Un papà da festeggiare

Quando si è bambini in un’età compresa tra i primi mesi e i 7/8 anni, ci sono molteplici emozioni che rappresentano sempre delle nuove scoperte, capaci di regalare sul proprio viso un sorriso sincero e spesso, una risata ricca e piena.
Ciò accade frequentemente soprattutto quando si entra in un contatto fisico con i propri genitori: una carezza data su una guancia, un abbraccio sincero, una manina stretta in un’altra decisamente più grande, ma protettiva e sicura. Capita anche che questi gesti diventino prioritari per il bambino in questione, talmente importanti e preferibili ad altri, che si abbandonano giocattoli e divertimenti per un po’ di affetto con mamma e papà.
Crescendo, tutto questo si perde: nella maggior parte dei casi, le persone si dimenticano di quanto quei piccoli gesti di cui sopra siano importanti, perché donano quel calore anche solo momentaneo, che può aiutare ad affrontare le cose belle e soprattutto quelle brutte; o magari tali gesti diventano incredibilmente imbarazzanti, solo perché si è in un’età adulta e allora si rifuggono, non si fanno più capitare a costo di ritrarsi da qualsiasi contatto fisico. Chi più, chi meno.
Quando poi si parla di bambine, capita di passeggiare per strada e di incrociare un papà che tiene stretta nelle sue “manone” la propria figlia piccola: ma quello che più colpisce è lo sguardo di quest’ultima, spesso rivolto verso il padre, che risulta di totale adorazione. Ed è quello stesso sguardo che poi diventerà proprio del papà, quando vedrà la propria figlia andare via di casa perché agli inizi della propria vita indipendente o ancor di più, quando lo dovrà accompagnare all’altare.
Il 19 marzo cade la festa del papà e anche in questo caso ci sono molteplici figure (nella letteratura, come nel cinema) che ci hanno fatto apprezzare sempre più questa figura: il Signor March per le sue Piccole Donne, il dolce Papà Gambalunga, ma anche l’astronauta Cooper per la figlia Murphy (dal film di Christopher Nolan “Interstellar”).
Facendo un salto ai tempi più recenti, la BBC ha realizzato una trasposizione del romanzo “Bambini nel tempo” dello scrittore inglese Ian McEwan, che vede la sua prima pubblicazione nel 1987: ad interpretare i due genitori, protagonisti quasi per intero della storia, l’attore Benedict Cumberbatch e l’attrice Kelly Macdonald.
La storia è a tinte un po’ cupe, proprio perché va a toccare una della più grosse tragedie che possano colpire una famiglia: il rapimento della propria figlia, Kate, di appena quattro anni. Il papà Stephen era con lei al supermercato, la teneva saldamente per mano, l’ha persa di vista solo nel momento in cui è stato costretto ad usare le mani per pagare.. e la bambina è sparita.
Questo segnerà una profonda rottura nella coppia: Julie che incolpa costantemente il marito Stephen di essere stato lui il vero colpevole di questa tragedia e Stephen stesso (che per sua natura lavorativa conosce bene i bambini: infatti è autore di libri per bambini di successo) che affronta tale dolore rifugiandosi nei molteplici tentativi per ritrovare la figlia e successivamente nel lavoro e nell’alcool.
Un papà controverso, che viene abbandonato dalla moglie nel momento del maggiore bisogno, che allo stesso tempo non si rende di tutto quello che lo circonda: la bipolarità del suo migliore amico nonché editore, il rapporto con i suoi genitori, le visioni che ha di sua figlia, mentre camminava per mano a lui.
Una storia che fa riflettere profondamente su quale sia il complicato ruolo dei genitori nella normalità e anche quando la vita ci pone di fronte delle grosse difficoltà. Un papà (e una mamma) da festeggiare comunque ogni giorno, non solo il 19 marzo.
Rebecca Cauda