L’insostenibilità del movimento ESG

Di recente, gli investimenti sostenibili basati sui fattori ESG sono stati oggetto di critiche sul reale valore che questi generano, da un parte, per l’ambiente e la società, dall’altra, per le aziende e gli investitori. Le istituzioni e gli operatori del mercato dovranno necessariamente individuare un quadro normativo adeguato all’importanza che questi temi hanno e avranno negli anni successivi. Gli investimenti sostenibili sono di enorme interesse sia nel mondo accademico che nel settore degli investimenti, tuttavia, rimangono attualmente delle criticità significative in sono carenti in termini di quantità, coerenza e qualità. In assenza di regolamentazione e principi standard, risaltano evidenti divergenze tra gli approcci e i metodi di valutazione dei criteri di sostenibilità aziendale e, ormai, anche in ambito finanziario si assiste troppo spesso a pratiche di greenwashing.
Rating di sostenibilità
Investitori, aziende, ricercatori e persino autorità di regolamentazione si affidano alle agenzie di rating per valutare le prestazioni delle aziende anche in ambito ESG attraverso indicatori specifici. Tuttavia, alcune ricerche individuano una pericolosa divergenza tra i risultati e metodi di valutazione dei criteri ESG utilizzati dalle diverse agenzie di rating. Diversi studi accademici nel corso degli anni hanno mostrato la difficoltà nel misurare le prestazioni di sostenibilità aziendale e nell’ottenere risultati comparabili e ragionevoli, mentre le autorità di regolamentazione, tra cui la SEC degli Stati Uniti e la Commissione europea, hanno espresso una maggiore preoccupazione per la qualità e la precisione dei rating ESG. Per illustrare la disparità esistente, un studio del 2021 (Billio, M et al., Inside the ESG ratings: agreement and performance, 2021) ha analizzato quattro tra le maggiori agenzie di rating, Sustainalytics, RobecoSAM, Refinitiv e MSCI e i loro rating ESG per Verizon Communications Inc., Nissan Motor Co. Ltd, Oracle Corp. JPN e Goodman Group). La scala di valutazione per Sustainalytics, RobecoSAM e Refinitiv va da 0 a 100 mentre MSCI fornisce una tassonomia classica che va dalla scala CCC alla scala AAA.
Company | Sustainalytics | RobecoSAM | Refinitiv | MSCI |
Nissan Motor Co., Ltd | 6 | 77 | 72 | CCC |
Verizon Communications Inc. | 91 | 20 | 67 | BB |
Oracle Corp. Jpn | 78 | 8 | 63 | BB |
Goodman Group | 86 | 21 | 58 | AA |
Come dimostrano i risultati espressi nella tabella, sono presenti notevoli divergenze tra i rating di valutazione ESG di una stessa azienda. Le agenzie di rating, infatti, hanno sviluppato la propria metodologia di valutazione data la mancanza di principi standard e di un assetto normativo adeguato. La mancanza di coerenza mette in discussione la validità dei rating ESG, che potrebbe far perdere fiducia ad aziende e investitori che vogliono integrare le dimensioni ESG nelle strategie di investimento, portando a inefficienze del mercato dei capitali. Anche Damodaran, esperto di valutazione aziendale e professore di finanza alla NYU, negli articoli pubblicati sul suo blog, si dimostra critico verso la reale utilità degli indicatori ESG. La premessa dei criteri ESG, infatti, è di poter trovare metodi di misurazione della sostenibilità applicabili alle aziende e utilizzabili dagli investitori. Tuttavia, a differenza di altri indicatori oggettivamente osservabili e misurabili come il rischio di insolvenza, la sostenibilità è un concetto che dipende in gran parte dalla percezione personale. Le agenzie di rating utilizzano diverse di metodologie di valutazione in base a quali secondo loro siano più efficaci, inoltre, anche tra aziende e investitori possono crearsi divergenze in base a ciò che per ognuno di loro è rilevante in ambito di sostenibilità.
Greenwashing e finanza sostenibile
Uno studio recente studio sui rating ESG (Mike Chen et al., The Unreasonable Attractiveness of More ESG Data; 2021) ha individuato una correlazione positiva tra punteggi dei rating ESG e il grado di disclosure nei report di sostenibilità. I punteggi dei rating ESG sono più altri con l’aumentare delle informazioni e dati forniti dalle aziende in tema di sostenibilità. A primo impatto può sembrare una relazione logica e naturale, ma, nel caso di indicatori della sostenibilità, questa correlazione può nascondere il pericolo derivante dal fenomeno del greenwashing. La crescente quantità delle informazioni deve essere conciliata con la reale utilità e veridicità dei dati, tuttavia, sembra che la redazione dei report di sostenibilità si concentri più sulla quantità delle informazioni a discapito della loro qualità e utilità, solo per dare l’idea di una maggiore attenzione e sensibilità dell’azienda verso comportamenti sostenibili. Il concetto di greenwashing identifica, infatti, la divulgazione di informazioni fuorvianti o false in merito a questioni di sostenibilità relative ad un prodotto o un’azienda. Ad esempio, enfatizzare determinati aspetti positivi per la reputazione dell’azienda omettendo informazioni che invece la danneggiano, o addirittura riportare dati o informazioni non verificati o basati su valutazioni puramente soggettive e non quantificabili. In finanza, il greenwashing è alimentato dalla mancanza di consapevolezza da parte dell’investitore su cosa sia realmente la sostenibilità e come sia attualmente implementata nei prodotti di investimento. Il risultato è che, da una parte, questo fenomeno indirizza i capitali verso strumenti che non adottano realmente politiche sostenibile e, di conseguenza, danneggia le aziende e gli investitori che desiderano investire in sostenibilità. Attualmente non ci sono regole o principi standard per definire quali società o strumenti di investimento siano ufficialmente sostenibili, per questo motivo tanti strumenti di investimento sfruttano queste divergenze per vendere i loro prodotti di investimento come “verdi”. Caso pratico è quello del BlackRock U.S. Carbon Transition Readiness ETF che, come indicato direttamente nel prospetto informativo, investe in titoli azionari statunitensi a grande e media capitalizzazione che potrebbero essere meglio posizionati per beneficiare della transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Se paragonato con un altro ETF su l’indice americano S&P 500, iShares core s&p500 ETF, si può notare come le maggiori quote di partecipazioni siano praticamente identiche. Un prodotto chiaramente indirizzo verso il tema della sostenibilità investe nelle stesse società e con le stesse quote di un ETF che replica il maggiore indice americano e che, quindi, non si prefigge nessun particolare obiettivo di sostenibilità. L’unica differenza è che l’ETF “sostenibile” ha delle commissioni pari allo 0.29% mentre l’ETF sul S&P 500 si ferma allo 0.03%, quasi 10 volte in meno. Le commissioni dovrebbero essere giustificate dal fatto che il primo investe in maniera attiva ricercando e selezionando titoli con determinate caratteristiche di sostenibilità, mentre il secondo si basa sulla gestione passiva replicando un indice azionario.
Company | iShares Core S&P500 | BlackRock U.S. Carbon Transition ETF |
Apple Inc | 6,85% | 6,28% |
Microsoft Corp | 5,72% | 5,44% |
Amazon.com Inc | 2,49% | 2,31% |
Nvidia Corp | 1,77% | 1,65% |
Alphabet Inc Class a | 1,67% | 1,75% |
Alphabet Inc Class C | 1,49% | 1,58% |
Tesla Inc | 1,44% | 1,31% |
Berkshire Hathaway Inc | 1,69% | 1,38% |
Fees | 0,03% | 0,29% |
I due ETF, infatti, hanno un rendimento identico dall’8 aprile 2021, data di creazione del BlackRock U.S. Carbon Transition Readiness ETF, alla seconda settimana di marzo 2023. Ulteriore dimostrazione che le quote di investimento dei due ETF sono rimaste simili tra loro. Un investitore orientato verso prodotti sostenibili sarebbe stato influenzato nell’indirizzare i propri capitale verso l’ETF dichiarato come sostenibile; tuttavia, investendo la stessa somma nell’S&P 500 avrebbe ottenuto un rendimento maggiore al netto delle commissioni, oltre ad aver avuto le stesse partecipazioni nelle stesse società.
