Sonia Mares si presenta con “L’odore del velluto”

“Qual è l’essenza dell’amicizia? E quella dell’amore? Che profumo ha il tempo perso?”
Una Bologna calda e opulenta fa da sfondo al romanzo di esordio di Sonia Mares (L’odore del velluto – Ed. Pendragon) che si confronta sui temi del mondo giovanile, abbagliati dai social, ma profondamente insicuri ed incerti sul futuro.
E’ la storia di un mondo giovanile, fragile ed ingenuo, che gira attorno ad Aurora ed alla vita quotidiana, fatta di incontri, scontri, delusioni ed aspettative degli altri protagonisti.
Una storia che riflette le contraddizioni, i sogni, l’incerto quotidiano, le scelte e le procrastinazioni dei giovani a contatto stretto con la vita.
Aurora, figlia di una famiglia unita e numerosa, attaccata alle sue radici, che studia, con poco successo e lavora in un ristorante alla moda di proprietà di Francesco.
Lui, benestante e di successo, è travolto dagli impegni della sua attività, freddo, quasi cinico non presta attenzione a chi gli sta intorno, rabbuiato da ciò che crede un tradimento familiare.
Aurora, single per scelta, ancora non comprende ciò che prova per lui.
Sullo sfondo Elena, amica per la pelle di Aurora, che reduce da un amore finito crede di trovare in Claudio, suo professore all’università, la sua anima gemella, la sua metà della mela.
Le cose non vanno come dovrebbero. Aurora ci mette molto a capire cosa prova per Francesco e lui, ancor di più.
Elena intanto, scopre le ignobili bugie di Claudio e le due amiche fuggono al mare, nel rifugio di Aurora, per scollarsi di dosso tutte le pesantezze e le ansie che non riescono più a trovare una risposta.
Il finale sa di bittersweet: Aurora e Francesco si svelano. Elena si vendica di Claudio.
Potrebbe sembrare un cliché, una storia scontata, ma il racconto nasconde una generazione confusa;
forte all’apparenza ma fragile fin nelle ossa, incapace di guardare al futuro con certezza che la Mares, giovane e profonda conoscitrice dei social, sa descrivere alla perfezione.
“Le domande dei parenti, che vedeva e sentiva meno durante l’anno, l’avevano messa a disagio: “Quando ti laurei? E il fidanzato?” qui c’è tutta l’urgenza di non fare tardi, quel sentimento oscuro del fare tutto nei tempi giusti, del sentirsi in colpa di non essere all’altezza.
E quella sensazione di un trascorrere del tempo che lascia segni, dell’impotenza di come tutto non possa essere perfetto, lineare, che ti fa sentire fallibile “Aurora rifletteva su come non si possa tornare indietro o pretendere che tutto sia sempre uguale; si può cercare però di aggiustare le cose, anche se i segni delle ferite, inevitabilmente, rimangono”. C’è una coscienza qui di potere anche non essere impeccabili ma emerge il dolore di non esserlo.
Amor vincit omnia è alla fine il succo del romanzo, perché è vero che, giovani o adulti o anziani, è l’amore che fa girare il mondo.