Tra la matita di Hugo Pratt e la libertà di Corto Maltese: la nostra intervista a Marco Steiner
Tutti conosciamo Corto Maltese, l’affascinante marinaio creato da Hugo Pratt nel 1967; oggi abbiamo il piacere di intervistare Marco Steiner autore de “Il gioco delle perle di Venezia”, “L’ultima pista”, “Il corvo di pietra” e “Oltremare”, romanzi dove è presente il “gentiluomo di fortuna” nato a Malta.
Ciao Marco e benvenuto su 2duerighe.com, nel 2015 usciva “Oltremare” per Sellerio, come è nato questo romanzo?
Tutto è iniziato in Sicilia, da una casa fra muri a secco, ulivi, il mare all’orizzonte e le grotte di Scicli, da un corvo che s’era posato su un tetto vicino e da un romanzo, Il Corvo di Pietra (il titolo del mio romanzo precedente), che mi aveva fatto iniziare la storia di un percorso possibile per un giovane Corto Maltese, un ragazzo di quattordici anni che s’imbarca quasi per caso su un veliero e parte dalle umide e grigie coste scozzesi per approdare nella luce dei porti del Mediterraneo con un gruppo di personaggi in cerca di tesori antichi, ma soprattutto di avventure. Da lì si potevano aprire orizzonti diversi per quell’equipaggio.
A quel punto ho guardato una carta geografica e ho immaginato di far continuare a viaggiare quel giovane marinaio per portarlo in luoghi che mi avevano affascinato fin dalle mie prime letture salgariane e dove la matita di Pratt non l’aveva ancora fatto sbarcare, l’Oriente, e nello specifico le foreste, i templi e i fiumi dell’Indocina, l’attuale Cambogia, Vietnam e Birmania.
Il senso di tutto era cercare d’inventare qualcosa di nuovo dopo aver conosciuto Hugo Pratt e dopo aver viaggiato per tanti anni sulle rotte del suo personaggio, in fondo avevo ricevuto un testimone importante e avrei dovuto portarlo un po’ più in là, come dice Corto.
Nel titolo c’è quasi tutto, è un viaggio Oltre il mare che Corto già conosceva, gli ho messo accanto un grande marinaio come il capitano Kee e un amico, li ho immaginati a superare le sorprese e le difficoltà dell’Egeo, del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano per penetrare nei segreti della terra attraverso un fiume simbolico come il Mekong per poi fargli incontrare un popolo di ribelli che combattono per la libertà. Cercavo la grande Avventura ma ho voluto marcare quelle atmosfere anche con la presenza di tre donne che sono importanti perché rappresentano aspetti fondamentali della storia: la passione, la violenza, la dolcezza e il dolore della rinascita.
Anche in questo caso scrivi di un giovane Corto Maltese, come mai questa scelta?
Rispettando il genere letterario prattiano e i dati biografici del suo personaggio, ho cercato di spaziare in un vasto mondo di amicizie, di possibili incontri e di esperienze giovanili che in seguito avrebbero “colorato” i molteplici aspetti del complesso carattere del Corto Maltese adulto.
Del resto la mia amicizia con Pratt è nata da interessi comuni: la letteratura d’avventura e di viaggio da Salgari a Stevenson, da Conrad a Chatwin e poi dalla passione per il cinema, la musica, gli atlanti e le carte geografiche e per i reportage del National Geographic.
E poi ho sempre amato i romanzi di formazione dal Giovane Holden, a Martin Eden, a Demian perché raccontano l’instabile percorso giovanile, le possibilità di evoluzione o involuzione di un uomo in base a determinati incontri ed esperienze.
Pratt ci ha raccontato che Corto era nato a Malta nel 1887 e che suo padre era un marinaio di Tintagel in Cornovaglia e che sua madre era una bella Gitana andalusa di Gibilterra, ci ha parlato di un’infanzia a Cordoba, della sua presenza in Cina nel periodo della guerra dei Boxer e poi ha iniziato le sue avventure con “La Giovinezza” in Manciuria, durante la guerra russo-giapponese nel 1904-1905.
C’era un bellissimo spazio storico dove intrufolarsi, i primi anni del 1900, per immaginare l’adolescenza di Corto. La vera avventura era proprio quella d’infilarmi in quella porta che Pratt aveva lasciata aperta alla curiosità. L’avevo imparato da lui il potere dirompente della curiosità, della ricerca non didascalica, c’era spazio per cercare e per inventare.
In futuro scriverai ancora della gioventù di Corto o possiamo aspettarci una novità a riguardo?
Sto già scrivendo una serie di storie, le prime raggruppano otto racconti brevi che definisco “deviazioni” dalle storie di Corto. Sono storie che ho scritto negli ultimi tre anni di viaggi con Marco D’Anna. Alcune s’inseriscono e sviluppano particolari nascosti del periodo giovanile che descrivo nel Corvo di Pietra e in Oltremare, gli altri provengono direttamente dalle storie prattiane di Corto. In inglese questo tipo di racconti potrebbero essere definiti degli “spin-off”, ma preferisco chiamarli “deviazioni” perché anche i viaggi che ho fatto per scriverli sono sempre state deviazioni, cioè viaggi inventati percorrendo itinerari secondari, un po’ fuori mano, percorsi basati sull’improvvisazione e ogni storia che ne è nata si è sviluppata sul posto. È un modo di scrivere che definirei “letteratura in viaggio” e non “di viaggio” perché non descrivo il luogo o quello che accade nel luogo, il racconto evolve in base alle atmosfere che sento nel corso di quello specifico irripetibile viaggio. È una specie di viaggio nel viaggio ed è fisico e mentale.
Le cose che descrivo partono da atmosfere reali, ma si ricollegano alle avventure di Corto nei primi anni del ‘900 e cosa c’è là in mezzo? C’è l’incontro fra vista e memoria, ma c’è soprattutto una visione diversa che deriva dallo spaesamento spazio-temporale, così scrivere diventa un “navigare” per cercare sincronicità e immaginare collegamenti possibili in completa libertà.
Parliamo di te: come è nato l’amore per la scrittura?
È nato presto, fin da ragazzino scrivevo poesie o frasi che mi venivano in mente, più avanti ho incontrato un professore di musica che entrava in classe, metteva un disco, restava in silenzio e diceva: “Scrivete quello che vedete nelle note”. Al liceo ho incontrato ottimi insegnanti di lettere e per la maturità ho scritto con due amici una tesi corposa sui poeti minori del ‘300 italiano, passavamo interi pomeriggi in biblioteca a scartabellare testi di poesia e libri di storia, la cosa era interessante ma a volte diventava noiosa, così ci siamo divertiti a inventare un poeta minore toscano con tanto di biografia e sonetti scritti in volgare e nessuno dei professori che poi ha letto e apprezzato la tesi s’è accorto dell’intruso.
Dopo molto tempo e dopo aver molto viaggiato e riempito taccuini di appunti, ho iniziato a scrivere un noir all’americana, una storia che magari un giorno rispolvererò.
Poi è arrivato Hugo Pratt che mi ha proposto di scrivere alcune cose per lui. A quel punto ho mollato tutto e ho deciso di seguire soltanto la mia passione per la scrittura.
Sei un viaggiatore, dal 2004 al 2010 con il fotografo Marco D’Anna hai visitato tutti i luoghi attraversati da Corto Maltese; il tuo ricordo più bello legato a quei viaggi ed il luogo che ti ha colpito particolarmente.
Correggo soltanto le date, è iniziato tutto in Etiopia nel 2004 ma da allora continua e ci sarà un prossimo viaggio in centro America in novembre.
È difficilissimo segnare col dito un luogo particolare perché ce ne sono stati troppi, ma tanto per rispondere seguendo il senso di questa nostra conversazione, dirò che c’è stato un pomeriggio, in un luogo specifico: Paramaribo, la capitale del paese che oggi si chiama Suriname e una volta era la Guyana, insomma ci siamo ritrovati una specie di bar, ristorante, sala da biliardo all’aperto, in pratica era un’immensa veranda di legno circondata da una fitta giungla di palme e banani che si affacciava su un largo fiume dalle acque color caffellatte. All’interno c’era solo un gruppo di ragazzi dall’aspetto non troppo cordiale, forse erano una banda di strada. Di sicuro ci siamo ritrovati i loro occhi, volti, muscoli e tatuaggi scuri puntati addosso come punte aguzze. Abbiamo ordinato due birre per noi e un giro per i ragazzi che giocavano a biliardo, poi c’è stato solo qualche sguardo, silenzio e qualche sigaretta. Poi è iniziato uno di quei temporali caraibici che trasformano tutto in cascate d’acqua che annullano il resto del mondo. Siamo finiti a giocare a biliardo con loro mentre mangiavamo cosce di pollo alla griglia continuando a bere birra. Dopo circa tre ore, il sole era tornato a splendere, asciugare, far evaporare e a fare dimenticare il diluvio. Ho avuto la netta sensazione d’aver trascorso un momento fuori dal tempo, potevo essere benissimo nella pensione di Madame Java e se Corto Maltese fosse entrato fumando la sua sigaretta non mi sarei stupito, anzi forse sono rimasto sorpreso di non averlo visto passare con il suo ketch su quel fiume marrone. È passata soltanto una chiatta frigorifera, era carica di casse di gamberetti surgelati e c’erano uomini armati di Kalashnikov a bordo.
Se però devo pensare ad altri luoghi dove ho sentito qualcosa di diverso, quelle sono alcune isole: la prima è Chiloé in Cile, un mondo incantato. Lì c’è tutto: ambiente e storie che riportano indietro nel tempo e poi ci sono le isole Azzorre, soprattutto le minori, quelle più lontane, là c’è un ambiente ancestrale fatto di vulcani avvolti dalle nuvole che riversano cascate d’acqua purissima in lagune turchesi circondate da ortensie blu, si resta senza parole.
Domanda difficile per un viaggiatore come te: puoi scegliere una località a tuo piacimento dove ancora non sei stato, quale sceglieresti?
Dopo aver visto tanto mondo, dopo aver sopportato tante delusioni di luoghi che già soltanto dal nome mi richiamavano visioni di bellissime storie e avventure e che invece erano stati trasformati e deturpati, dopo aver constatato troppe volte il fatto che gli uomini e soprattutto il mercato della globalizzazione stanno cercando di livellare e far diventare ogni paese se non uguale almeno troppo simile ai mondi in cui siamo abituati a vivere sceglierei senz’altro luoghi lontani da tutto, luoghi dove la natura regna per non dire sovrana almeno trascurata dalla “civilizzazione”, penso al grande nord come l’Islanda o forse certe isole della Nuova Caledonia o al deserto dell’Atacama. Quello che cerco sono gli spazi aperti e liberi.
La Natura presenta ancora grandi differenze nel mondo, le città cercano di assomigliarsi tutte.
Comunque se c’è un luogo che amo e dove tornerei ogni volta possibile quel luogo si chiama Patagonia e la vorrei continuare a girare in lungo e in largo.
Torniamo a Corto Maltese, hai avuto modo di collaborare con Pratt, come è nata la vostra collaborazione e quale qualità ti ha colpito di più di Hugo.
La nostra collaborazione è nata da un incontro assolutamente casuale e da una serie di progressivi passaggi: da “ragazzo di bottega”, cercatore e portatore di libri, sono stato promosso ad autista durante i lunghi viaggi in macchina, poi sono diventato spettatore di centinaia di film a tutte le ore del giorno e della notte e in tutte le lingue, questo forse serviva a testare la mia resistenza e poi, molto lentamente, sono diventato amico e negli ultimi anni, un vero e proprio collaboratore di fiducia da un punto di vista letterario per varie operazioni di scrittura.
La qualità più grande di Hugo penso fosse la sua immensa curiosità, la sua generosità con gli amici e la disponibilità con chi dimostrava sincera passione. Pratt ha direttamente o indirettamente stimolato moltissime persone a cercare di vivere e realizzare le proprie passioni. Molti sono diventati disegnatori o scrittori o fotografi, o navigatori, o viaggiatori grazie a Hugo Pratt e a Corto Maltese.
Forse un suo grande merito è stato proprio quello di aver seminato germogli di passione in tante persone e instillato la forza per continuare non solo a inseguire, ma soprattutto a cercare caparbiamente di realizzare i propri sogni.
Ci provo: stai lavorando ad un nuovo romanzo? Puoi anticiparci qualcosa?
Sì ci sto lavorando, sarà un’avventura ruvida, la storia di un “bastardo” gallese sbarcato in Patagonia alla fine dell’’800, fra i personaggi non ci sarà Corto Maltese, ma l’ambiente sarà lo stesso incontrato da Corto in Tango anche se mi sposterò verso le terre dell’estremo sud patagonico, quelle che lambiscono le fredde acque del Canale di Beagle dove abitavano popolazioni di indios fuegini che vennero sterminati dai colonizzatori. In questo caso la “deviazione” da Corto sarà un vero distacco, ma il tipo di storia riguarderà lo stesso mondo argentino. Il percorso del protagonista sarà l’avventura di un cambiamento possibile in un contesto storico e geografico particolarmente duro.
In seguito arriverà il momento per concludere l’avventura del giovane Corto Maltese iniziata col Corvo di Pietra e proseguita con Oltremare, dovrò chiudere il cerchio: riportare il giovane Corto al momento in cui Pratt lo ha fatto partire.
E poi c’è nell’aria un nuovo libro con Gianni Berengo Gardin e con Marco D’Anna perché i nostri occhi, dopo Venezia dovranno provare a guardare oltre la nebbia delle Lagune per andare a cercare storie e immagini diverse. Questa volta non saranno perle ma storie di ordinaria follia…
Grazie mille sia per l’intervista concessaci sia per le avventure regalateci fino ad oggi con i tuoi romanzi, in bocca a lupo per i progetti futuri.