Pausa Cafè, quando la birra è galeotta
Se anche voi iniziate a sentire l’atmosfera natalizia al primo sorso di una Chistmas beer, questo articolo fa per voi. Parliamo di birre, di quelle buone e inaspettate, che ti trovi a stringere tra le mani giusto per il gusto di assaggiarne una che non si conosceva ancora. Di una birra che poi si scopre avere pure una storia, quando a casa si googleggia un po’ per cercare di capire dove viene prodotta e dove è possibile acquistarla.
È proprio così che ho scovato la Ermes, ed ora sono qui a spiegarvi perché dovreste berla, regalarla, magari in una bella confezione per le feste natalizie.
Ermes innanzitutto è una birra che non si dimentica, con quel suo gusto speziato e quel rimando alle tradizionali blanche Belghe a base di frumento. Birra speciale ad alta fermentazione – quella che solitamente si usa per le entusiasmanti birre speciali, festive, stagionali –, è prodotta con un lievito enologico per grandi bianchi e mentre la si beve si viene piacevolmente accolti dalla sua freschezza, un mix di note agrumate e spezie calde ed esotiche.
Ma il punto di forza di questa birra è che bevendola si contribuisce pure al buon esito di un progetto. Infatti, la sua produzione è affidata a Pausa Cafè, una cooperativa sociale che offre percorsi formativi per il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti delle Case Circondariali di Torino e Saluzzo.
Qualità, ricerca, passione e dedizione, utilizzando alcune materie prime provenienti da Presidi Slow Food e acquistate seguendo i principi del commercio equo. Dui e Mes, Pils, Tipa, Panay e Puebla sono i nomi delle altre birre galeotte che nascono sotto la supervisione di Andrea Bertola, mastro birraio di Pausa Cafè.
I prodotti dell’economia carceraria sono veramente piccoli gioielli tutti da scoprire, che associano l’estrema attenzione data alle materie prime usate e alla loro lavorazione, con quella in primo piano per il capitale umano di chi li crea, operando come collaborazione esterna o all’interno dei luoghi di reclusione. Un cammino che, attraverso formazione e lavoro qualificato e rimunerato, segna un passaggio fondamentale per il recupero e il reinserimento sociale dei detenuti.
La popolazione carceraria italiana batte i record di sovraffollamento, con circa 66.000 persone detenute, rispetto ad una capienza regolamentare di 46.000 posti. La legge Smuraglia del 2000 ha fortunatamente garantito incentivi reali che favoriscono attività come quella di Pausa Cafè, erogando agevolazioni fiscali e contributive. In Italia purtroppo il carcere è essenzialmente punitivo e non riabilitativo, e solamente il 20% dei detenuti lavora, quasi esclusivamente per l’amministrazione penitenziaria, con una parte esigua, 2.257 persone, per datori di lavoro esterni.
L’invito è quindi di fare non un’evasione ma un’invasione, questa volta scavalcando le mura per entrare ad immergersi in una realtà sana come un ramo in fiore in pieno inverno.