“L’Ara com’era”, la suggestiva mostra interattiva al Museo dell’Ara Pacis
“Quando tornai a Roma dalla Gallia e dalla Spagna, il Senato decretò che si dovesse consacrare un’Ara alla Pace Augustea presso il Campo Marzio, e ordinò che in essa i magistrati, i sacerdoti e le vergini Vestali celebrassero ogni anno un sacrificio”.
Questo è quanto ci viene tramandato dallo stesso imperatore Cesare Augusto nelle sue Res Gestae divi Augusti, opera in atti redatta da Augusto prima della sua morte e riguardante le imprese compiute durante la sua carriera politica. Il testo, che rappresenta il lascito spirituale e materiale dell’imperatore romano, svela la nascita dell’altare come consacrazione del potere di Augusto in seguito alla lunga serie di vittoriose campagne intraprese nei territori a nord delle Alpi, con assoggettamento dei Reti e dei Vindelici, alla visita in Spagna finalmente pacificata e alla fondazione di nuove colonie.
Rivivere i fasti dell’impero romano è oggi fattibile grazie ad un’esperienza immersiva e sensoriale resa possibile grazie all’utilizzo di particolari visori AR (Samsung Gear VR). La mostra “L’Ara com’era”, che ha preso il via lo scorso 14 ottobre presso il Museo dell’Ara Pacis sito in Lungotevere in Augusta, può essere considerata il primo racconto in realtà aumentata e virtuale nonché il primo intervento sistematico di valorizzazione del patrimonio culturale di Roma.
La visita, che è in grado di coinvolgere contemporaneamente più canali percettivi, è da ritenersi unica nel suo genere: gli spettatori sono chiamati a rendersi partecipi della narrazione attraverso una serie di gesti e azioni che li catapultano in un mondo popolato di personaggi intenti a celebrare il sacrificio. L’applicazione AR riconosce la tridimensionalità dei bassorilievi e delle sculture, rendendo magicamente possibile la fusione tra elementi virtuali ed elementi visibili e contribuendo, in maniera efficace e trascinante, alla buona riuscita dello spettacolo interattivo.
Com’è strutturata la mostra?
Il percorso è suddiviso in 9 punti di interesse (POI): i primi due punti (POI 1 E 2), che hanno inizio davanti al plastico ricostruttivo del Campo Marzio Settentrionale, sono rappresentati da una scena immersiva a 360° che conduce gli spettatori indietro nel tempo, facendoli muovere nel Campo Marzio, planare sull’Ara Pacis e assistere alla scena del sacrificio, interpretato quest’ultimo da veri attori.
I punti successivi sono una descrizione in 3D delle facciate scultoree che compongono il recinto rettangolare esterno all’altare (in marmo di m. 11,65×10,62). Il recinto, all’interno del quale è situato l’altare vero e proprio, presenta due registri decorativi differenti: vegetale quello inferiore, decorativo quello superiore. La zona inferiore, costituita da bassorilievi a soggetto vegetale tra i più grandi mai realizzati nel mondo classico, è identica su tutti e quattro i lati e rappresenta lo sviluppo di un’unica pianta che trae origine da un ceppo di acanto centrale. La struttura complessa che anima il fregio, e che è costituita da decine di differenti specie vegetali in continua metamorfosi, si imposta su una logica di sviluppo spiraliforme, che oggi potremmo definire “frattale”, e che va a ordinare un movimento naturale altrimenti caotico. La ricchezza e la varietà che caratterizzano il fregio a girali si accompagnano ai simboli di vittoria delle palmette affiancate ai cigni in volo, uccelli sacri ad Apollo, nome tutelare di Augusto. La parte superiore si presenta invece più varia ed è costituita da bellissimi rilievi, questi ultimi da sempre considerati luoghi privilegiati per veicolare l’ideologia ufficiale di un regime politico. I quattro pannelli sui lati aperti del recinto ritraggono immagini devozionali narranti i miti di fondazione (Enea nel Lazio che sacrifica ai Penati; il ritrovamento di Romolo e Remo alla presenza del padre Marte) e la missione universale di Roma (Venere genitrix o Tellus con i suoi doni; la dea Roma seduta sulle spoglie dei vinti). Sui lunghi lati sono ritratti e riconoscibili in processione i protagonisti della classe dirigente romana, molti dei quali con lo stesso atteggiamento composto, misurato e sobrio che Augusto intendeva imporre pubblicamente, nonché sacerdoti e un gruppo di donne e bambini nel quale si identifica la rappresentazione delle vedove della famiglia reale.
Ciò su cui siamo portati a riflettere all’indomani di questa speciale esperienza multisensoriale, accompagnata dalle voci di Luca Ward e Manuela Mandracchia, è che, a distanza di secoli, l’Ara Pacis Augustae conserva ancora intatto il fascino che deve averlo caratterizzato in origine.
Luogo
Museo dell’Ara Pacis
Orario
L’iniziativa è stata avviata il 14 ottobre 2016
dal 31 marzo al 15 aprile:
venerdì: dalle 20.15 alle 24.00
sabato: dalle 20.15 alle 00.45
dal 21 al 30 aprile:
da domenica a venerdì: dalle 20.15 alle 24.00
sabato: dalle 20.15 alle 00.45
dal 2 maggio al 1° novembre: da domenica a giovedì dalle 20.45 alle 23.00 (ultimo ingresso alle 22.00)
venerdì e sabato: dalle 20.45 alle 24.00 (ultimo ingresso alle 23.00)
Ultimo ingresso: un’ora prima dell’orario di chiusura
Biglietto d’ingresso
Intero € 12,00
Ridotto € 10,00
Per ulteriori informazioni: http://www.arapacis.it/mostre_ed_eventi/eventi/l_ara_com_era