Oltre la vita: andata e ritorno
Un episodio di “esperienza extra- corporea”
Il nostro è un breve episodio personale, che abbiamo sempre tenuto scritto dentro a lettere d’oro come un tesoretto ben protetto, come la meravigliosa avventura di un attimo che abbiamo confidato solo a pochissime, intime persone. E’ quindi un “inedito” per il nostro Giornale.
Ci piace subito sottolineare che non ci siamo mai dedicati a pratiche di meditazione. In ambito religioso la nostra vita è sempre stata un “fai da te”, dall’età in cui ci si può affrancare dagli insegnamenti pedissequi della religione “confessionale” e ragionare col proprio cervello verso libere scelte. Le dottrine orientali riscuotono tutto il nostro apprezzamento e interesse in quanto frutto di culture millenarie, ma ci lasciano perplessi quando attecchiscono in occidente, sfruttate a scopo di lucro da parte di imbonitori travestiti da guru, diventando un fenomeno di fanatismo modaiolo.
Forse la nostra è una visione troppo individualistica, ma riteniamo che ogni “indottrinamento” porta a pensare e ad agire in modo settoriale o a mutuare il pensiero degli altri, snaturando l’identità spirituale dell’uomo. Sicuramente, coesisteranno in noi parecchie contraddizioni, che non possono essere pacificate né dalle ortodossie religiose né da teorie filosofiche, che non si sono mai rivelate come verità assolute nel corso dei secoli.
E’ importante capire che esiste nell’uomo stesso una verità misconosciuta , che possiamo ritrovare solo dentro di noi e non calata dall’alto, lontana da intermediazioni. E’ forse presunzione affermare che è possibile arrivare a certe verità senza “andare a scuola”, ma attraverso un processo interiore autonomo, anche se lento, aiutati dall’amore per la conoscenza, la curiosità intellettuale e gli stessi accadimenti esistenziali.
Dopo quanto ci accadde, si è andata sviluppando in noi la voglia di…saperne di più. Ci furono di aiuto i libri dell’americano Raymond A. Moody jr. che ci aprirono uno spiraglio importante con le testimonianze in esso contenute, relative ad esperienze pre-morte. Non meno ci illuminò l’approccio con il suggestivo “Libro tibetano dei morti”. Ma conoscere l’esistenza della “ghiandola pineale” (identificata col famoso “ terzo occhio”) ci aprì uno squarcio di luce , una spiegazione plausibile a quanto, di seguito, ci accadde.
L’incidente
Avevamo 26 anni quando una mattina, recandoci al lavoro con l’automobile, fummo costretti a deviare da un ingorgo di traffico per strade laterali, piuttosto strette.
Giunti ad andatura assai moderata a un incrocio esistente tra quattro palazzi, una “volante” della Polizia proveniente senza sirena da destra ci urtò abbastanza violentemente proiettando la nostra autovettura sull’angolo dell’edificio a sinistra di quell’incrocio.
Sbattemmo la fronte sul parabrezza ( a quel momento le benefiche cinture non erano obbligatorie !), ma per fortuna fu solo una ferita assai lieve. Non perdemmo nemmeno conoscenza. Fu solo un attimo….
Ma in quell’attimo, in quella frazione millesimale di secondo, accadde un fatto che ci resterà sempre dentro, vivo.
In quell’attimo, che ci sembrò durasse una vita ( ed ecco il concetto di spazio-tempo, caro ad Einstein) , fummo proiettati in una dimensione sconosciuta, una sensazione che non aveva nulla a che fare con i sensi, un’ atmosfera ineffabile, imponderabile, fluttuante, di un chiarore e di una limpidezza assolutamente ignoti, dove però avvertivamo di essere morti e ci disperavamo per le persone care che avremmo fatto soffrire .
Il particolare più importante è che, in quell’istante, venivamo proiettati in un veloce flash-back della nostra esistenza. Ci passarono davanti agli occhi, come in un film, tutti gli episodi salienti della nostra ancor giovane vita e quegli “errori” che potevano aver ferito gli altri : un AUTO-GIUDIZIO!
Quando, dopo anni, scoprimmo l’esistenza e la potenzialità della ghiandola pineale (epifisi), comprendemmo che, nell’urto della fronte, si era risvegliata proprio questa minuscola “ghiandola”, la quale porta alla visione di quell’interiorità più nascosta e all’abbandono del corpo, pratiche squisitamente orientali con l’ausilio della meditazione. .. alla quale peraltro non ci eravamo mai avvicinati.
Quel “ Giudizio “ scaturito da noi stessi ci indusse nella convinzione che il Giudizio Universale della Bibbia, quello che viene dall’alto, da un Dio giudicatore che mette a destra e a sinistra Buoni e Cattivi, è soltanto una metafora, come tutto quel meraviglioso libro della Bibbia è una metafora dell’uomo, microcosmo nel cosmo. ……. Questa Entità divina è dentro di noi… Lo stesso cammino impervio della nostra esistenza porta in sé il significato della vita su questa terra in una dialettica che dall’inizio alla fine è alla ricerca della felicità, trovando la sua sintesi e pacificazione solo al termine del respiro.
Quell’incidente ci ha regalato uno squarcio di Verità, una fugace visione di come possa essere la nostra dimensione dopo aver lasciato la realtà fisica. Il Nulla ci spaventa…. ci spaventa la Morte solo perché ci piace troppo la vita, ma se sopravverrà come la tranquilla fine di un processo vitale nella quale si sono riappacificati i nostri errori, le nostre paure, i nostri rapporti umani tanto controversi,…. POTREMO FORSE ASSOLVERCI IN ESSA.
Angela Grazia Arcuri
Roma, 9 ottobre 2012.