Sebastian Vettel, un signore che farà mancare il suo stile alla F1
Semplice, diretto, conciso. Poco più di un mese fa Sebastian Vettel ha annunciato al mondo, tramite il suo profilo Instagram aperto per l’occasione, il suo ritiro definitivo dalla Formula 1 alla fine dell’attuale stagione 2022. Il quattro volte Campione del Mondo tedesco, 35 anni, ha svelato le sue motivazioni dietro il ritiro, ovvero il passare più tempo con la sua famiglia e la sua identità di uomo: “Essere un pilota da corsa non è mai stata la mia unica identità. Chi sono io? Sono Sebastian, padre di tre figli e marito di una donna meravigliosa […] La mia passione non va più di pari passo con il mio desiderio di essere un grande padre e marito”. Sebastian, oltre ad essere uno dei piloti più forti della sua generazione, si è sempre contraddistinto anche per il suo carattere estremamente umile, lontano da ogni eccesso di protagonismo e da una vita privata estremamente riservata. A differenza di molti suoi colleghi non ha mai utilizzato un profilo social, eccezion fatta per annunciare il suo ritiro, poi la sensibilizzazione portata avanti negli ultimi anni su temi di grande attualità come i diritti per la comunità LGBTQ+ e la lotta al cambiamento climatico. Un pilota che nei suoi anni in Ferrari ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla squadra, memorabile il suo addio nell’ultima gara con la Rossa mentre cantava in italiano una canzone ai suoi meccanici sulle note di Totò Cutugno con un testo da lui improvvisato sul momento. Memorabili i suoi messaggi radio dopo ogni vittoria che hanno scaldato i cuori dei tifosi ferraristi per sei lunghi anni e l’indimenticabile presa di posizione a Montreal 2019, quando si vide strappata la vittoria dopo aver vinto la gara in seguito ad una penalizzazione assurda, scendendo dalla macchina e spostando il cartello del numero 1 davanti alla sua monoposto. Come dimenticare poi le annate 2017 e 2018 dove ha fatto sperare i tifosi della Ferrari nella conquista di un titolo mondiale purtroppo mai arrivato. Di titoli ne erano invece arrivati ben quattro con la Red Bull nel 2010, 2011, 2012 e 2013, due dei quali, ironia della sorte, vinti proprio contro la Ferrari di Fernando Alonso, gli altri due invece da dominatore assoluto.
Sebastian Vettel si affaccia al mondo della Formula 1 in Turchia nel 2006 quando, da terzo pilota della BMW, fa segnare il miglior tempo nelle prove libere alla sua prima apparizione. Seb non è ancora pilota titolare ma si guadagna subito la stima ed il plauso del connazionale Michael Schumacher. Molti lo paragoneranno a lui, influendo probabilmente insieme ad altri fattori sul suo calo prestazionale da Hockenheim 2018 in poi. L’anno successivo debutta nel suo primo gran premio a Indianapolis sempre a bordo della BMW per sostituire per quella sola gara l’infortunato Robert Kubica. Al termine della gara concluderà ottavo guadagnando subito il primo punto. Al rientro del pilota polacco Seb torna in panchina ma molti vedono in lui una promessa. La Red Bull, che aveva prestato Vettel alla BMW se lo riprende subito e lo schiera come titolare nel team clienti della Toro Rosso a partire da Budapest. Nella sua prima mezza stagione sta per conquistare un clamoroso podio in Giappone quando, dietro la safety car, sbaglia e tampona rovinosamente la Red Bull del futuro compagno di squadra Mark Webber. Si rifà subito una settimana dopo in Cina centrando un ottimo quarto posto sotto la pioggia dietro solo alle Ferrari e alle Mclaren. La pioggia si rivelerà una delle sue migliori condizioni in cui operare: nel 2008, con la piccola Toro Rosso, centra clamorosamente la sua prima vittoria a Monza sotto un enorme diluvio dalla pole position fino alla fine, mandando in lacrime i meccanici della piccola scuderia italiana che non aveva mai vinto una gara. Già lì ringrazia il team in italiano via radio e si intravede già la sua voglia di correre un giorno per la Ferrari.
Dopo la clamorosa vittoria la Red Bull lo promuove nella sua prima squadra per il 2009 al posto del pensionato David Coulthard e affianco all’esperto Mark Webber. Il rapporto con il collega australiano non sarà sempre dei migliori, i due scontreranno in pista più volte come a Istanbul 2010 e a Sepang 2013. Il primo anno con la Red Bull lo conclude al secondo posto con quattro vittorie dietro al campione del mondo Jenson Button e con una Red Bull come migliore vettura del lotto da metà stagione in poi. Il distacco accumulato e qualche errore di troppo nella prima parte del campionato costituiranno tuttavia un grosso handicap per il mondiale. Per il 2010 però la Red Bull appare come la vettura migliore ma a giocarsi il mondiale sono in cimque: Vettel, Alonso, Webber, Hamilton e Button. Il tedesco va forte ma ancora con qualche errore, vince cinque gare finchè ad Abu Dhabi 2010, complici alcuni errori strategici di Webber e Alonso, balza in testa alla classifica all’ultima gara conquistando il suo primo mondiale. Memorabili le lacrime sul podio, testimoni di un traguardo a cui lui stesso non riusciva a credere. La conquista del mondiale darà a Seb una enorme confidenza, smetterà per lungo tempo di fare errori e sarà paragonato a Schumacher per l’attitudine alla guida, la sua meticolosità nel preparare la vettura e nel dettagliare i report di ogni gara, complice il rapporto di amicizia personale con Michael. Infatti nel 2011 non ce n’è per nessuno, la Red Bull vola, anche grazie al genio progettuale di Adrian Newey e alla simbiosi perfetta con il motore Renault. Seb vince ben undici gare e si ritira una sola volta. Il rivale per il campionato non esiste, il secondo posto in classifica diventa l’obiettivo di tutti gli altri piloti: la Ferrari è lenta, Hamilton è in crisi di errori e Webber è crollato dopo la sconfitta dell’anno precedente. Il bis è servito.
Per il 2012 la fatica è ben maggiore: l’inizio di stagione si apre con ben sette vincitori diversi nelle prime sette gare e a fine stagione saranno ben sei le squadre vincitrici di almeno un gran premio. La prima fase di campionato è caotica: la Mclaren di Hamilton è velocissima ma inaffidabile, la Ferrari appare in difficoltà ma Alonso la porterà in testa al mondiale a metà stagione nonostante la scarsa competitività, la Red Bull è sempre veloce ma meno dell’anno prima. La volata finale sarà sempre contro il pilota spagnolo: Seb vince cinque gare contro le tre di Fernando e i due arrivano all’ultima gara in Brasile divisi da soli tredici punti. A Interlagos piove e al via Seb viene tamponato da Bruno Senna e riparte ultimo. Il tedesco si lancerà in una grande rimonta in una gara bagnata e scivolosa terminando al sesto posto mentre Alonso chiude secondo dietro alla Mclaren di Button. Il terzo titolo è realtà. L’annata successiva è smile al 2011: la Red Bull inizia il 2013 subendo la concorrenza della Ferrari di Alonso che sembra volare e della Lotus di Raikkonen estremamente consistente ma dalla pausa estiva in poi, complice un cambio regolamentare riguardante alcune norme sugli pneumatici, non ce ne sarà per nessuno, Vettel vince ben tredici gare contro le due del rivale più vicino, ancora una volta Fernando Alonso. Con tredici vittorie eguaglia il record di vittorie in una stagione fatto segnare da Michael Schumacher.
Nel 2014 la Formula 1 subisce una rivoluzione completa: arrivano i motori turbo- ibridi che segnano l’inizio del dominio Mercedes. La Red Bull è nettamente svantaggiata e il turbo Renault è soggetto a diverse rotture. Come se non bastasse, al posto di Webber arriva Daniel Ricciardo, anche lui australiano ma infinitamente più veloce del predecessore. Daniel metterà Seb in seria difficoltà, vincerà tre gare mentre Seb concluderà al quinto posto la sua prima stagione senza vittorie. E’ il momento di cambiare e finalmente si presenta l’occasione Ferrari. A fine anno infatti Vettel firma per la Rossa.
Con i tifosi italiani è amore fin da subito, nel 2015 Seb vince già alla seconda gara a Sepang e ne vince altre due durante la stagione. La Ferrari viene da un 2014 senza vittorie e i risultati di Vettel fanno fare un balzo in avanti enorme alla scuderia di Maranello. Al fianco di Sebastian c’è Kimi Raikkonen, l’ultimo campione Ferrari, con il quale Seb nutrirà una sincera amicizia e collaborazione per i successivi quattro anni. Il mondiale è un affare privato, come l’anno precedente, tra Hamilton e Rosberg, la Mercedes è imprendibile ma l’euforia delle tre vittorie nutre un grande ottimismo per le stagioni a venire, ottimismo mal riposto per il 2016 dove nonostante i buoni propositi la Rossa non vince nemmeno una gara e Vettel si ritrova spesso a lottare con un giovane olandese arrembante che guida la sua vecchia Red Bull: si chiama Max Verstappen.
Per il 2017 però, cambiano le norme aerodinamiche e la Ferrari è pronta. Seb vince subito al debutto in Australia, la SF70H è velocissima e mette subito in difficoltà Hamilton e la Mercedes. A metà stagione Seb è ancora in testa al mondiale e la lotta per il campionato è più viva che mai, talmente viva che Hamilton e Vettel si prendono a sportellate a Baku dietro la safety car. L’inglese provoca il tedesco con diverse frenate ravvicinate, Seb perde la pazienza, lo affianca, gesticola e gli rifila una poderosa ruotata. Sarà penalizzato di alcuni secondi per il gesto offensivo, l’unica macchia su una intera carriera estremamente umile e corretta. Perderà la gara ma comunque arriverà davanti al rivale. Sul finire di stagione però la Mercedes mette una marcia in più, la Ferrari cerca di stare al passo ma perde in affidabilità in Malesia e in Giappone dove Vettel incassa una partenza dal fondo dove conclude quarto e un ritiro. In più, subito prima c’è stato il disastro di Singapore, dove Verstappen fa filotto al via e centra in pieno le due Ferrari costringendole al ritiro e spalancando a Hamilton una vittoria insperata. Le trasferte asiatiche scaveranno un discreto divario in classifica e Vettel perderà il mondiale con tre gare di anticipo. A fine stagione sarà secondo con cinque vittorie.
Il 2018 invece si apre subito con due vittorie di fila del tedesco che vuole subito mettere le cose in chiaro. La Ferrari è ancora più veloce dell’anno prima e il divario appare ancora più ridotto. Vettel ed Hamilton si alternano in testa al campionato fino a oltre metà stagione, danno vita ad un bellissimo duello in Austria, Seb compie altre due gare capolavoro in Canada e soprattutto in Inghilterra a Silverstone, la Ferrari sembra involata verso un finale di fuoco quando proprio in Germania a Hockenheim, mentre il tedesco domina la gara di casa sotto la pioggia ed Hamilton è costretto a rimontare dalle retrovie, Seb compie un costosissimo errore alla curva Sachs e finisce fuoripista. L’incidente fa uscire la safety car che annulla il distacco di Hamilton che andrà a vincere. Da lì in poi Seb perderà la serenità, vincerà ancora in Belgio con un altro bellissimo duello contro Lewis ma da Monza in poi commetterà diversi errori. In Italia si tocca col rivale girandosi e ripartendo dal fondo, in Giappone tenterà un sorpasso su Verstappen girandosi e rimontando nuovamente, negli Stati Uniti farà lo stesso errore con Ricciardo. Intanto Hamilton continua a vincere e gli aggiornamenti di fine stagione per la Ferrari non funzionano, scavando un solco prestazionale a favore dei rivali. Alla fine dell’anno Vettel sarà nuovamente secondo con cinque vittorie contro le undici di Lewis.
Per la stagione successiva la Ferrari è fiduciosa, la vettura sembra essere sullo stesso livello dell’anno precedente ma in seno alla Rossa ci sono diverse novità: il team principal Maurizio Arrivabene viene sostituito da Mattia Binotto ma soprattutto Kimi Raikkonen viene sostituito dal giovane Charles Leclerc, promessa del vivaio Ferrari, velocissimo e molto determinato. Con il giovane monegasco Vettel instaurerà un rapporto di mentore-allievo ma ne subirà la velocità ed il carisma, nonostante la stima e la simpatia tra i due sia tuttora reciproca. Già alla seconda gara in Bahrein Charles va in pole. I due lotteranno nella prima parte di gara per la prima posizione e sarà Leclerc a spuntarla. Il tedesco finirà in lotta con Hamilton e proprio in quel momento andrà di nuovo in testacoda. Di nuovo un errore, come accadrà a Silverstone quando tamponerà Verstappen, a Monza quando finirà di nuovo in testacoda e in Brasile quando i due della Rossa si scontreranno durante un duello. Il 2019 segna l’inizio della parabola discendente ma allo stesso tempo mostra il lato più romantico di Seb, quando in Canada gli viene tolta dopo la gara una vittoria sudatissima e lui la pretenderà lo stesso scambiando davanti alle telecamere i cartelli con il numero uno e il numero due davanti alla sua vettura. Il gesto lo farà scontrare con la Federazione, la quale però non prenderà ulteriori provvedimenti. La Ferrari però mostra la corda già dopo le prime gare: il mondiale è una passerella di Hamilton e la Rossa è seconda ma ampiamente staccata. Tornerà forte a fine stagione centrando tre vittorie consecutive, due per Leclerc, una per Vettel, e diverse pole position, la maggior parte di Charles. A fine anno Seb sarà quinto con una sola vittoria riconosciuta e un’altra annullata mentre Leclerc sarà quarto con due vittorie piene. In seno a tutto ciò matura il frutto della separazione. Già a maggio 2020, in piena pandemia e a campionato ancora non iniziato a causa del covid, arriva l’annuncio: Sebastian Vettel lascia la Ferrari e a sostituirlo sarà Carlos Sainz. Il tedesco ormai è consapevole che i gradi di prima guida sono saldamente nelle mani di Leclerc, molto più giovane e con ulteriori margini di miglioramento. Decide quindi di firmare un contratto biennale con la Aston Martin di Lawrence Stroll. Il 2020 sarà catastrofico per la Ferrari: sesta in classifica senza vittorie, Leclerc ottavo a fine anno con due podi, Vettel tredicesimo con un solo podio a Istanbul. Sotto la pioggia, ovviamente, l’unico lampo dell’anno, e ancora altri testacoda e altri errori. Nell’anno dell’addio il divario prestazionale tra i due è aumentato enormemente. All’ultima gara ad Abu Dhabi Seb intona una canzone di dedica in italiano ai suoi meccanici declamando un testo pieno di affetto per la squadra con la quale voleva correre sin da bambino, un gesto in piena sintonia con le euforie via radio dopo ogni vittoria che hanno fatto credere in lui milioni di tifosi e che proprio grazie a questa euforia nell’approcciare le corse, gli vogliono ancora bene.
In Aston Martin nel 2021 Vettel è apparso a tratti più sereno, ma ancora con qualche errore di troppo. Di certo ha portato la scuderia a conquistare due podi insperati a Baku e a Budapest, dove in Ungheria ha sfiorato la vittoria fino all’ultimo giro contro la Alpine Renault di Esteban Ocon. Proprio la sua gara più bella dell’anno conclusa con un secondo posto gli è stata annullata dalla direzione gara per la mancanza di benzina sufficiente per i controlli a fine gran premio. In più Seb si è dovuto scontrare con la Federazione e con il regime di Viktor Orban, sempre a Budapest, per una maglietta mostrata nella cerimonia pre-gara con i colori arcobaleno a sostegno delle minoranze LGBTQ+. La Federazione ha giudicato la sua presa di posizione inopportuna e per tutta risposta Seb ha dichiarato: “Ah si? Squalificatemi”. La squalifica è poi arrivata, non per la maglietta ma per la benzina mancante, mentre esponenti del governo Orban hanno criticato il pilota tedesco, il quale però ha continuato ad andare dritto imperterrito per la sua strada.
Quest’anno Sebastian Vettel non è ancora andato sul podio ma ha contribuito a raggranellare in maniera determinante la maggior parte dei punti della Aston Martin in questo 2022, vincendo ancora il confronto con il compagno di squadra Lance Stroll. La fine della stagione si avvicina e a noi Seb mancherà non solo per i risultati ma per il suo donare tutta la sua passione e il suo sostegno a tutto ciò in cui crede, che sia la sua squadra, i suoi tifosi, i diritti di una minoranza od un mondo con meno inquinamento. Soprattutto ci mancherà per la sua totale assunzione di responsabilità davanti al mondo intero, che sia per una vittoria ingiustamente annullata o per una maglietta da alcuni ritenuta inopportuna.