Siria: rischio di armi chimiche
Damas ha riconosciuto di possedere armi chimiche e ha minacciato di utilizzarle in caso di aggressione straniera. La comunità straniera si inquieta sul potenziale di questo utilizzo ma anche del possibile passaggio di questo arsenale nelle mani di Al Qaeda.
Il portavoce del ministero siriano ha dichiarato che in caso di attacco straniero il regime non utilizzerà assolutamente le armi chimiche. L’occidente dubita comunque di questa affermazione dato il contesto ed è fortemente inquieto. Il regime siriano tuttavia ha riconosciuto in giornata di possedere armi di natura chimica, minacciando di utilizzarle in caso di attacco straniero ma mai contro la popolazione, suscitando immediatamente le attenzioni della comunità internazionale.
“Un errore tragico”, ha sentenziato Barack Obama mentre Londra ha qualificato questa eventualità come una minaccia inaccettabile. Alcuni dubitano che le armi possano effettivamente passare nelle mani di pericolose organizzazioni e che siano usate contro i civili o addirittura trasferite agli Hezbollah (movimento sciita libanese) contro Israele. Il pericolo è reale: la Sira possiede almeno quattro se non cinque fabbriche di armi chimiche situate nei pressi di Damas e di Alep, secondo un rapporto stabilito del Centro di studi sulla non proliferazione (CNS). Un programma sviluppato dagli anni 70, grazie ai trasferimenti tecnologici con l’Egitto e la Russia nel quadro delle tensioni instaurate con Israele. Storicamente la Siria non ha mai utilizzato armamento chimico nei conflitti in cui è stata coinvolta anche nella guerra con il Libano nel 1982. Dalla seconda guerra mondiale soltanto Saddam Hussein ha utilizzato armi di distruzione di massa chimiche contro l’esercito e le popolazioni iraniane ma soprattutto per punire le popolazioni curde dell’Iraq che sostenevano Teheran. L’esercito Iracheno bombardò la città curda di Halabaja nel marzo del 1998, causando la morte di almeno 5000 persone e condannando 7000 feriti. Più che un attacco chimico condotto da Bachar el Assad la vera ipotesi è quella di vedere l’approvvigionamento da terze parti di questo arsenale. Gli Occidentali temono di vedere queste armi usate contro Israele. Altre preoccupazioni della comunità internazionale sono la possibilità che dei gruppi islamici fondamentalisti possano mettere le mani su questo tipo di armi in caso di una destabilizzazione del regime siriano. Lo scorso maggio, un centro americano rapportò che l’Imam Anwar Al-Aulaqi, ucciso nello Yemen lo scorso 30 settembre, spronava l’utilizzo di “armi chimiche e biologiche” specialmente contro gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna”, in ragione dell’enorme impatto sul nemico. La situazione siriana dunque sembra allarmarsi in maniera sempre più tragica.
Manuel Giannantonio
24 luglio 2012