La regolamentazione delle criptoasset nel mondo

Le risorse finanziarie digitali definite “criptoasset” sono emerse come una questione importante per i responsabili politici sin dalla loro creazione nel 2009 e dalla loro successiva crescita e utilizzo sempre più diffuso. Questi particolari strumenti hanno una serie di caratteristiche intrinseche e uniche che pongono sfide ai responsabili politici e fiscali di tutto il mondo.
Il mercato delle criptovalute sta ancora maturando e sta trovando il suo posto nel mondo normativo, tuttavia, resta difficile per le autorità di regolamentazione rimanere al passo con gli sviluppi del mercato e applicare efficacemente gli attuali quadri normativi a questo settore. Tutto ciò è esacerbato dal numero e dal tipo di attività di criptovalute che attualmente non rientrano nell’ambito degli attuali framework di regolamentazione e dai diversi approcci politici di governi e legislatori di tutto il mondo nei confronti del mercato delle criptovalute.
Il primo semestre del 2022
I primi mesi del 2022 hanno portato un crollo generalizzato delle quotazioni con livelli di capitalizzazione in media in calo del 50%-70%. La tempesta ha colpito tutti dalle criptovalute più popolari, Bitcoin e Ethereum, fino all’exchange più grande del mondo, Coinbase. Nell’ultimo periodo i mercati si sono stabilizzando, ma dopo un crollo del genere gli investitori e i governi ora si ritrovano a chiedersi quale sia il reale valore del mondo crittografico.
La principale premessa è che il declino delle valutazioni non è un fenomeno raro per assets innovativi che si sono sviluppati in un ambiente speculativo, in particolare nel caos delle criptovalute. Inoltre, buona parte del calo del valore delle criptoasset è sicuramente dipeso contesto macro-economico internazionale caratterizzata da una crisi economica generale dovuta agli strascichi della pandemia e allo scoppia della guerra Russia – Ucraina e da un’inflazione record che ha portato le banche centrali ad un forte rialzo dei tassi di interessi dei titoli governativi. Storicamente, in contesti simili, la liquidità si sposto verso assets più sicuri mente gli strumenti più speculativi vengono lasciati da parte.
Allo stesso modo le quotazioni stellari di inizio 2021 del mercato delle criptovalute erano pompati dal contesto economico altamente favorevole. Tuttavia, sarebbe un errore pensare che le criptoasset siano definitivamente un progetto fallito dopo il recente crollo. Anzi, anche se in modo molto estremo, tutto ciò rappresenta un processo naturale di consolidamento del settore da cui restano i progetti realmente solidi.
Criptoasset: Il ruolo della regolamentazione
A livello internazionale, sono in corso discussioni sugli approcci di regolamentazione delle criptovalute e da diverso tempo, sono state lanciate iniziative internazionali per affrontare le varie problematiche identificate e armonizzare l’infrastruttura del mercato. Tuttavia, ad oggi non esiste ancora una regolamentazione coordinata a livello internazionale delle criptovalute. Sebbene gli organismi internazionali condividano obiettivi comuni come stabilizzare il sistema monetario e stimolare l’innovazione e la crescita economica, oltre a proteggere il consumatore, prevenire i finanziamenti illeciti e proteggere l’integrità del mercato, i loro approcci variano e vi sono ancora notevoli differenze tra le varie giurisdizioni per quanto riguarda il trattamento fiscale e la classificazione delle cripto-asset.
La mancanza di chiare indicazioni e linee guida dai parte dei regolatori e le differenze normative tra le varie giurisdizioni sono l’ostacolo principale al corretto sviluppo delle cripto-asset soprattutto in luoghi senza meccanismi di divulgazione sufficienti. Non sorprende, infatti, che il numero di giurisdizioni con indicazioni fiscali sulle criptovalute abbia continuato ad aumentare poiché le autorità fiscali si rendono conto che sia gli individui che le imprese hanno bisogno di linee guida per essere consapevoli di come adempiere ai propri obblighi fiscali. Tuttavia, sono pochi i paesi che hanno introdotto quadri normativi specifici e ancora molti governi non hanno una regolamentazione sufficiente. Vediamo quindi come le giurisdizioni trattano e definiscono i criptoasset, analizzando le differenze e le similitudini.
America
Negli Stati Uniti e in Canada, sebbene le criptovalute non siano considerate come valute, i governi hanno emesso numerose documenti informativi e propongono misure di supporto per il loro utilizzo nella vita commerciale, inoltre vengono condotti studi per diventare leader in questa tecnologia in futuro. In alcuni paesi sudamericani, invece, l’uso delle criptovalute è stato vietato a causa delle preoccupazioni per crimini come l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro. Unica eccezione El Salvador, unico paese ad aver introdotto il bitcoin come moneta nazionale a corso legale.
Stati Uniti
L’Internal Revenue Service (IRS) non considera le criptovalute come valuta a corso legale, ma la definisce come “una rappresentazione digitale del valore che funziona come mezzo di scambio, unità di conto e/o riserva di valore” e, secondo la guida pubblicata nel 2014, vengono trattate ai fini fiscali come proprietà.
Canada
Le criptovalute non sono valute a corso legale in Canada ma possono essere utilizzate per acquistare beni e servizi online o nei negozi che li accettano. Il Canada è stato abbastanza proattivo nel trattamento delle criptovalute, regolandole principalmente in base alle leggi provinciali sui titoli e ha introdotto entità che si occupano di valute virtuali ai sensi del Proceeds of Crime (Money Laundering) e del Terrorist Financing Act (PCMLTFA) già nel 2014. Nell’agosto 2017, i Canadian Securities Administrators (CSA) hanno emesso un avviso sull’applicabilità delle leggi sui titoli esistenti alle criptovalute e nel gennaio 2018 il capo della Banca centrale canadese le ha caratterizzate come titoli.
Messico
Nel 2018, con l’approvazione della legge per la regolamentazione degli istituti di tecnologia finanziaria (“Legge Fintech“). Sulla base della definizione della legge Fintech, le criptovalute potrebbero essere definite ai fini fiscali come beni immateriali o beni mobili, e non dovrebbero essere considerate contanti o valuta. La più recente comunicazione del 28 giugno 2021 delle principali autorità di regolamentazione finanziaria, in particolare la Banca centrale del Messico, ha stabilito che nessuna valuta virtuale è attualmente soggetta a regolamentazione, che non costituisce una valuta legale in Messico e non può essere offerta o scambiata da istituzioni finanziarie regolamentate messicane.
Argentina
In Argentina, le criptovalute come Bitcoin sono definite dalla Financial Information Unit (UIF) come una “rappresentazione digitale del valore che può essere scambiata digitalmente e fungere da mezzo di scambio; e/o un’unità di conto; e/o una riserva di valore, ma non ha corso legale in nessuna giurisdizione e non è né emesso né garantito da alcun governo o giurisdizione. Per il codice civile e commerciale argentino, le criptovalute, in quanto, rappresentazione digitale del valore, sono beni immateriali che possono far parte della proprietà di persone fisiche e giuridiche.
Brasile
Le criptovalute sono state definite per la prima volta nel maggio 2019, quando l’Ufficio federale delle entrate (Secretaria Especial da Receita Federal do Brasil – “RFB”) ha emesso una sentenza normativa (Instrução Normativa) Anche se le criptovalute e altri asset virtuali simili possono essere utilizzati privatamente come metodi di pagamento alternativi, sono classificati come beni o beni mobili. Anche se non sono considerati denaro e non esistono normative specifiche in materia, l’atteggiamento del governo nei confronti dei crypto-asset è sempre più positivo. Le autorità di regolamentazione stanno esaminando le tecnologie promettenti per l’impatto e la trasformazione sulla società, in particolare nel settore finanziario, ma non solo.
El Salvador
El Salvador si è affermato come un pioniere nelle criptovalute con la sua adozione nel 2021 di bitcoin come moneta a corso legale nel paese. Il presidente Nayib Bukele ha abbracciato completamente il bitcoin con la promessa di nessuna imposta sul reddito sulle criptovalute e prevede di costruire una città geotermica per cercare di attirare il mining di bitcoin. Il Fondo Monetario Internazionale ha esortato El Salvador a invertire la rotta, adducendo preoccupazioni per la stabilità finanziaria del Paese. Il passaggio allo stato di corso legale è ampiamente considerato un esperimento rischioso, con le agenzie di rating del credito che declassano i rating del debito del paese.
Colombia
La Sovrintendenza finanziaria della Colombia (SFC) ha praticamente proibito alle banche di fornire servizi finanziari alle società di criptovalute, le principali autorità del paese hanno affermato che le criptovalute non hanno corso legale e che le aziende non sono autorizzate a consigliarle o gestirle. Il quadro fiscale per le criptovalute non è chiaro e contraddittorio perché varie agenzie colombiane non sono d’accordo su come tassare le criptovalute. In primo luogo, l’entità fiscale colombiana considera Bitcoin e altre valute digitali come beni materiali. Al contrario, la SFC considera le criptovalute come beni immateriali, assoggettandole così alle imposte sul reddito. La Soprintendenza al Commercio, invece, ha dichiarato che le criptovalute sono considerate prive di valore.
Bolivia
Il governo boliviano ha vietato l’uso di criptovalute già nel 2014, nella convinzione che avrebbe facilitato l’evasione fiscale e l’instabilità monetaria. “È illegale utilizzare qualsiasi tipo di valuta che non sia emessa e controllata da un governo o da un’entità autorizzata”, ha affermato la banca centrale della Bolivia (BCB).
Europa
L’Europa è una delle poche giurisdizioni ad aver implementato una serie di proposte e regole standard che fungono da riferimento per i paesi membri. L’UE ha stabilito, infatti, piani per una specifica regolamentazione delle criptovalute nota come Markets in Crypto-assets (MiCA) per colmare il divario nell’ambito della regolamentazione delle criptovalute e mira a creare un quadro favorevole all’innovazione che non ponga ostacoli all’applicazione delle nuove tecnologie, garantendo nel contempo un approccio comune in tutto il mercato unico. Aumenterà inoltre il ruolo delle principali autorità di vigilanza finanziaria a livello dell’UE, come l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) e l’Autorità bancaria europea (ABE), in termini di controlli e coordinamento. Secondo la Corte di giustizia europea, Bitcoin e altre criptovalute funzionano solo come agenti di pagamento (nessun altro scopo che l’adempimento dei pagamenti). Ciò consente che la vendita e l’acquisto di criptovalute siano esenti dall’IVA all’interno dell’UE. Ogni transazione relativa all’acquisto o alla vendita di criptovalute è senza IVA.
Italia
Il diritto tributario italiano non prevede una normativa specifica per le criptovalute o le relative transazioni. L’Agenzia delle Entrate ha emesso diversi ruling fiscali relativi a casi specifici. L’autorità fiscale italiana qualifica bitcoin come valuta estera ed estende al bitcoin le norme fiscali italiane previste per questo caso. Nel febbraio 2022, l’Italia ha pubblicato nuove regole di antiriciclaggio (Anti Money Laundering, AML) per le società di criptovalute che delineano i requisiti di registrazione e segnalazione per i VASP in linea con le norme antiriciclaggio dell’UE e le linee guida del Gruppo di azione finanziaria (GAFI) per le società di criptovalute.
Germania
La “Legge di attuazione della direttiva di modifica sulla quarta direttiva dell’UE contro il riciclaggio di denaro” ha reso la Germania uno dei primi paesi al mondo a consentire alle istituzioni finanziarie (FI) di custodire criptovalute come un nuovo tipo di “servizio finanziario” incorporando nella legge bancaria tedesca. A partire dal 1 gennaio 2020, gli enti che desiderano offrire questo servizio devono richiedere l’autorizzazione a BaFin (l’Autorità federale di vigilanza finanziaria). BaFin classifica invece i Bitcoin come “unità di conto” ai sensi della legge bancaria tedesca, ovvero come unità di valore non denominate a corso legale, che è almeno paragonabile alla valuta estera.
Francia
Nel suo rapporto annuale 2011, Tracfin (l’unità francese di intelligence finanziaria incaricata di combattere la frode finanziaria, il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo) è stata la prima autorità nazionale a menzionare Bitcoin. La prima vera e propria regolamentazione francese sulla criptovaluta è arrivata nel gennaio 2014, quando la Prudential Supervision and Resolution Authority (ACPR), l’autorità di regolamentazione bancaria e assicurativa francese, ha discusso delle prime entità che ricevevano valuta legale per conto dei clienti in relazione all’acquisto o alla vendita di criptovalute. A partire dal 2019, il legislatore ha introdotto un regime fiscale particolare per le risorse digitali. Quando l’acquisto e la vendita di asset digitali vengono effettuati a titolo professionale, i guadagni sono soggetti all’aliquota progressiva dell’imposta sul reddito nella categoria degli utili industriali e commerciali
Regno Unito
L’incertezza normativa associata alle criptovalute ha spinto nel 2018 la Financial Conduct Authority (FCA) del Regno Unito (FCA), e la Bank of England a costituire una Task-force dedicata. Le normative nel Regno Unito consentono ai residenti di acquistare e vendere criptovalute, tuttavia, la vendita di derivati crittografici ai consumatori al dettaglio è stata vietata nel Regno Unito dalla Financial Conduct Authority (FCA) del Paese a partire dal 6 gennaio 2021. Nel Regno Unito, le tasse sulle criptovalute variano a seconda delle persone fisiche e delle imprese, come indicato da Her Majesty’s Revenue & Customs (HMRC) nel dicembre 2019.
Olanda
A differenza della maggior parte dei paesi membri, non esiste una tassa sulle plusvalenze in criptovalute nei Paesi Bassi. Piuttosto, le criptovalute sono tassate come una asset, se il valore imponibile dei tuoi beni (criptati e non) è superiore a 50.000 EUR, sei soggetto all’imposta sul patrimonio del 31%. L’imposta sul patrimonio viene riscossa sul rendimento presunto delle attività detenute, che è un rendimento percentuale fisso assunto dal governo, perciò Il reddito effettivo è irrilevante. Questo risulta diverso dai paesi che trattano le criptovalute come proprietà in quanto un guadagno viene tassato solo se l’attività è negoziata ed effettivamente realizzata.
Belgio
A partire dal 1 maggio 2022, tutte le persone giuridiche stabilite e operanti in Belgio che desiderano fornire servizi di cambio tra “valute virtuali e valute legali” devono registrarsi presso la Financial Services and Markets Authority (FSMA), l’autorità di regolamentazione finanziaria del paese. Le valute virtuali sono definite dalla BCE come “una rappresentazione digitale del valore, non emessa da una banca centrale, un istituto di credito o un istituto di moneta elettronica, che, in alcune circostanze, può essere utilizzata come alternativa al denaro”.
Portogallo
Nonostante abbia emesso avvertimenti sui rischi legati alle criptovalute, il Portogallo è ampiamente considerato il paese più cripto-friendly d’Europa. I guadagni ottenuti dall’acquisizione e dalla vendita di criptovalute, perciò , non sono tassati, mentre, le aziende che forniscono servizi relativi alla criptovaluta, d’altra parte, sono tassate sulle plusvalenze su una scala compresa tra il 28 e il 35%. Nell’aprile 2020, il governo portoghese ha pubblicato un piano d’azione per la transizione digitale che comprendeva 12 pilastri, il più importante dei quali era l’emancipazione digitale delle persone, la trasformazione digitale delle aziende e la digitalizzazione dello stato. Il piano ha anche stabilito un ambiente normativo flessibile per il test e lo sviluppo della tecnologia.
Spagna
Il governo spagnolo è stato molto cauto e conservatore riguardo alle criptovalute, poiché la legge spagnola è altamente protettiva dei diritti di investitori e consumatori. Nel 2021 la Commissione spagnola per i titoli e gli scambi, la Comision Nacional del Mercado de Valores (CNMV) e la Banca di Spagna hanno emesso una dichiarazione congiunta in cui avvertono i rischi e la volatilità associati alle criptovalute. Non esiste quindi una regolamentazione specifica sulle criptovalute in Spagna, tranne per il fatto che non possono essere trattate come moneta a corso legale, che è riservata esclusivamente all’euro come valuta nazionale.
Asia – Pacifico
Il contesto normativo nelle giurisdizioni dell’aera asia-pacifica sta maturando velocemente. Molte giurisdizioni, tra cui Giappone, Corea, Indonesia, Singapore, Thailandia, Hong Kong e Malesia, hanno tutte emesso linee guida e imposto requisiti di licenza per criptovalute e ogni giurisdizione si trova in una fase diversa. È significativo che la Cina continentale abbia vietato l’attività commerciale di criptovalute e Hong Kong che ha recentemente proposto una legislazione per vietare il commercio di criptovalute per gli investitori al dettaglio. Inoltre, molte giurisdizioni come Giappone, Corea, Tailandia, Hong Kong e Australia, stanno prendendo in considerazione le CBDC, la Cina è in prima linea, avendo già fatto i progetti pilota e implementato un CBDC, per un caso d’uso reale.
Australia
in Australia, tutte le criptovalute sono considerate proprietà dal punto di vista normativo. Nel dicembre 2021, l’Australia ha dichiarato che creerà un quadro di licenza per gli scambi di criptovaluta e considererà il lancio di un CBDC al dettaglio come parte di una revisione del suo settore dei pagamenti. Josh Frydenberg, il tesoriere, ha affermato che il governo inizierà le consultazioni all’inizio del 2022 per stabilire un quadro di licenza per gli scambi digitali, consentendo l’acquisto e la vendita di criptovalute da parte dei consumatori in un ambiente regolamentato.
Cina
La People’s Bank of China ha vietato alle istituzioni finanziarie di negoziare criptovalute nel 2013 e successivamente ha esteso il divieto a coprire gli scambi di criptovalute e gli ICO. Nel settembre 2017, infatti, le autorità di regolamentazione cinesi hanno continuato a vietare le Initial Coin Offering (ICO) affermando che l’uso di criptovalute come Bitcoin ed Ether per condurre ICO era una forma non autorizzata e illegale di finanziamento pubblico. Nel maggio 2021, il Comitato cinese per la stabilità e lo sviluppo finanziario, l’agenzia di regolamentazione finanziaria sotto il vicepremier Liu He, ha affermato che il governo cinese avrebbe “represso il comportamento di estrazione e scambio di bitcoin e impedito risolutamente il trasferimento dei rischi individuali alla società”. Sebbene le politiche aggressive contro le cripto-attività, la PBOC è impegnata nell’adozione della tecnologia blockchain ed è in prima linea nello sviluppo della valuta digitale della banca centrale, lo yuan digitale.
Hong Kong
La regolamentazione delle criptovalute di Hong Kong non è stata chiara negli ultimi anni. Il divieto cinese delle criptovalute ha causato disagio, con molte aziende fintech e criptovalute che hanno abbandonato o ridimensionato le operazioni nella regione. Nel gennaio 2022 l’Autorità monetaria di Hong Kong (HKMA) ha emesso due documenti: uno sulle stablecoin e un altro sui fondi negoziati in borsa legati alle criptovalute nelle quali Il bitcoin è definito come una merce virtuale e non a corso legale.
Indonesia
Nel 2019 l’Agenzia indonesiana di regolamentazione del commercio ha approvato il regolamento Bappebti n. 5/2019,94 che legalmente riconosce e regola bitcoin e altre criptovalute come commodities. La Bank Indonesia perciò vieta le criptovalute come strumento di pagamento ma consente loro di essere scambiate come merce. Nel 2020 il regolamento Bappebti n. 7/2020 ha definito le 229 criptovalute che saranno negoziate in Indonesia e i potenziali trader fisici di criptovalute e i trader fisici di criptovalute come piattaforme in cui i clienti può acquistare e vendere criptovalute.
Giappone
Il Giappone ha uno dei regimi normativi più progressisti e sviluppati per le criptovalute. Sono regolati dal Payment Services Act (PSA), che definisce la “criptovaluta” come un valore di proprietà e non una moneta a corso legale. Il PSA definisce “crypto-asset” come metodi di pagamento che non sono denominati in valuta fiat e possono essere utilizzati per pagare persone non specificate. Nell’aprile 2020, il Giappone è stato il primo paese a creare organismi di autoregolamentazione, la Japanese Virtual Currency Exchange Association (JVCEA) e la Japan STO Association. La JVCEA e l’Associazione STO promuovono la conformità normativa e svolgono un ruolo significativo nello stabilire le migliori pratiche e garantire la conformità alle normative.
Singapore
Nel 2019 la Corte commerciale internazionale di Singapore si è unita alla breve lista di giurisdizioni riconoscendo formalmente (per giurisprudenza o legislazione) che le criptovalute possono essere considerate proprietà. La Corte ha concluso che, nonostante la giurisprudenza suggerisca difficoltà nel conciliare le valute virtuali con la classica definizione di proprietà, la criptovaluta ha le caratteristiche fondamentali di immateriale proprietà, essendo una cosa di valore identificabile, nonostante non sia considerata a corso legale.
Sud Korea
Nel 2021, il volume totale degli scambi di criptovalute in Corea del Sud ha superato quello del mercato azionario nazionale. Le autorità di regolamentazione della Corea del Sud hanno adottato un approccio cauto nei confronti degli scambi e delle società di criptovalute. Nel novembre 2021, il comitato finanziario dell’Assemblea nazionale sudcoreana ha approvato di differire una tassa del 20% da prelevare sui profitti crittografici di oltre 2,5 milioni di won coreani (2.105 USD). Tutti i profitti guadagnati fino a questo valore saranno esenti da tassazione.
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Russa, Medioriente, Africa
In Africa la maggior parte dei paesi è ancora in fase di monitoraggio per quanto riguarda la tecnologia Blockchain e le criptovalute, solo pochi paesi hanno emesso delle linee guida e in molti di questi le criptovalute non sono riconosciute come valute. Il Sudafrica è il paese più vicino a inserire le criptovalute in un quadro giuridico delineato, mentre paesi situati nella parte nord come Marocco, Algeria e Libia li hanno banditi direttamente. La situazione risulta simili anche per i paesi più a Est, da una parte gli Emirati Arabi e l’Arabia Saudita sono intervenute a favore della diffusione delle cripto attività mentre in Russia e India, nonostante siano riconosciute e utilizzate come mezzi di pagamento, permangono ancora degli ostacoli al loro sviluppo.
Russia
Nel 2020, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato una legge che regola le transazioni di asset finanziari digitali. Secondo la legge, entrata in vigore il 1° gennaio 2021, le valute digitali sono riconosciute come mezzo di pagamento e investimento, tuttavia, queste non possono essere utilizzate per pagare beni e servizi. La Banca centrale russa ha avviato un programma pilota per lo sviluppo di una valuta della banca centrale digitale, il rublo digitale, allo stesso tempo si è fermamente opposta alle criptovalute. Nel gennaio 2022, la Banca centrale russa ha chiesto il divieto totale delle criptovalute all’interno del paese, citando i rischi posti dalla volatilità delle valute digitali sull’economia più ampia del paese. Tuttavia, la Russia ospita la terza industria mineraria di criptovaluta più grande del mondo dietro gli Stati Uniti e il Kazakistan, una contraddizione sconcertante che suggerisce che il generale disprezzo del governo per i rischi legati alle criptovalute non è condiviso da tutti.
India
Nel 2018 la Reserve Bank of India ha vietato il commercio di criptovalute e ha proibito alle banche indiane di trattare con gli scambi di criptovalute a causa di problemi di protezione dei consumatori, AML e integrità del mercato. Nel 2020, tuttavia, la Corte suprema indiana ha annullato il divieto e chiarito che non esiste alcun divieto. Nonostante le preoccupazioni diffuse, lo scetticismo e i precedenti divieti sulle criptovalute, l’India ha incoraggiato l’innovazione e l’uso della blockchain. Ha anche iniziato a lavorare su una CBDC sostenuta dallo stato, la rupia digitale.
Sud Africa
La South African Reserve Bank, la Financial Sector Conduct Authority (FCSA) e il National Treasury, insieme a un gruppo di lavoro intergovernativo sulla tecnologia finanziaria, hanno pubblicato piani per sviluppare un quadro normativo per la registrazione. La FCSA mira anche ad affrontare il modo in cui le criptovalute interagiranno con i servizi finanziari tradizionali e la stabilità finanziaria complessiva. Le criptovalute non sono considerate come valuta o proprietà in Sud Africa ma come beni immateriali.
Emirati Arabi
Gli Emirati Arabi Uniti sono considerati uno dei paesi crittografici più progressisti al mondo. La Financial Services Regulatory Authority (FSRA), l’autorità di regolamentazione finanziaria dell’Abu Dhabi Global Markets (ADGM), è diventata la prima autorità a emanare linee guida e regolamenti completi sullo svolgimento delle attività relative alle criptovalute. Nell 2020, la Banca centrale degli Emirati Arabi Uniti (CBUAE) e la Banca centrale dell’Arabia Saudita (SAMA) hanno pubblicato un rapporto sul loro sforzo congiunto durato un anno, intitolato “Progetto Aber: progetto congiunto di valuta digitale e contabilità distribuita”
Nigeria
I due principali regolatori finanziari in Nigeria vedono le criptovalute in modo diverso. La Banca centrale della Nigeria ha vietato alle banche e alle istituzioni finanziarie di trattare criptovalute. La banca centrale ha affermato che le criptovalute non sono regolamentate e non hanno corso legale. Nel frattempo, la Nigerian Securities and Exchange Commission (SEC) ha cercato di regolamentare gli investimenti in criptovalute sulla base del fatto che si qualificano come transazioni in titoli. La Banca centrale della Nigeria ha lanciato ufficialmente “eNaira”, la sua CBDC, il 25 ottobre 2021.
Arabia Saudita
Sebbene la Banca centrale saudita abbia avvertito il pubblico dei rischi associati alle criptovalute e che non hanno corso legale, il bitcoin è accettato dalle piccole imprese e dai commercianti e il governo ha adottato finora un approccio normativo molto leggero. Le criptovalute giocheranno sicuramente un ruolo importante nello sforzo a lungo termine del paese per diversificare la sua economia e diventare un hub di innovazione: “Saudi Vision 2030”.
Egitto
Il governo egiziano ha vietato il commercio di criptovalute nel 2018 a causa di decreti religiosi secondo la legge islamica. Nonostante il divieto, diverse piattaforme di trading di criptovalute internazionali hanno registrato una crescita significativa degli utenti nel paese negli ultimi anni. La Banca Centrale d’Egitto ha citato l’importanza dell’articolo 206 della Legge sulla Banca Centrale e sul Sistema Bancario promulgata dalla Legge n. 194 del 2020. La legge vieta l’emissione, il commercio, la promozione, le piattaforme e altre attività legate alle criptovalute.