Vuoi essere moderno? Leggi un classico!

La lettura è un passatempo, dicono. In essa si possono ritrovare alcuni elementi della propria vita, quindi questo già può voler dire che tanto un hobby non è. Perché è pur sempre vero che se nella lettura di un libro ci si perde e si riesce ad alleggerire il cervello, allora la distrazione arriva e risulta gradevole.
Ugualmente, è altrettanto vero che se in un romanzo ritroviamo alcuni episodi dolorosi o tristi della nostra vita, la prima cosa che ci viene voglia di fare è prendere il libro e lanciarlo forte contro la prima parete che abbiamo davanti.
La domanda dunque sorge spontanea: cosa sia davvero la lettura. Giustamente non si può trovare una risposta univoca, oggettiva, valida per me / per te / per tutti; perché come tutti le Arti, anche questa è molto soggettiva e dunque diventa assai difficile darle una singola definizione.
Comprovato è certamente, e senza ogni dubbio, che purché priva di definizione da Enciclopedia Treccani, la lettura rappresenti una metodologia per alienarsi dal resto del mondo e staccarsi dalla quotidianità: per ovviare all’annoso problema di incappare in un’identificazione al negativo, ci sono indubbiamente dei generi che possono aiutare a non “scivolare” e a rimanere comunque con i piedi appoggiati (anche solo con le punte) per terra.
Un esempio di genere, è sicuramente quello rappresentato dai grandi classici. Anche volendo non essere d’accordo, c’è un sentimento comune che prende insieme tutti quanti in un grande abbraccio: i tomi pesanti nello zaino li abbiamo avuti tutti quando andavamo a scuola (specialmente al liceo), che ci spezzavano la schiena e che causavano i migliori colpi di sonno a casa, quando il docente di turno ci chiedeva di leggere “fino a quel capitolo”.
Insomma, fino ai 30 su per giù rappresentano una barbosità infinita. Poi per caso, passando in una libreria o in una biblioteca, lo sguardo coglie tra gli scaffali una copia di “Cime Tempestose” o di “Madame Bovary” oppure ancora “Moby Dick”, ma anche “Orgoglio e pregiudizio” come tanti altri. Risfogliandoli, magari capita di iniziarli nuovamente e, a distanza di parecchi anni, ritrovarsi catapultati in un universo che si era dimenticato.
Di questo e di molto altro si parlerà lunedì 5 marzo alle ore 18, presso il Circolo dei Lettori di Torino (in Via Bogino 9) con due interlocutori d’eccellenza. Un attore di teatro di fama mondiale come Gabriele Lavia e una scrittrice torinese DOC come Paola Mastrocola. “Se vuoi essere contemporaneo, leggi i classici”: un titolo accattivante, che incuriosisce proprio per la sua particolare contraddizione interna.
Un romanzo classico può aprire la mente molto più della narrativa contemporanea, proprio perché gli scrittori dell’800 (ma anche di periodi precedenti) erano già in grado di descrivere alcune situazioni che ad oggi si ripresentano, solo con un contorno lievemente diverso. Durante l’incontro, l’attore cercherà di dimostrare al suo pubblico, tramite un dialogo con la scrittrice Paola Mastrocola, che la lettura di un romanzo un po’ vecchietto rappresenti per noi ancora un bisogno, perché può davvero salvarci.
Salvarci dalla mediocrità delle persone che ci circondano ogni giorno, dall’asfissia psicologica e sociale, dalle paturnie giornaliere. Questo perché i romanzi di cui sopra rappresentano sempre delle storie che parlano di noi, delle nostre cattiverie e delle maldicenze, ma anche della nostra bellezza e della nostra capacità di meravigliarci. Sono gli autori del passato a essere i veri rivoluzionari della storia, perché hanno la capacità unica di rivoltarci dal di dentro e di farci provare delle forti emozioni. Benché la lettura di un romanzo classico non sia affatto semplice, perché spesso sono ricchi di descrizioni paesaggistiche e storiche, dunque non così scorrevoli, vale la candela tentare un approccio meno scolastico e più quasi curativo. Perché leggere può rappresentare un passatempo, ma può allo stesso darci delle risposte a delle domande che nemmeno pensavamo di poterci porre.
Rebecca Cauda