract di Tivoli ci hanno pagato per un anno la connessione wifi sia delle case che della sede, mentre per alcuni stanno continuando a pagarla e ci hanno regalato un computer e una stampante, per far seguire le lezioni anche in sede. Le famiglie vengono qui anche per iscrivere i figli a scuola, tramite le procedure online. Con il ritorno in classe la situazione si è un po’ equilibrata perché la scuola vuol dire anche orari e procedure che confortano i bambini. Fino ad adesso hanno vissuto il lockdown tra la casa e il cortile delle case popolari e la scuola invece vuol dire anche pasti tranquilli e sicuri. Il Covid infatti ha esasperato situazioni già fragili.
I bambini della Scuola della Pace
Durante la nostra visita alla sede di Borgonovo, siamo entrati in contatto anche con i bambini che frequentano la comunità. Abbiamo chiesto ad alcuni di loro come dovrebbe essere l’educazione rivolta ai giovani:
«dovrebbe insegnarmi il rispetto. Se rispondi male giustamente i genitori ti rimproverano. Dovrebbe farmi capire quindi il rispetto altrui. Da un insegnante invece voglio imparare e scoprire cose nuove del mondo…vorrei che la mia maestra non mi interrogasse subito. Voglio avere il tempo di capire bene. Nella scuola dove vado ora mi sono integrata. All’inizio invece mi sentivo in ansia perché non conoscevo nessuno ma solo le maestre che si erano presentate a me il giorno prima di cominciare. Ora sono contenta perché mi piace stare lì. Vengo qui a Sant’Egidio perché ci sono amici grandi che mi aiutano quando ho tanti compiti.»
E alla domanda “vedi la possibilità di un futuro più bello grazie a questo progetto?” ci risponde la più grande del gruppo, E. di 12 anni:
«l’educazione è sicuramente uno strumento per migliorare il futuro che però non vedo troppo brillante data l’emergenza climatica che stiamo vivendo. Io sono preoccupata per il clima perché di questo passo non potrò avere la vita che voglio. L’educazione è importante. Qui alla scuola della pace mi hanno insegnato a non buttare le cose per terra e a fare la differenziata, usare più le bici e meno le macchine.»
Come ha spiegato Chiara Mancinelli, infatti, la Scuola della Pace mira ad un’educazione completa che va a coprire più aspetti della crescita dei giovani:
«facciamo dei giochi per fargli capire il rispetto per l’ambiente. La speranza per una vita migliore è connaturata a quello che facciamo. Noi pensiamo che prima di tutto non ci si salva da soli e che dobbiamo assolutamente creare un mondo bello per tutti. Questa è una scuola interculturale nel senso che abbiamo ragazzi provenienti da differenti realtà. In questa zona ci sono stati degli atti di violenza tra famiglie di varie culture: i ragazzi di tutte queste comunità oggi convivono in pace sotto il tetto di questa sede. Il nostro progetto è quindi quello anche di mettere in sicurezza il quartiere, ristrutturando il campetto dietro le case popolari e creare una recinzione tra il cortile e la ferrovia.»
