Di importanti figure manageriali maschili ne abbiamo avute tante in Italia. Ma com’è la situazione quando si parla di management al femminile? Senza dubbio, possiamo vantarci di avere avuto la celebre Marisa Bellisario. Nata esattamente a metà degli anni ’30 in provincia di Cuneo, Maria Isabella Bellisario è destinata a lasciare un segno indelebile nella storia del nostro Paese. Dopo aver studiato ragioneria nel corso degli anni liceali, si iscrive alla facoltà di economia e commercio all’Università di Torino, ottenendo la laurea nel 1959.

La prima esperienza lavorativa si rivela un successo. Infatti, Marisa viene assunta nella divisione elettronica dalla Olivetti a Milano, dove si occupa di programmazione. In particolare, qui si occupa di un prodotto destinato a segnare la storia dei calcolatori e della stessa Olivetti: l’Elea 9003. Sebbene a molti di noi questo nome risulti completamente nuovo, l’Elea 9003 non è altro che il primo calcolatore elettronico mainframe sviluppato e completamente prodotto in Italia. In pochissime parole, si tratta del primo computer italiano. Da questo momento, la sua carriera inizia una scalata continua che, infine, la porterà a raggiungere risultati importantissimi. Nel corso degli anni ’60 partecipa ad alcuni dei passaggi più significativi della storia dell’Olivetti, come la fusione con la francese Bull nel 1963 e la cessione dell’intero dipartimento elettronico alla statunitense General Electric.
Dopo questo ultimo trasferimento, Marisa ritorna in Olivetti nel 1971, quando viene incaricata di supervisionare e riorganizzare parte dell’intero sistema aziendale. Compito che, infine, riesce a portare a termine con successo, migliorando l’interazione ed i rapporti esistenti tra le diverse divisioni aziendali. Una nuova svolta della sua carriera avviene, invece, nel corso del 1979, quando viene incaricata di risanare i bilanci della Olivetti Corporation of America. Nel 1981 Marisa torna in Patria, passando alla dirigenza di Italtel, un colossale gruppo parastatale di imprese operanti nel settore dell’elettromeccanica. Al suo interno, vi sono una trentina di imprese storiche, per un totale di trentamila dipendenti. Al suo arrivo il gruppo si trova in condizioni piuttosto tragiche. Le perdite annuali sono enormi, mentre le speranze di un rapido risanamento si fanno sempre più flebili, con tutte le possibili conseguenze di un fallimento. Grazie alla sua genialità, esperienza e lungimiranza, però, riesce a salvare la situazione. Nel giro di tre anni il gruppo raddoppia il proprio fatturato, raggiungendo anche un notevole livello di attivo. Le perdite si riducono nettamente e, alla fine, perfino i sindacati si trovano soddisfatti del suo geniale piano.

La figura della Bellisario, tuttavia, non si limita esclusivamente all’ambito manageriale, ma coinvolge praticamente ogni singolo aspetto della vita umana. Infatti, tra un impegno lavorativo e l’altro, trova anche il tempo per sposarsi e dedica numerose attenzioni alla politica e ai diritti sociali. A partire dal 1980, fa parte del Partito Socialista Italiano, ricoprendo anche in questo caso alcune cariche di rilievo. Tra le battaglie sociali di maggiore interesse vi sono, ovviamente, il ruolo della donna nel mondo del lavoro e la parità tra uomo e donna. Tutte tematiche che, in un modo o nell’altro, l’avevano coinvolta direttamente in passato. Famosa è la sua citazione «Per una donna avere successo è più difficile ma è molto più divertente», che riassume perfettamente la tanto dibattuta questione. A tal proposito, nel 1984 entra a far parte della Commissione Nazionale per la parità tra uomo e donna, istituita dal Governo Craxi. Gli ultimi anni della Bellisario sono costantemente divisi tra lavoro, impegno sociale, politica e malattia. Infatti, viene colpita da un terribile tumore alle ossa, che la tormenta costantemente fino al giorno della sua morte. La malattia, però, non le impedisce di abbandonare i tradizionali impegni e, nel corso degli anni ’80, mantiene ancora la carica dirigenziale in Italtel. Piuttosto importanti sono anche i riconoscimenti pubblici ottenuti in questi anni. Nel 1984 si guadagna la copertina della rivista Capital, mentre nel corso del 1986 le viene assegnato il titolo di “Manager dell’anno”. Alla fine, però, la vita della celebre manager si spegne nel 1988, a soli cinquantatré anni. In sua memoria, non solo sopravvive il ricordo delle grandi gesta e delle battaglie combattute nel corso della propria vita, ma viene anche fondata un’associazione che porta il suo nome, tutt’ora impegnata nel sociale e nel miglioramento della posizione femminile nella società e sul posto di lavoro. A tal proposito, esiste anche un premio, conferito annualmente dalla Fondazione stessa alle donne che si dimostrano particolarmente meritevoli in ambito lavorativo.