Panama. Storia di un ponte tra i mondi
La storia della Repubblica di Panama è strettamente legata all’appartenenza alla cosiddetta regione istmica, lembo di terra che da millenni unisce e divide quello che si è chiamato per secoli Nuovo Mondo. Un paese che ha sofferto la propria collocazione geografica e si è trovato al centro di innumerevoli dispute per il controllo del territorio.
Panama non si trova solo nei libri di Storia ma a buon diritto anche in quelli di Scienze. Risulta infatti di rilevante importanza già nel Pliocene, quando 3 milioni di anni fa, l’istmo riemerse dividendo l’Oceano Atlantico da quello Pacifico. Già allora questa sottile striscia di terra diveniva ponte per il grande scambio americano, la prima migrazione avvenuta grazie alla nascita dell’istmo panamense. In quel periodo migliaia di specie animali e vegetali, in barba alle ancora inesistenti leggi umane, confusero i loro documenti mescolando le loro origini.
Convenzionalmente fissiamo nella nostra memoria l’inizio della storia americana con la fortunosa scoperta di Colombo, di fatti è il XVI secolo quando Rodrigo de Bastidas scoprirà il Golfo di Urabá a nord della regione, per poi inoltrarsi fino all’attuale Guna Yala. La costruzione del porto El Escribano, in onore del conquistador spagnolo, darà inizio all’omonima dominazione. Dapprima Castilla de Oro, in seguito vicereame del Perù, solo nel Settecento vicereame di Nueva Granata. Un controllo asfittico, volto solo a sfruttare le ricchezze e il potenziale di un luogo che in qualche modo rappresentava lo strenuo baluardo difensivo tra il mondo anglosassone a nord e quello latino più a sud.
Agli inizi del XIX secolo, l’impresa del Libertador portò alla nascita della Grande Colombia e all’indipendenza dalla corona di Spagna; con essa l’idea di costruire un canale che non costringesse alla circumnavigazione di un intero continente prese il via. L’allora fattibilità venne avvalorata dallo stesso Ferdinand de Lesseps già costruttore del Canale di Suez; ci mise il suo anche Gustave Eiffel ma il progetto naufragò. Nel frattempo, Panama si autodeterminava rendendosi indipendente dalla Colombia il 3 novembre del 1903, tuttavia, la longa manus degli Stati Uniti non tardò a farsi sentire. I lavori iniziarono sotto l’egida americana, con la promessa, dopo tre lunghi trattati, di riavere il controllo del transito sul finire del secolo allora corrente. Il Canale prende vita, si popola di navi e Panama diviene punto nevralgico di scambio, nel frattempo un’altra grande infrastruttura attraversa l’intero paese: la Pan American Highway che, iniziata nel 1914, diviene la strada più lunga del mondo con i suoi 25.000 kilometri che collegano Prudhoe Bay in Alaska a Ushuaia in Argentina.
Il mondo nel frattempo è cambiato, la Guerra Fredda è terminata, il presidente Clinton onora l’ultimo trattato firmato da Jimmy Carter e Omar Torrijos; superata la paura del Millenium Bug, l’amministrazione del Canale, nel 2000, può tornare ai legittimi proprietari. Già dal 1993 l’Autoridad de la Región Interoceánica opera per la corretta gestione di un territorio crocevia di scambi non solo commerciali. Panama rimane simbolo di collegamento e unione e ci ricorda come dividere la terra non significa rendere i popoli meno vicini.