Ogni maledetta domenica

Ci sono sensazioni ed eventi, nell’arco della nostra vita, che accomunano gran parte degli esseri umani, uomini e donne, giovani e adulti, lavoratori o studenti… riassumendo: siamo tutti nella stessa barca.
Non stiamo parlando della morte e nemmeno della nazionale di calcio quando arriva in semifinale dei campionati europei o dei mondiali (un giorno, poi, capiremo perché nei gironi di qualificazione questo fenomeno non avviene).
Stiamo parlando dell’ansia della domenica sera; una delle sensazioni che davvero non conosce genere, confini nazionali o colore di pelle.
Se la morte è un fenomeno che, da quanto la scienza afferma, accade una sola volta nella vita, l’angoscia (eccezion fatta per i parrucchieri) delle ore che precedono il lunedì è un fenomeno che si ripete tutte le settimane, puntuale.
I geni internazionali hanno addirittura coniato nomi seri per questo. Il romano doc, verso le 18:00 della domenica sera, vi assicuro non pensa in anglofono ma semplifica il tutto con una frase tipo “che pezza, domani lavoro”.
Meno scientifico dell’inglese, ma, probabilmente, rende più familiare e meno tecnico il concetto.
L’essere umano si approccia a questo fenomeno sin dalla tenera età, solitamente dalle scuole elementari.
Il venerdì, appena suona la campanella, chiudi il tuo zainetto e per i primi mesi ti godi il tuo bel weekend tra giochi e una minima dose di compiti per casa.
Inizi a sentire odore di fregatura quando i compiti iniziano ad essere leggermente più impegnativi, quando smetti di contare quante mele Alberto ruba a Furio e inizi con le tabelline, o quando dallo stampatello ti inizi a confrontare con il corsivo (il bambino che sogna di fare il medico in questa sua parte di formazione scolastica apprende una forma di grafia non comprensibile a nessuno; solo i farmacisti sapranno decifrarla, ma non sempre).
La difficoltà dei compiti a casa aumenta, il tempo diminuisce e inizi ad unire i puntini tra loro: il weekend non è assolutamente tutto rose e fiori.
Superata la stagione di preparazione (elementari e medie), inizia quella successiva, le scuole superiori.
Rispetto alle elementari, qui non hai nemmeno la gioia del venerdì perché il sabato si sta sui banchi, la sera farai probabilmente tardi e se per sbaglio sei anche tifoso e la domenica c’è il derby, la situazione si complica: l’ansia si duplica e il tempo per rilassarsi si dimezza.
Da “drasticamente complicata” ad una vera e propria “Caporetto” il passo è corto: aggiungi la sconfitta della tua squadra del cuore e il tempo speso per vedere la partita con annesso senso di colpa, oltretutto, se per sbaglio lunedì hai un compito in classe o un’interrogazione, il quadro è perfetto.
Una possibile via di fuga è l’assenza a scuola, ma con i nuovi registri di classe questa opzione va studiata a dovere onde evitare problematiche in casa.
L’unico stacco dall’ansia domenicale è probabilmente il periodo universitario, tempi più lenti ed esami programmati; con una buona gestione del tempo l’ansia domenicale può essere domata.
Cinque anni o qualcosa in più sono nulla rispetto ad una vita intera; quindi, finito il periodo accademico inizia quello del lavoro (dati i tempi, direi se si è fortunati).
Questo preciso momento è l’ultimo livello del Sunday scaries: ti accorgi che tutte le domeniche precedenti a quelle che stai passando o che verranno sono state una passeggiata di salute.
In sole quarantotto ore devi inanellare una serie di vittorie contro il tempo; tutto ciò che non riesci a fare dopo le fatidiche 18:00 settimanali le devi comprimere e portare a compimento nel weekend.
Il “trucco” del lavorare anche sabato e domenica non funziona, i ritmi di lavoro non sono come quelli in ufficio quindi, salvo scadenze impellenti e doverose, non serve affannarsi: l’ansietta serale vi aspetta comunque.
Le ore prima della cena domenicale sono le più toste; quei periodi nei quali non capivi come mai tuo papà o tuo nonno si avvelenavano il fegato per una partita trovano il loro senso, ora lo sai anche tu e non puoi uscire da quel tunnel.
Persino il sole la domenica sera sembra tramontare con colori più tristi e la tua poltrona preferita sembra essere più scomoda.
L’unico vero rimedio è forse cambiare la chiave di lettura della domenica sera, un momento nel quale vale la pena abbassare il volume della televisione, accomodarsi meglio in poltrona e organizzare le idee per la settimana che verrà.
Provare a viverla come un’esperienza di condivisione generale della nostra società: abbassando le tapparelle della tua finestra capiterà di vedere una luce accesa di un’altra casa; in quelle quattro mura potrebbe esserci un’altra persona che magari tifa la tua squadra avversaria ma anche lei domani rinizierà la settimana come te.
La domenica sera non è un momento di ansia ma un semplice e involontario rituale.