Sabino Cassese racconta la storia elettorale d’Italia tra rappresentanza politica, suffragio universale e ruolo dei partiti

Che cos’è la rappresentanza politica? Questa è la domanda a cui ha cercato di rispondere il giurista Sabino Cassese a Più Libri Più Liberi in un incontro moderato e introdotto dall’editorialista del Corriere della Sera Fubini.
Cassese, ripercorrendo rapidamente la storia elettorale d’Italia con i vari sistemi di voto dall’Ottocento a oggi, ha discusso con Fubini e col pubblico in sala facendo luce su alcuni dei concetti più abusati e meno compresi delle democrazie moderne come “rappresentanza”, “elezioni”, e “sovranità popolare”, rileggendoli sullo sfondo dell’attuale situazione politica italiana.
Rappresentanza e partecipazione politica
Fubini inaugura l’incontro presentando il libro di Cassese Il popolo e i suoi rappresentanti in cui l’autore traccia una panoramica dell’evoluzione dei sistemi elettorali attraverso una serie di saggi di personalità di primo piano della storia italiana: Spaventa, Orlando, Sonnino, Croce, Giolitti.
Cassese entra così subito nel vivo dell’argomento passando dalla storia all’attualità e spiegando alcuni grandi equivoci dietro al significato di un termine di vitale importanza per ogni democrazia: “rappresentanza“. Quando noi ci rechiamo in cabina elettorale non facciamo alcuna scelta, ma ci limitiamo ad approvare o a non approvare dei nomi che precedentemente sono stati scelti da altri e questa non è rappresentanza. A tal proposito viene citato il saggio di Emanuele Orlando del 1889: “l’elezione non è delegazione di poteri ma designazione di capacità“. Da qui si entra nel cuore dell’intero intervento e nel problema che attanaglia le moderne democrazie: la necessità di bilanciare il suffragio universale con quella di avere una classe politica competente e capace.
Tra gli altri equivoci linguistici che vengono evidenziati da Cassese c’è il ruolo del Parlamento (in cui, appunto, si dovrebbe parlare). I parlamentari oggi invece hanno smesso di cercare il dialogo tra di loro per rivolgersi sempre più spesso al pubblico. In questo contesto, in cui è assente un dialogo costruttivo che possa permettere alle varie forze politiche di giungere ad un compromesso, viene meno la capacità di convincere e farsi convincere.
Fubini ha potuto così citare un altro saggio del libro, quello del 1882 di Spaventa, in cui viene evidenziata la differenza tra le due anime della politica, quella collettiva e quella egoistica. Un argomento molto attuale in quanto oggi gli esponenti dei vari partiti si rivolgono ai vari elettori come individui, promettendo vantaggi personali come l’abbassamento delle tasse, e non come una collettività.
Cassese passa dunque ad esaminare il senso della parola “dovere” intesa come obbligo a partecipare attivamente alla vita politica della collettività. Cosa che accade sempre meno come fotografa il dato sull’affluenza alle urne, perennemente in calo dal secondo dopoguerra a oggi.
Questa scarsa affluenza è data sia da una scarsa offerta politica (oggi mancano dei chiari programmi politici e le campagne elettorali sono perlopiù incentrate sulle personalità individuali dei leader di partito) che da una alienazione della società rispetto allo Stato (l’ISTAT ha infatti mostrato che solo il 14% della popolazione partecipa attivamente alla politica contro il 70% che partecipa passivamente).
Politici, tecnici e partiti
Ed è proprio sulla questione dell’offerta politica che Fubini cita Sidney Sonnino: “la scelta del deputato non è solo per capacità ma è anche scelta di interessi“. Una frase esplicativa che apre al dibattito sempre attuale, soprattutto in Italia, tra politici e tecnici in quanto il ricorso a questi ultimi, soprattutto in tempi di crisi, potrebbe sottintendere che gli eletti non siano competenti.
Su questo problema Cassese ha sottolineato il problema di incrociare il diritto universale di voto con la competenza necessaria alla classe politica per governare. Un problema particolarmente sentito in Italia dove ci sono milioni di cittadini analfabeti, analfabeti funzionali o analfabeti di ritorno e in cui tutti gli indicatori mostrano un livello di istruzione tra i più bassi d’Europa.
Anche la formazione politica è andata progressivamente scemando da quando i partiti con le loro sezioni locali e i loro organi hanno perso questa funzione. Il risultato è ovviamente una classe politica poco preparata e poco formata. Oggi i partiti non hanno più una funzione di mediazione tra la società civile e lo Stato ma si sono ridotti a essere il piedistallo del leader in processo di verticalizzazione del potere sempre più accentuato.
Su queste basi si corre il rischio di una crescente disaffezione degli italiani nei confronti della politica e della democrazia per via delle sempre crescenti narrazioni a cui sono esposti dai media. E Cassese ha concluso l’intervento proponendo l’unica soluzione da contrapporre al potere delle narrazioni: l’istruzione.