Sei mesi dopo l’euforia dell’indipendenza, il Sudan del sud si confronta con violenze interetniche che minacciano seriamente la stabilità dell’intero paese. Le decine di guerre d’indipendenza hanno lasciato il paese completamente in rovina e l’origine di questa situazione è riconducibile alle divisioni interne che creano molti conflitti, solo per l’approvvigionamento di risorse fondamentali come l’acqua.
Il paese proclamatosi indipendente solo il 9 luglio dell’anno scorso, ha sempre accusato Karthoum ( la capitale del Sudan del Sud), di favoreggiare la guerre civile fornendo le armi ai giovani ribelli, cosa che il Nord ha puntualmente smentito ogni qual volta è stato possibile. Le tensioni storiche tra gruppi si sono intensificate mentre le tradizionali strutture societarie sono rette dai giovani armati che lottano per la sopravvivenza. Il paese ha una popolazione abituata all’uso della violenza come rimedio ai propri problemi e a tal proposito un esperto del Sud Sudan come John Ashworth si è detto preoccupato in quanto la rotta verso un cambiamento di attitudine comportamentale in questo senso è ancora lontana. Dopo la fine delle ostilità con il Nord nel gennaio del 2005, le cose sembravano migliorarsi ma la rampante corruzione e il debole livello dei funzionari hanno contribuito ad aggravare le difficoltà di uno stato che deve giungere in soccorso a centinaia di migliaia di rifugiati di ritorno dal Nord. Questo paese ha un grande potenziale agricolo e delle miniere importanti ha un “ grande avvenire “, sottolinea Ashworth che “ rifiuta assolutamente “ l’etichetta di uno stato “ fallito “. Secondo lui “ un giovane stato che si sviluppa lentamente, manca di esperienza e di infrastrutture, ma ha già compiuto passi importanti deve andare avanti”. L’ONU (Organizzazione Nazioni Unite), tramite il proprio coordinatore umanitario per il Sud Sudan, Lise Grande, ha pubblicamente divulgato la notizia sconcertante del bisogno immediato di aiuto per circa 60.000 persone. Il bilancio dei morti rimane sempre espresso grazie ad una stima ipotetica. La stessa Lise Grande ha assicurato che i caschi blu hanno protetto i civili nelle principali frazioni della contea. Il Sud Sudan è stato decretato come “zona disastrata” mentre le nazioni unite hanno annunciato che procederanno a un’operazione di urgenza per venire incontro a coloro i quali sono stati colpiti dalla violenza che sta destabilizzando la giovane nazione.
di Manuel Giannantonio
8 dicembre 2012