Ahmed al-Dalati: dalla ribellione al governo della Nuova Siria

Ahmed Haitham al-Dalati (أحمد هيثم الدالاتي) rappresenta una delle figure più influenti della Siria post-Assad. Formatosi come comandante militare della ribellione sotto la bandiera del Ahrar al-Sham, attualmente governatore provinciale, la sua carriera riflette i cambiamenti che hanno investito il paese mediorientale.
Strategia, pazienza e campo di battaglia
Al-Dalati ha ricoperto il ruolo di vice comandante in capo di Ahrar al-Sham, una delle principali formazioni ribelli siriane durante il sanguinoso conflitto civile. La sua esperienza militare si è consolidata attraverso anni di aspri combattimenti contro le forze del regime di Bashar al-Assad, acquisendo una profonda e fondamentale conoscenza delle dinamiche militari e politiche del conflitto siriano.
Secondo le sue stesse dichiarazioni, al-Dalati e i suoi alleati iniziarono a pianificare strategicamente la caduta del regime Assad già nel lontano 2020, in seguito agli accordi di Mosca tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdoğan. Pianificazione a lungo termine, infiltrazione ed intelligence si riveleranno cruciali per il successo dell’offensiva finale, quella che porterà alla caduta del regime.
In un’intervista esclusiva, al-Dalati ha rivelato alcuni dettagli sulle tattiche utilizzate dalle forze ribelli. Ha descritto come i ribelli siano riusciti a sviluppare droni artigianali e a condurre operazioni speciali che hanno permesso loro di infiltrarsi nel centro di comando dell’esercito siriano già dal primo giorno dell’offensiva finale.
La strategia vincente si basava su una combinazione di innovazione tecnologica (non dimentichiamo il caso dell’app STFD-686) , intelligence accurata e coordinamento tra diverse fazioni ribelli nell’operazione Deterrenza dell’Aggressione (2024).
Dicembre 2024: il nuovo volto del comandante
Con la caduta del regime Assad, al-Dalati ha intrapreso una transizione dalla leadership militare a quella civile e poltica. L’8 marzo 2025 è stato nominato governatore del governatorato di Quneitra dal governo di transizione siriano, dimostrando la fiducia riposta in lui dalle nuove autorità.
Nelle sue dichiarazioni pubbliche, al-Dalati ha enfatizzato un approccio inclusivo per la Siria post-Assad. Durante un discorso tenuto presso la moschea Al-Rawda di Aleppo, ha assicurato che lui e i suoi uomini non avrebbero fatto del male “a nessuna setta. E non solo ai musulmani. Anche ai cristiani e agli armeni”.
Da uomo di campo e stratega al-Dalati ha espresso apertura alla cooperazione internazionale specie nel campo militare, aprendo ad una possibile collaborazione con gli Stati Uniti con un ruolo di supporto nella riorganizzazione delle forze armate nazionali siriane.
Al-Dalati è emerso anche come una figura chiave nelle relazioni diplomatiche della nuova Siria. È stato identificato come il leader dei negoziati tra Siria e Israele, dimostrando il suo ruolo crescente negli affari esteri del paese. La sua posizione in questi delicati negoziati sottolinea l’importanza strategica che ha acquisito nel panorama politico siriano.
Il passaggio di al-Dalati da comandante ribelle a figure governativa rappresenta una delle sfide più significative della nuova di Siria: la trasformazione di un leader militare in una vera e propria eminenza grigia del presidente Aḥmad Ḥusayn al-Sharaʿ.
La sua nomina a governatore di Quneitra costituisce un test importante per verificare la capacità dei nuovi leader di gestire le complesse questioni amministrative e sociali del paese.
La sua esperienza sul campo di battaglia, combinata con la sua comprensione delle dinamiche settarie siriane, potrebbe rivelarsi preziosa per navigare le acque turbolente della ricostruzione siriana. Tuttavia, il successo della sua transizione dipenderà dalla sua capacità di adattarsi alle esigenze della governance civile e di mantenere l’unità tra le diverse componenti, anche religiose, della società siriana.
Ahmed al-Dalati rappresenta una generazione di leader siriani che hanno vissuto la guerra e ora devono affrontare la pace. Pace, parola spesso solo sussurrata nello scacchiere dei paesi mediorientali. La sua evoluzione da comandante militare a governatore civile simboleggia le speranze e le sfide della nuova Siria. Il suo successo o fallimento nel ruolo governativo potrebbero influenzare significativamente il futuro del processo di transizione democratica del paese.
In fondo, la storia di al-Dalati è ancora tutta da scrivere seppur il suo operato ha già lasciato un segno ben marcato nella storia della Siria moderna. Ha contribuito a porre fine ad un regime che sembrava consolidato ed ora spetta anche a lui costruire il futuro democratico del paese. Responsabilità troppo grande per un militare? Probabilmente è proprio quello di cui la Siria ha bisogno: leader che hanno dimostrato di saper vincere le guerre più difficili sul campo ed in situazioni avverse e che ora sono pronti ad affrontare la sfida ancora più complessa della ricostruzione anche per vie diplomatiche.