Ma cos’è la Giornata del Libro e del Diritto d’Autore?

Questo 2016 sembra essere un anno molto strano: da un lato l’ecatombe culturale (di cui l’ultima vittima risalente appena a due giorni fa, il grande Prince), dall’altro una fortuita serie di coincidenze stupende. E’ questo il caso della data di oggi, 23 aprile 2016: come ogni anno, si celebra in più di 100 Paesi la Giornata del Libro e del Diritto d’Autore, nota anche come Giornata del Libro e delle Rose. Ma non finisce qui. Infatti oggi è anche il centenario della morte di uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi: William Shakespeare.
E’ importante ricordare che la giornata del 23 aprile non è dedicata solo alla promozione della lettura, ma anche alla rispettiva protezione della proprietà (il diritto d’autore, appunto) attraverso il copyright letterario che risulta essere una delle regole più aggirate e violate d’Italia. Questo perché il mondo dell’Editoria nel nostro Paese non gode di certo di una forte “difesa statale”, ma è lasciato un po’ troppo a se stesso- come tutto ciò che non riguarda nemmeno da lontano i nostri politici. E’ infatti noto che siano loro, secondo le stime europee, ad essere la classe sociale italiana che meno ha voglia di sfogliare un qualsiasi tipo di volume. I risultati disastrosi sono evidenti, ma quella è un’altra storia. Ciò che salta subito all’occhio, piuttosto, è l’assoluto parossismo che ci caratterizza: il nostro Paese è quello che ha avuto il più grande sviluppo letterario del mondo per praticamente almeno sei secoli di fila ed è quello in cui il mercato letterario ha meno forza e capacità di imporsi. Se non siamo originali, noi italiani, proprio non siamo contenti.
Ma, parlando di cose un po’ più interessanti, questa curiosa coincidenza mi ha colpito, e non poco. E andando ad informarmi sulla storia di questa “festa” (perché sì, per chi legge diventa davvero sia una festa che una missione) ho scoperto che non è affatto un caso. Tutto è partito nel 1995 quando, sulla base di una tradizione della Catalogna, l’UNESCO in una conferenza generale riunitasi a Parigi, su proposta di dodici Paesi, proclama il 23 aprile di ogni anno “Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore”. La scelta della data è dovuta alla morte di tre importanti scrittori –tutti in quel giorno e tutti esattamente cento anni fa: il sopracitato William Shakespeare, lo spagnolo Miguel de Cervantes noto per aver scritto Don Chisciotte della Mancia, e il peruviano Inca Garcilaso de la Vega (Commentari reali degli Inca, opera basata sulle storie sentite dai suo parenti quando era bambino).
Lo scopo di questa giornata è fondamentalmente quello di promuovere la lettura. Una vera e propria missione nel mondo dell’iper-digitalizzazione e della velocità. Leggere significa infatti avere la capacità di perdere tempo, o meglio, di riprendersi il proprio tempo. Nel tran tran quotidiano dimentichiamo quanto stress psico-fisico riusciamo ad assorbire: alzati in fretta che la sveglia non è suonata, fai colazione al volo che sei in ritardo, esci di casa di corsa, torna di corsa dentro che hai scordato il cellulare, non riesci ad aprire la porta che hai scordato pure le chiavi, fatti aprire dalla mamma/compagna-o/conquilina-o, prendi tutto al volo, perdi il bus o il tram, arrivi tardi a lavoro o a lezione, il capo ti fa il sermone, “pranzo al volo e non ci vedo più dalla fame”, vai in palestra/a prendere i bimbi a calcio, torna a casa, prepara la cena, il pane non c’è, esci a comprare il pane e chi più ne ha più ne metta. Ormai, la nostra vita è una continua corsa ed è proprio per questo che nella lettura di un romanzo qualsiasi è necessario allontanarsi dalla realtà, da tutta questa inutile fretta che la vita ci butta addosso.
Leggere non è solo un’attività passiva in cui qualcuno ha messo su carta un pensiero e ci si limita a dargli una blanda occhiata. Leggere è soprattutto fermarsi ad osservare come e quanta emozione ci sia in mezzo a quelle parole. Leggere è un po’ come vivere al contrario.