Peter Sagan e la Sanremo che non c’è: a Ciolek la prima classicissima di stagione
La Milano – Sanremo 2013 nasconde il profumo di primavera per tratteggiare i contorni di una giornata di ciclismo eroico, suscitando nella memoria dei nostalgici il ricordo di Eugène Christophe. Il francese, nel 1910, vinse la classicissima in circa 12h di gara, dopo una pausa per il gelo in un casolare e l’attraversamento di una furiosa bufera di neve sul Turchino.
Alla vigilia della classicissima i profeti delle due ruote si erano presi qualche giorno di vacanza; nessun oracolo da consultare, “Sagan è l’uomo da battere”. Cavendish, che evidentemente possiede conoscenze molto in alto, aveva invocato il miracolo per battere lo slovacco. E miracolo fu.
Fin dalla partenza i corridori capiscono di dover fare i conti con il maltempo. La corsa è segnata dalla fuga di sei corridori, tra cui gli italiani Fortin, Montaguti e Rosa, insieme a Bak, Lastras e Belkov. La neve scende copiosa sul passo del Turchino, costringendo i responsabili di corsa ad escluderlo dal percorso, neutralizzando il tratto da Ovada (Km 117) ad Arenzano (Km 160), luogo della seconda partenza. Giunti a Ovada, i fuggitivi scendono dalla bicicletta con 7’ 10” di vantaggio sul gruppo, dopo aver pedalato per almeno un’ora sotto la neve. I corridori si rintanano nei pullman (non in casolari), che si dirigono verso la nuova partenza, sfruttando la pausa per smaltire il freddo. Su Twitter rimbalzano le foto degli uomini in gara, facce sconvolte dal gelo, quasi tutte, tranne quella di Sagan, che si lascia immortale con il sorriso sulle labbra mentre addenta una fetta di crostata.
Durante la pausa c’è tempo per la diplomazia. La volontà dei corridori di far parte di una pagina eroica di ciclismo si coniuga con il buon senso: anche il passo di La Mànie viene neutralizzato e la partenza fissata a Cogoleto, (126 km dall’arrivo). Pronti-ri-via la classicissima diventa una caccia ai fuggitivi ripartiti con 7’ 10” di vantaggio. Bak monta un parafango sotto al sellino, per proteggersi dagli schizzi della ruota posteriore, gli altri continuano a svolgere esercizi per contrastare il freddo. La corsa procede ad eliminazione, costringendo al ritiro prima Boonen, poi Goss e Nibali: lo squalo dello stretto naufraga sotto l’acqua piovana, (lasceranno la corsa anche Hushovd e Gerrans, vincitore dello scorso anno). In testa al gruppo tirano soprattutto gli Sky (per Boasson Hagen), la Cannondale e l’Astana, con l’ottima prova di Gavazzi.
Ai 30 km dall’arrivo il gruppo torna compatto e la corsa si infiamma sulla Cipressa, per quanto le condizioni del meteo permettano tale espressione. Boasson Hagen cede, il gruppo si decima e in discesa si avvantaggiano Stannard, Chavanel e Vorganov, guadagnando fino a 30”. Sul Poggio, l’ambita vittoria scalda i muscoli dei corridori, che si sbarazzano di mantelline e manicotti e prendono a tutta il passo da scalare. Paolini scatta portando dietro di sé Sagan, Cancellara e Ciolek, ricongiungendosi con i battistrada ai 3 km dall’arrivo. Sagan si assume le proprie responsabilità di favorito assoluto, impegnandosi a chiudere ogni tentativo di scappar via dei suoi compagni. Ciolek si incolla alla sua ruota. A pochi metri dall’arrivo Chavanel parte lungo per sorprendere tutti, Sagan se ne accorge, si alza sui pedali, sbaglia forse rapporto, e negli ultimi 50 m Ciolek si scolla dalla sua ruota gelando Peter Pan, secondo,e Cancellara terzo.
Trionfo a sorpresa per Ciolek, tedesco della prima squadra sudafricana (MTN-Qhubeka) a partecipare ad una Milano – Sanremo, in ombra negli ultimi anni dopo aver vinto a soli 18 anni il campionato nazionale. Vittoria rimandata in una classicissima per Sagan,il super favorito della vigilia paga l’eccessiva sicurezza nella volata finale. Per lui braccia alzate, non per esultare, ma per riacciuffare la sua giovane mente, in volo peterpaniano già prima del traguardo.
Giacomo Di Valerio
17 marzo 2013