Piramidi e Cupole ieri, oggi Grattacieli

Sospesa tra terra e cielo, mi sto godendo grazie ad un mentore di eccezione, Vincenzo Turini, l’ingegnere che ha partecipato attivamente alla realizzazione del progetto, uno dei “segni” più significativi del nostro contemporaneo, il grattacielo Intesa Sanpaolo .
Torino si offre maestosa al nostro sguardo che spazia libero, dalla Sagra di San Michele al Monviso, il Monte Rosa, la Mole, il Po e il brulichío del traffico nelle arterie sottostanti.
Sono all’interno di un capolavoro architettonico, una sfida alla statica, e non solo, una delle tante che Renzo Piano ha raccolto e vinto. La sua “scultura” si staglia a Cit Turin per l’esattezza uno dei quartieri storici di Torino, accanto alla stazione di Porta Susa.
Architettura pittura scultura, ritorna qui attualissimo il pensiero che Michelangelo impresse nelle tre ghirlande intrecciate simbolo da allora dell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze, la più antica d’Europa di cui lo scultore fu appunto il primo Accademico. Interessante la coincidenza che l’Accademia e la Compagnia di San Paolo siano state entrambe fondate nel 1563.
La Committenza di questo “gigante” si deve alla volontà di Intesa Sanpaolo di creare la propria sede, in aperto dialogo con la Città. L’istituto oculatamente guidato negli anni, dimostra ogni giorno di più la solidità delle proprie costruzioni, finanziare o fisiche poco importa. L’iter non è stato certo semplice. Il progetto del grattacielo fu oggetto di fortissime contestazioni, anche perchè avrebbe cambiato lo skyline di Torino. Per questo si è poi ritenuto di contenerne l’altezza al di sotto di quella della Mole Antonelliana, quindi non più gli originari 200 mt iniziali ma 166,26.
Ingegno e tecnologia sono qui i protagonisti assoluti. La progettazione e realizzazione ha visto convergere le risorse di alcune tra le aziende italiane più qualificate al mondo e una trentina di studi professionali. Inoltre il cantiere è stato l’equivalente di una scuola di alta formazione per 35 ingegneri neo laureati. Lascio all’immaginazione cosa dev’essere stato il solo coordinamento tra tutte queste realtà.
Il grattacielo è unico al mondo per innovazione architettonica, date le tecnologie applicate di assoluta innovazione tra cui non posso fare a meno di citare l’autoregolazione interna della luce che si modula sulla luce naturale e il numero delle persone, le facciate con la doppia pelle a lamelle di cristallo apribili, l’alimentazione geotermica e da fonti rinnovabili, la totale mancanza di emissioni inquinanti e i riciclo dell’acqua piovana fino all’ultima goccia. Renzo Piano afferma che gli architetti hanno come massima fonte di ispirazione la fragilità della terra. E gli possiamo credere.
Otto le colonne, delle originarie sei, fortemente rastremate verso l’alto, scaricano il peso dell’imponente struttura nata per ospitare il centro direzionale e gli uffici per circa 2000 persone, che è stata concepita per essere parte integrante della città, e lo è veramente per una serie di contenuti a disposizione della Collettività: la hall del PT aggiunge alla sua precipua funzione di smistamento quella di piazza coperta mettendo in comunicazione il Giardino Grosa, che ha ritrovato così la sua vitalità, e il Palazzo di Giustizia con corso Inghilterra.
La sezione interrata, oltre ai locali tecnici, ospita il giardino ipogeo, una passione dell’architetto quasi una sua firma come i boccaporti che sono una citazione sempre presente, l’ asilo nido e il ristorante aziendale, mentre tre livelli sono destinati a parcheggi molto capienti. Anche l’ auditorium può cambiare la sua morfologia, trasformandosi all’occorrenza in sala aperta al pubblico per conferenze, concerti ed esposizioni.
Il 31° piano poi è un laboratorio per l’innovazione e la ricerca. Un ulteriore spazio per i visitatori infine è ubicato “tra le nuvole” , parlo della serra bioclimatica di 15.000 mq suddivisa su 3 livelli: il tetto/ giardino con ristorante panoramico al 35° piano, una sala esposizioni al 36° e una caffetteria al 37°. La vista dal perimetro che li contiene è impagabile oltre che per il panorama per gli arbusti e le piantagioni presenti, tra cui lavande, eucalipti, acacie, che contribuiscono al mantenimento del clima temperato all’interno dell’ambiente.
Il concorso che ha proclamato questo progetto vincitore ha chiamato a raccolta il fior fiore della progettazione mondiale, parlo di Hiroshi Hara di Tokyo, di Carlos Lamela di Madrid, Daniel Liebeskind di New York, lo Studio Mvrdv di Rotterdam e Dominique Perrault di Parigi. Difficile scegliere sicuramente ma a favore di Piano ha indubbiamente giocato la sua scelta, a differenza degli altri progettisti, di inserire l’auditorium all’interno del grattacielo, a 6 piani da terra, e ben individuato all’esterno da un fascione bianco che corre tutt’intorno all’edificio.
Tutti i possibili e impensabili accorgimenti hanno trovato qui l’optimum per esprimersi, e per questo il grattacielo Intesa Sanpaolo, progettato da Renzo Piano Building Workshop, ha ottenuto riconoscimenti a livello mondiale come il LEED PLATINUM attribuito dal Green Building Council,
Il premio ArchDaily Building Of the Year 2016 per la categoria uffici, assegnato in seguito ad una votazione tra gli oltre 3 mila progetti presentati da ArchDaily, il sito web di Architettura più visitato al mondo, a cui hanno partecipato 55.000 utenti. Che altro dire se non il mio caloroso invito a passeggiare all’interno di questo libro aperto di storia dell’architettura che ormai ospita eventi sempre interessantissimi. Appena concluso Sharing Italy apre la Biennale della Democrazia.