Sulla fede
Non c’è prova certa, né riscontro oggettivo dell’esistenza di Dio. Cristo è esistito storicamente, ma si è dibattuto nei secoli sulla Natura umana e divina di Cristo. Ricordo che già per Leopardi la bellezza del Creato non è dimostrazione dell’esistenza di Dio. Nessuno è certo che Dio esista, ma allo stesso modo nessuno è certo che Dio non esista. Non esistono dimostrazioni dell’esistenza di Dio, né dimostrazioni dell’inesistenza di Dio. Quindi credere o non credere è solo un atto di fede o meno che non dipende dalla ragione, dall’esercizio della logica. Nessuno neanche sa quale sia la religione vera, ammesso e non concesso che ne esista una vera. Si ricordi a proposito la novella del Boccaccio dei tre anelli. Ogni popolo (cristiano, ebreo, musulmano) ha le sue leggi, ma quale sia la religione vera nessuno lo sa, come i tre figli che hanno tre anelli uguali e tutti reclamano l’eredità del padre. Noi non sappiamo con certezza se Dio abbia creato l’uomo a sua immagine e somiglianza oppure se, come sosteneva la sinistra hegeliana, sia stato l’uomo a creare a immagine e somiglianza Dio. Non sappiamo quindi se Dio sia una proiezione antropologica e/o un bisogno socialmente indotto. Popper in “Logica della scoperta scientifica” scriveva che la conoscenza umana è un edificio costruito su palafitte in una palude. Cosa siamo davvero certi di sapere? Un conto è la certezza assoluta, la prova provata e un altro è quello che realmente e provvisoriamente sappiamo. Tra “credo per capire” e “capisco per credere” vince sempre il “credo perché è assurdo”. La resurrezione di Cristo è assurda, impossibile. La fede nasce da qualcosa di assurdo, di inspiegabile e finisce al contempo in qualcosa di assurdo.
In filosofia esiste la teodicea, ovvero che dire di Dio se esiste un male che non dipende dall’uomo? Si leggano a tal proposito le pagine di Voltaire dopo il terremoto di Lisbona: come può Dio aver permesso questa sciagura? E ancora perché la sofferenza e la morte di bambini innocenti, mentre disonesti e malvagi talvolta hanno una bella e lunga vita? I sacerdoti rispondono che il dolore è una prova divina da affrontare e che il disegno di Dio è imperscrutabile, ma ci bastano davvero queste risposte? Ci sono molti dubbi che attanagliano la mente di un credente. Ci sono anche i teologi dell’inferno vuoto perché la misericordia di Dio è infinita e onnipervasiva. Ci sono studiosi che sostengono che il purgatorio fu un’invenzione medievale. Bisogna anche citare Marx che riteneva la religione l’oppio dei popoli, un modo di indottrinare e rendere docili le masse. Si ricordi il latinorum di Don Abbondio. Come scordarsi poi della rivoluzione copernicana e di Galileo? Non solo ma come scordarsi la celebre vignetta della scimmia seduta tra “L’origine della specie” e la Bibbia? Darwin aveva messo a dura prova con la sua evoluzione il cristianesimo. Inoltre tempo fa alcuni cattolici confondevano talvolta il peccato con il reato. Si pensi recentemente a qualche decennio fa a delle inchieste di giornalisti che andavano a confessarsi dai preti. Erano scorrette deontologicamente queste inchieste, ma indicative anzi sintomatiche del metro di giudizio dei preti: chi rubava perché aveva famiglia commetteva un peccato veniale rispetto a chi era omosessuale o faceva la prostituta. I credenti hanno anche dei dubbi sulla morale sessuale cattolica e sui dogmi secolari cristiani. A ogni modo gli uomini primitivi consideravano un fenomeno inspiegabile qualcosa di soprannaturale e attivavano il pensiero magico-religioso. Si ricordi ad esempio degli aztechi che considerarono Cortes un dio perché non avevano mai visto i cannoni. Con il progresso della scienza è diminuito l’ambito dell’inspiegabile e perciò è diminuito l’esercizio del pensiero magico-religioso. Ma l’uomo di fronte all’inspiegabile ha comunque spesso formulato l’ipotesi dell’esistenza di Dio e si è sempre imbattuto nel grande problema che questa ipotesi non è verificabile, né falsificabile. Oggi vige il pensiero scientifico, il razionalismo, il materialismo, il post-illuminismo, il nichilismo. Per queste ragioni Dio è morto, come scriveva Nietzsche o almeno l’Occidente ha subito la cosiddetta secolarizzazione. Ma ci sono anche teologi che sostengono che Dio non è morto e che oggi molti hanno una religiosità personalizzata, credono in una cosiddetta “religione fai da te”. Insomma come faremmo senza Dio? Per Freud la religione è un’illusione e allo stesso tempo una nevrosi collettiva, senza la quale gli ignoranti e coloro che hanno subito ingiustizie commetterebbero violenze e vendette. Il popolo ha quindi bisogno di una coscienza permeata dalla religiosità che impone regole e divieti. Non solo ma non può esistere una morale priva di cifra trascendente: anche l’imperativo categorico risente dello spiccato senso del dovere del pietismo, in cui credeva Kant. Nel libro di Isaia è scritto: “Mi gridano da Seir: Sentinella, quanto resta della notte? Sentinella, quanto resta della notte? La sentinella risponde: Viene il mattino, e poi anche la notte; se volete domandare, domandate, convertitevi, venite”. Ognuno ha la sua notte da superare, i momenti difficili, le contrarietà, i traumi, i dolori, i lutti. La fede in questi casi aiuta a rielaborare, a superare il dolore. Chi ha fede, di solito vive meglio. Inoltre a livello esistenziale e filosofico esistono una verità di fatto (un giorno morirò e non so quando) e una verità di ragione (ci sono cose che dipendono da me e altre che non dipendono da me). Per ridurre l’ansia, la paura di questa precarietà, di questa incertezza esistenziale la fede in Dio ancora una volta aiuta. Gli atei sono spesso colti, istruiti e molto riflessivi. L’ateismo vero e proprio è elitario e minoritario. Esiste una maggioranza in Italia di cattolici all’acqua di rose, intimamente molto scristianizzati e anche profondamente nichilisti, che non vanno confusi con gli atei. Gli atei e gli agnostici sono culturalmente ai piani alti. Possono sospendere il giudizio o non credere, ma la società ha bisogno di porre come proprie fondamenta la religione o di porre un’etica laica che postula l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima, come fa Kant nella “Critica della ragion pratica”. La Bibbia si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà. Preti ed esegeti inoltre spiegano i passi più complessi a tutti i fedeli. La stessa cosa non avviene per la filosofia occidentale che in gran parte è stata scritta da filosofi che si rivolgono a un pubblico di persone colte, se non esclusivamente ad altri filosofi. La filosofia occidentale non è conosciuta, non è divulgata quanto il cristianesimo. Viene insegnata solo poche ore alla settimana nei licei. Solo una minoranza di studenti universitari sceglie filosofia a causa degli scarsi sbocchi professionali. Il cristianesimo è di conseguenza la filosofia popolare più conosciuta e diffusa in Italia e di questa filosofia, che trasmette un’etica e veicola dei valori, e il popolo ne ha bisogno. L’uomo contemporaneo è smarrito tra oscurantismo datato e scientismo recente, tra corpo e anima, tra mente e spirito, tra teologia e scienza, tra la scommessa di Pascal e la cosiddetta particella di Dio. Credere in Dio ma anche credere nella scienza sono modi per soddisfare l’esigenza di trovare un senso a tutto. E se il fatto stesso che in gran parte questo mondo è intelligibile fosse un segno dell’esistenza di Dio? Non a caso lo scienziato Zichichi riteneva che “l’universo avesse un ordine logico” e che noi non fossimo “figli del caos”.
Articolo a cura di Davide Morelli