Liricista con la Elle maiuscola: Lanz Khan
Ciao Francesco, ti ringrazio intanto per aver accettato l’invito. Usciamo da due anni difficili e diciamo che il futuro, volgendo lo sguardo ad Est, non sembra dei più rosei quindi la prima domanda è: come stai e come hai vissuto umanamente questo biennio.
Ciao Lorenzo e grazie per lo spazio concessomi. Come per tutti, sono stati
sicuramente anni complessi e, personalmente, li ho vissuti fra alti e bassi. Alcune
delle novità migliori per la mia vita si sono palesate proprio nei mesi più intensi
della pandemia, così come ho rischiato di perdere persone a me care. Insomma,
si è trattata di una vera altalena di emozioni. Durante il lockdown, inoltre, sulla
scia di una collaborazione che avevo avviato poco prima con Sick Budd, ho
scritto per intero il nuovo disco, intitolo Jack di Fiori. Avere tutto quel tempo a
disposizione mi ha concesso di immergermi totalmente nella scrittura e nella
ricerca.
Largo Corsia dei Servi, il primo ricordo legato al Muretto?
Un caldo pomeriggio di primavera del 2007 circa. Ricordo cerchi di freestyle che
facevano scintille e i breakers che facevano fischiare le scarpe a suon di top rock.
Fu una girandola di flash. Quell’energia mi catturò in mezzo secondo. Altri
ricordi riguardano, invece, i freetyle interminabili con Truman, Vinz, Sfera e
Edas o una volta in cui Twice (storico fondatore dei Natural Force) mi fece
rappare con microfono e mini-impianto fra i breaker che attiravano i passanti a
suon di powermoves.
Ti è capitato di ripassarci ultimamente? Se si che sensazione ti ha suscitato.
Capita spesso di ripassarci quando sono dalle parti del Duomo. A volte ci capito
per caso, a volte devio il percorso e ci vado di proposito perché esercita su di me
ancora un certo magnetismo. Da un lato, vedere quel posto così spento e ormai
dedicato unicamente alle attività commerciali mi mette un po’ di tristezza.
Considera che il passaggio fra largo Corsia dei Servi e corso Vittorio Emanuele è
stato chiuso e la pavimentazione ha da tempo rilievi in metallo per non far
ballare i breaker. Inoltre, sono sorti negozi e attività di ristorazione.
Sostanzialmente, oggi è impossibile ricreare quelle dinamiche di aggregazione
che lo hanno reso “il Muretto di Milano” nel corso dei decenni. Da un altro
punto di vista, invece, sono assalito dai ricordi. Lì ho vissuto momenti bellissimi
e stretto legami con persone incredibili. Porterò sempre con me i lasciti di quel
periodo.
2004-2022 c’è una tappa della tua carriera che non rifaresti?
Della mia carriera no. Non rinnego, né rimpiango nulla. Avendo visto come
sono finite certe cose, forse avrei evitato di dare credito a qualche soggetto. Ma
quello fa parte della vita.
La scrittura è spesso figlia di un immaginario nato da letture e film,
allontaniamoci per un secondo dalla musica e consiglia un libro e un film che
ti hanno inspirato una traccia.
“Buio dentro” di Corrado Piazza ha stimolato tantissimo la mia voglia di
dedicare un brano al mondo del writing nella metropolitana milanese. “Inganni”
è un po’ figlia di queste suggestioni (oltre che del sodalizio con DJ Dropsy).
Ultimamente però traggo i miei più grandi stimoli visivi dalle opere pittoriche.
Per ogni brano che ho scritto per l’ultimo disco ho sul PC una cartella di dipinti
che, in qualche maniera, mi ispiravano qualcosa in relazione al beat o all’idea del
brano che avevo in mente. A volte mi sono trovato a scrivere letteralmente con il
beat in loop in sottofondo e una (o più) di queste immagini fissa sullo schermo,
come se fosse un maṇḍala.
Dando uno sguardo alla scena attuale, degli emergenti sai indicarci un nome di
un artista che ti ha colpito?
Sicuramente Silent Bob. Ha una maturità pazzesca e un talento cristallino. Di
recente, mi hanno colpito molto anche Sanchee e Pessimo17 (li trovi insieme in
combo su un brano che si intitola “Piazza della Stazione”), seguiti sotto l’aspetto
musicale rispettivamente da Yazee e Sick Budd. Seppur con caratteristiche
tecniche e vocali differenti fra loro, hanno capacità molto interessanti nello
scrivere e nel raccontare il loro mondo in maniera cruda e stilosa.
Nuovo album. Ci stai lavorando?
“Jack di Fiori”, interamente prodotto da Sick Budd, esce venerdì 13 su tutti i
digital stores e sarà disponibile in vinile. Per il prossimo ho qualche idea…
Ultima domanda prima dei saluti, cosa ti ha lasciato o continua a darti ancora
oggi il rap?
Sotto il profilo umano, il rap può dare e togliere molto. A molti rincoglionisce,
ad altri rende il fegato marcio e così via. Attualmente, cerco di trarre solo ciò che
di positivo ha da offrire: le emozioni dei palchi, la condivisione della musica con
chi mi ascolta, fare cose con i miei soci e amici, la bellezza e l’armonia della
scrittura, lo sfogo e l’esplorazione della mia interiorità, la possibilità di esplorare
e creare mondi a modo mio. C’è anche qualche soddisfazione materiale, ma non
è quello il mio motore, anche perché non sono una volpe della discografia e
riconosco questo mio limite. Vero è che il rap mi definisce molto sul piano
umano, ma non voglio che questa cosa si divori la mia persona e finisca per
mostrificare il mio Ego. Voglio mantenere questa attività pura e coerente con i
miei percorsi.