Viaggio dunque sono, l’eredità di Chris MC Candless

Alcune cose uno le rimanda da un giorno all’altro fino a quando diventano settimane, mesi o anche anni. Le motivazioni che portano al continuo procrastinare una certa azione possono essere le più disparate. Per quanto riguarda queste due righe che sto scrivendo, ad esempio, l’intenzione era quella di far decantare un po’ le idee dentro di me.
Quindi ho deciso di scrivere di un ragazzo americano che a ventidue anni si accorge che non c’è più motivo di rimandare. Ma procediamo con ordine. Il ragazzo in questione è Christopher McCandless, nato nel ′68 in una famiglia benestante della Virginia, laureato nel ′90 in sociologia e antropologia alla Emory University, insomma aveva tutti i presupposti per continuare la sua vita da bravo ragazzo, formare una famiglia, la casetta con lo steccato bianco, i barbecue alla domenica e qualsiasi altro stereotipo americano dovesse venirvi in mente. E invece no, durante gli ultimi anni di università e forse anche prima, per Chris si fa sempre più acuto e consistente il rifiuto per il materialismo americano e si accende il grande contrasto con i genitori. Le vite delle persone si riempiono di “cose” senza lasciare spazio per tutto il resto, e lui non ci sta, devolve ciò che aveva in banca alla Oxfam (un’organizzazione umanitaria), si sbarazza dei documenti (diventando semplicemente Alex Supertramp) e parte. Per dove? Verso la natura selvaggia dell’Alaska di Jack London. Ora, non so se avete presente quanti stati separano la Virginia dall’Alaska, vi basta sapere che la Virginia è sull’Atlantico, mentre l’Alaska sul Pacifico. Se poi aggiungete il fatto che, a parte una prima parte percorsa con una vecchia Datsun B210, tutto il resto l’ha fatto in autostop e camminando… Nella sua permanenza nelle terre selvagge egli coglierà l’essenza della felicità sintetizzandola come qualcosa di non materiale ma come esperienze con gli altri arrivando ad annotare sul suo diario di viaggio in cui teneva appunti e riflessioni che la felicità in questione è “reale solo se condivisa”.
Il giovane spirito avventuriero di Alex però farà presto i conti con la parte più reale del suo progetto: le difficoltà della sopravvivenza in un ambiente così ostile e difficile. Chris, infatti, il 18 agosto 1992 muore di fame e di stenti proprio nelle terre dell’Alaska tanto desiderate. Prima dell’ultimo respiro, troverà nel profondo del suo cuore il perdono nei confronti dei genitori e riconoscerà la sua vera identità riappropriandosene firmando il suo ultimo messaggio con il suo nome. Chris Mc candless se ne va dopo aver toccato la libertà più estrema lasciandosi dietro un’eredità pesantissima. Il ragazzo figlio dei racconti di London e Tolstoj coglie attraverso la sua esperienza estrema l’essenza delle cose e della vita stessa al prezzo però della sua giovane esistenza. Di solito a questo punto della storia, possono succedere diverse cose in chi la sta leggendo per la prima volta. Delusione, rabbia, sconforto, ma anche cinismo, ironia facile e tante tante domande. Indifferenza quasi mai. Su di lui è stato detto veramente di tutto, visionario, asceta, sognatore, sprovveduto, idealista, rivoluzionario, idiota, pazzo, suicida e così via. Io non mi sento di etichettarlo in nessun modo, né di giudicare le sue scelte, per quanto se ne possa discutere a lungo. Sono però convinto che qualcosa ha lasciato. Forse perché al di là della sua scelta estrema mi sento molto vicino a lui per alcuni aspetti del suo carattere: l’essere sempre in viaggio (fuori e dentro di sé), non sentirsi mai arrivato, continuare a misurarsi con prove sempre più impegnative, la ricerca delle cose che contano davvero al di là delle “cose” materiali, l’amore per la natura…
Credo che in Chris tutti questi aspetti, che di per sé sono tutt’altro che nocivi, sono stati miscelati in dosi troppo concentrate ed è stato forse questo a mettere in moto gli eventi che l’hanno condotto ad una fine prematura lasciando questo mondo a soli 24 anni. Sono convinto però che una persona con una miscela anche infinitamente più blanda, o che addirittura presenti soltanto uno solo di questi ingredienti nel proprio bagaglio interiore, non può rimanere indifferente davanti alla storia di Chris.
Questa storia serve per ricordarsi che c’è tanta gente infelice che, tuttavia, non prende l’iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l’animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l’avventura. La gioia di vivere deriva dall’incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell’avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso. Chiudo con un pensiero di Chris ed il mio augurio di buona strada a tutti voi che in un angolino remoto del vostro spirito riuscite ancora a sentire il richiamo di qualcosa che ogni tanto vi spinge a fare lo zaino e partire senza garanzie per un viaggio fuori e dentro voi stessi. Per rimettersi sempre in gioco.
“ La felicità è reale solo se condivisa “
Manuel Giannantonio
9 luglio 2012