Gli interessi economici sovrastano quelli “umani? Oppure li schiacciano proprio?
E’ un po’ come quando vai a comprare la frutta fresca ai mercati rionali. 200 grammi, 250 grammi, 290, 300 e, a Roma ad esempio, puoi sentirti dire “è un po’ de più, che faccio lascio?”. Ecco, invece di applicarlo agli etti di frutta lo stiamo vedendo applicare (ma non è la prima volta) alle persone naufragate e morte nelle acque di Lampedusa.
Numero imprecisato, che il mare non preciserà. Corsa alle accuse dentro e fuori i confini nazionali, polemica politica (e/o patriottica) tra chi li piange a priori (quei poveri morti) e chi seppur dispiaciuto si preoccupa per i costi in cui incorriamo o ancor di più del fatto che stesso cordoglio non venga riservato a vittime italiane in Italia dovute ad altre tragedie.
Mio padre da piccolo mi diceva “Sai perché i soldi sono importanti? Perché muovono il mondo”.
Il mio professore di Storia Economica al secondo anno di università affermava in aula – parola più, parola meno, ma ricordo bene la sostanza – “ragazzi, studiare la storia economica serve anche e soprattutto per capire la politica: perché gli interessi economici sovrastano tutti gli altri”.
Da giovane economista oggi posso dire che avevano entrambi banalmente ragione. Ma non pensavo, e chissà magari non lo pensavano neanche loro, che gli interessi economici, il denaro, assurgessero a tutto.
A inizio, a mezzo, a fine. Di qualunque cosa.
E già che in quanto economista mi piace studiare e vedere gli effetti prodotti sulla società dagli interessi economici. E mentre scrivo queste righe penso a tutte le analisi tecniche precise e non difficoltose, basta documentarsi un po’, che si potrebbero fare relative alla mancata applicazione dei trattati internazionali in materia, della mancata leadership politica dell’Unione Europea, della mancanza di un orientamento organico interno al nostro paese un minimo prescindente dalle ideologie di base (servirebbe, sarebbe politica estera applicata al nostro interno. Peraltro tutti i paesi più forti agli occhi del mondo hanno classi dirigenti e politiche che si compattano fortemente quando si tratta di politica estera. Noi no, per tradizione credo…).
Invece no, invece mi viene da provocare. Mi viene da provocare tutti. Noi italiani, chi sta fuori, destra, sinistra, nord, sud ecc.). Provocare per costruire sia chiaro. La provocazione fine a se stessa finisce dritta nel barattolo delle apparenze. Che, almeno in Italia, credo sia parecchio colmo. Ma magari (magari!) anche questa è un’apparenza.
Ma veniamo alla provocazione:
Esiste qualcuno in grado di spiegarci come mai non si possano avere, ad esempio, una o due o tre belle navi da guerra o portaerei al centro del mediterraneo (basterebbe piazzarle sopra algeria, libia ed egitto, a largo) a presidiarne le acque? Fungerebbero da deterrente per chi si vuole avventurare, salverebbero tantissime vite e spedirebbero i superstiti nei lori paesi se ci sono le condizioni o equamente ripartiti all’interno dell’Unione Europea. Ma come! nostri cari illustri governanti: finanziamo tante missioni di pace più o meno meritevoli. Finanziare anche questa, su scala europea ,credo costerebbe non molto ed avrebbe un alto valore aggiunto. Umanitario…poco economico, ma mica tanto poco. Tra l’altro, vado brevemente sul tecnico, questo significherebbe anche dare forte impulso alla c.d. PESC (Politica Estera di Sicurezza Comune) dell’Unione Europea anche grazie ad altri effetti benefici. Come ad esempio la garanzia della sicurezza dell’Europa Meridionale ed un effetto deterrente all’inasprimento dei conflitti nell’africa settentrionale e nel vicino Medio Oriente. Ancora, visto che l’industria bellica comunque deve andare avanti (non importa ora l’orientamento politico mio così come quello di chi legge) tanto vale unire l’utile al dilettevole. Spostiamo le esercitazioni nel mediterraneo. Quando non c’è da lottare sul fronte immigrazione si fa questo. In Economia queste si chiamano Economie di Scala. Carichiamo queste spese sul bilancio dell’Unione Europea, sono sostenibilissime. Ma no no, non mi accontento. Andiamo avanti con i benefici di una iniziativa simile.
Una delle critiche più aspre mossa dagli europeisti (più o meno convinti) all’Unione è che il progetto unificante sembra ormai destinato a non decollare dal punto di vista politico. Troppe differenze, troppo antieuropeismo. Gli Europeisti convinti ci dicono pure che una cosa bella (e di fatto idealmente lo è) sarebbe quella di prevedere esercito comune a difesa degli Stati Uniti d’Europa. E allora, cosa c’è di meglio, in condizioni di pace di mettere insieme forze e uomini provenienti da tutti i paesi appartenenti all’Unione per trasferire know-how militare ed aiutare le persone in difficoltà. Si cementano i rapporti, le coscienze, sarebbe una base per creare valori condivisi.
L’EUROPA CHE PREVIENE I MORTI IN MARE.
L’EUROPA CHE IMPEDISCE TRAFFICI ILLECITI DI PERSONE VERSO IL SUO TERRITORIO.
L’EUROPA CHE CREA VALORI.
L’EUROPA CHE COMINCIA A DIVENTARE TALE NELL’ESSENZA.
Girerebbero soldi (puliti) e valori (umani).
L’interesse economico sovrasta quello “umano”. E’ vero, ma l’interesse umano può e deve entrare in quello economico.
E’ stato proclamato il lutto nazionale. “Ma non sono italiani!” taluni sostengono. Bè messa così c’è da dare loro ragione. Il punto è che il lutto oggi non è nazionale, è dei valori. Quelli che non abbiamo. Come Italia, come Europa, come Mondo.
Ecco perché la politica scema. Ecco perché non hanno più senso destra e sinistra. Ecco perché è inutile stare a dibattere su posizioni derivanti da ideali. Quegli ideali derivano da valori di fondo che appartengono all’uomo. Non appartengono né a Destra, né a Sinistra.
Se i valori di fondo li abbiamo messi indubbio dobbiamo prima recuperare quelli. Poi forse potremmo riprendere a fare dissertazioni idealistiche di stampo politico. Chissà che non ne nascano di nuovi di ideali.
I valori invece non nascono. Esistono già. sono da riprendere e diffondere. Il più possibile.
di Sandro Brunelli
Economista d’azienda, docente di financial reporting presso Università di Roma Tor Vergata
4 ottobre 2013