Covid-19: italiani nell’abbraccio dell’incognita X

Già dopo il crollo delle Torri Gemelle avvenuto a New York il famoso 11 settembre 2001 si disse che tutto era cambiato. Nello spirito di gattopardiana memoria ove tutto cambia per rimanere uguale o, se vogliamo, nell’ottica dei corsi e ricorsi storici, oggi, dopo vent’anni, ci piove addosso un attacco di diversa natura ma per alcuni versi dello stesso sapore terroristico. Il virus, subdolo organismo chissà da quanto tempo in viaggio dai lidi orientali zigzagante tra cielo e terra, ci pone in una situazione di totale smarrimento.
Nel rincorrersi del periodo scorso di notizie spasmodiche e talora contraddittorie, il governo sta adottando le più draconiane misure al fine di rallentare un contagio che va diffondendosi in tutto il Paese a velocità esponenziale. Il virus non fa eccezioni di sorta, colpisce tutti nella più perfetta pianificazione democratica, come se lo stesso fosse in possesso di un cervello umano. Non si scherza con questo Tizio e una parola di conforto vada a tutti coloro che si sono ritrovati ad incrociarlo sul loro cammino per la loro funzione di pubblica utilità, ai quali auguriamo un pronto recupero. In prima istanza pensiamo a tutti coloro che operano nel settore ospedaliero, personale medico e paramedico, i quali stanno mettendo a rischio la loro stessa salute con spirito di profondo sacrificio e abnegazione.
Il nostro singolo contributo sarà quello di non demordere, restando compatti nel più scrupoloso rispetto di quelle norme igieniche tanto ampiamente raccomandate a ogni piè sospinto soprattutto al fine di evitare il collasso degli ospedali. E la scena di un’Italia costretta in ogni settore ad operare “a porte chiuse” è uno spettacolo stranamente inedito, da teatro dell’assurdo, tanto grave e pesante sui nostri cuori di gente mediterranea abituata a protendere le braccia.
Al di là della tempistica in cui tali misure siano state adottate e su presunti default organizzativi cui evitiamo di dare seguito per non creare inutili e dannosi disfattismi, l’Italia sta facendo ogni sforzo possibile per arginare l’insolita situazione. Preoccupante appare la situazione del meridione, in particolare Puglia, Calabria e Sicilia, dove si è andato verificando un pesante esodo dal nord ancor prima dell’ultimo giro di vite governativo. E sappiamo come il nostro sud, pur nell’eccellenza del personale medico, sia sofferente per le sue più endemiche fragilità strutturali ospedaliere, dovute se non altro a carenze di natura economica. A tale riguardo, va ribadito che ogni regione presenta le sue caratteristiche territoriali cui va data specifica attenzione con le varianti normative del caso.
Dalla paura all’angoscia
Tra le più mirate testimonianze di esperti in materia virologica e lungi dall’approccio meramente scientifico, ci piace privilegiare la recente e chiara analisi di carattere psicologico che il filosofo e psicanalista prof. Umberto Galimberti ci ha offerto. Quanto lo stesso ci spiega sulla differenza di quei sentimenti che albergano in noi di “paura” e “angoscia” ci è apparso, in particolare, il più compiuto e appagante.
Proviamo quindi a tratteggiare in estrema sintesi il suo pensiero, affidandoci alla sola memoria e scusandoci con il professore per qualche inesattezza. Ecco, la “paura” è una di quelle emozioni che portiamo sempre dentro nel quotidiano, viva incessantemente in noi verso qualcosa di “visibile“. L’esempio più comune è quello di dover attraversare la strada nel timore di essere investiti dalle auto che circolano a velocità sostenuta. E potremmo fare numerosi altri esempi sulle situazioni che ogni giorno ci creano ansia sia fuori che dentro casa.
L'”angoscia” rientra invece nella fascia delle cose “invisibili“. Il bambino ha paura del buio e non riesce ad addormentarsi se non in presenza di una luce sul comodino che gli permetta di vedere quanto lo circonda nella stanza. Ciò detto, è facile arguire come il fantasma del benedetto o maledetto “virus” che incombe su di noi sia da ascrivere in quella sfera del sentimento di angoscia.
Ne derivano quei fuorvianti fenomeni comportamentali di quanti brancolano nel buio non conoscendo il volto del nemico da cui potersi difendere e, altresì, non possedendo una sicura contezza della durata di tale situazione emergenziale. Ed ecco l’assalto ai supermercati, tutto alla rinfusa dentro un carrello traboccante di ogni sorta di cose, anche voluttuarie. Fioccano, allora, le offerte truffaldine porta a porta e soprattutto online, giocando sulle crisi di panico ormai ricorrenti per quel fattore X serpeggiante negli oscuri recessi di quella nostra più atavica interiorità.
L’ombra della recessione alla finestra
Sull’onda del fenomeno che l’OMS decide di dichiarare, alfine, stato di “pandemia“, ne deriva che i Paesi europei confinanti con l’Italia stanno provvedendo alla chiusura delle loro frontiere in via prudenziale. Il settore che più duramente viene colpito è quello del turismo ed ogni branca ad esso assimilata provocando danni economici sicuramente preoccupanti.
In Italia, ove il flusso turistico è il fiore all’occhiello della nostra prosperità, c’è clima da film “Contagion“, cancelli chiusi in ogni dove. Le agenzie che già prima del “pressing” avevano subito un calo del 70% delle prenotazioni, non potranno sopravvivere se le annunciate provvidenze del Governo non verranno erogate al più presto, pena la chiusura irreversibile della loro attività.
Quanto espresso in maniera a dir poco sorprendente dalla fascinosa Christine Lagarde e cioè che “non spetta alla Banca Centrale Europea di ridurre lo spread“, ha provocato fior di miliardi di perdita alle banche mondiali. Non si sa a cosa stesse pensando in quel momento, forse a a guardarsi allo specchio. Cerca di recuperare la più tranquilla Ursula Von Der Leyen che si ammanta del tricolore per farci sapere di sentirsi “italiana“. Ma non ci basta. Anche il nostro Presidente Mattarella, in un insolito strappo alla sua nota sobrietà, si è detto infuriato e in dovere di replicare seccamente che dall’Eu “si aspetta solidarietà, non ostacoli“.
Il vaccino della speranza
Quanto tempo ancora dobbiamo attendere per avere un vaccino? Al riguardo, le voci sono apparse piuttosto contrastanti. Ma gli eccellenti ricercatori italiani, rimasti nel Paese malgrado tutto, stanno lavorando a tempo pieno sui loro alambicchi nel tentativo che possa emergere anche un minimo indizio, un qualche sprazzo di luce che possa accorciare i tempi di attesa del vaccino. La vera natura del virus appare discontinua. Gli studiosi cinesi ci dicono che sono in circolazione due ceppi: la varietà aggressiva “tipo L” e quella meno aggressiva “tipo S”, attualmente diffusa in occidente.
Nella nostra ignoranza a livello scientifico, sembra di capire che, potendo identificare il genoma del nuovo coronavirus, ciò potrebbe risolvere il problema del vaccino. Un po’ come se noi cercassimo tra i miliardi di persone che popolano il globo un individuo che cambia continuamente faccia e vestito come l’inafferrabile dottor Lecter del film “Il silenzio degli Innocenti“. Ma la nostra Araba Fenice sembra ormai pressoché in gabbia e non dovrebbe più essere – ci si passi il paragone – un “replicante“.
https://www.youtube.com/watch?v=hjvagHPUoTE
Quarantena ecologica
Ci viene peraltro raccomandato dagli psicologi di non fissarci troppo sul nostro colorato amico sferoidale allo scopo di non abbassare oltre misura le nostre difese immunitarie. Cerchiamo allora qualche lato positivo in tutta questa brutta faccenda. Da quando è vietato circolare con l’automobile (se non con l’autocertificazione del caso da portare sempre dietro), l’aria è diventata più respirabile e non solo qui da noi. Secondo le rilevazioni satellitari effettuate dalla NASA, anche in Cina si è verificato un sensibile calo dei livelli di biossido di azoto (NO2) grazie alla chiusura delle fabbriche disposta per combattere il virus.
Quarantena dell’amore
Per quanto riguarda invece i nostri rapporti affettivi, il metro che ci separa gli uni dagli altri per la lunghezza esatta di un braccio teso ci sta privando del conforto di stringerci in un abbraccio consolatorio con i familiari, anche di dare la mano ad amici e conoscenti. Tutte restrizioni e sacrifici che ci stanno preparando a un nuovo modello di vita. Il “new deal” già riproposto dalle sue origini storiche e vaticinato allo scadere del dicembre 1999 come sistema sociale ed economico che avrebbe dato un diverso, nuovo corso ai nostri anni 2000, in realtà si riaffaccia dopo vent’anni con i colori verdi del “green new deal“.
Non sembri bizzarro rifarci a qualche tono escatologico se, ipotizzando ancora il virus come persona, lo stesso non si sia assunto la missione di ricompattare o, meglio, riformattare il globo intero mettendolo a dura prova, restituendo a tutti gli immemori il sentimento perduto della loro coscienza, del loro senso di responsabilità, umanità e umiltà. E vogliamo sperare che non rimangano solo parole, parole, parole.
E non sembri offensiva, ma del filone scacciapensieri, la battuta di un nostro amico che suona così:
“Siamo tornati all’ Era… Di Pietro col famoso pool Mani pulite!”
Quando infine sarà terminato il periodo di più dura emergenza, sarà bello deporre quel metro di distanza nel portaombrelli d’ingresso ed abbracciarci con rinnovato trasporto. E si dovrebbe almeno una volta l’anno metterci tutti in quarantena dell’amore.