ELISA CORSINI | Una nuova sfida al CAMeC di La Spezia
Il temperamento di una Bradamante, Elisa Corsini procede indomita con la stessa passione di sempre la strada intrapresa con decisione fin dall’adolescenza. Tenace e determinata questa ragazzina di trenteccetera anni è sempre pronta ad accogliere nuove sfide, come questa lanciatale dal CAMeC che l’invitata a realizzare una mostra antologica del suo cospicuo operato.
Predilige il bronzo e la terracotta, le radici classiche molto forti, le sue sculture sono molto “etrusche” dal momento che da una parte ama colorarle e dall’altra inserisce l’iconografia e le proporzioni proprie del popolo di Mastarna. Studiosa ed appassionata di archeologia, la sua ricerca è improntata all’uso di un lessico classico metabolizzato da quello del contemporaneo, in un dialogo continuo e armonioso grazie ai parametri della civiltà di cui siamo orgogliosamente figli.
Quale militante dell’arte, che mi ha catturato da che mi ricordo, non posso non riconoscere a questa artista che ha fatto della scultura il suo media, uno stile personalissimo, inequivocabile, lei che sa mediare il proprio amore per l’archeologia e la mitologia, grazie ai colori e alle forme che sanno far risuonare la cetra del dio Pan.La sensazione che mi trasmette è che finalmente qualcuno abbia assimilato la grande verità “Γνώθι σαυτόν” scolpita a caratteri cubitali sul frontone del tempio di Delfi.
Elisa Corsini si conosce, sa che il suo percorso di vita combacia con la sua ricerca artistica. È felice in studio o quando studia come realizzare al meglio le sue idee, perché è tutt’uno con il suo fare, e sa cosa fare, e vuole tenacemente fare. È il suo Daimon che glielo impone.Ben venga l’omaggio che il CAMeC le dedica accogliendo la sua storia, che è la storia della scultura contemporanea della Città.
Un’antologica che raccoglie tre dei momenti più significativi della sua ricerca artistica: le Forme astratte, i lavori sui Miti e sugli Etruschi, i Nidi e le Trappole. La formazione accademica propedeutica al suo fare le permette di spaziare dai volumi morbidi e sinuosi, forse solo suoi o forse ispirati ad altri, ma so ormai che le idee si librano nell’aere e che sono captabili se le “antenne sono sintonizzate” in certi momenti particolari.
Calder e Melotti ad esempio, che non si conoscevano minimamente, hanno sviluppato una ricerca molto simile nei contenuti, così come Elisa Corsini in sintonia con il sentire di Arp, Brancusi e Moore, è riuscita ad esprimere la forma nello spazio con la sola forza del valore espressivo della materia, la cui forza si sprigiona intatta dal piccolo al grande, al monumentale.
A questa che è la prima sezione della mostra segue quella dedicata alle opere di ispirazione etrusca. Fu il suo trasferimento in Toscana l’occasione per avvicinare questo straordinario e raffinatissimo popolo che all’interno di ogni lucumonia viveva la parità tra i sessi, e che ci ha lasciato l’arco, l’ingegneria idraulica, il culto dei morti, e quei saperi tecnici cui i romani attinsero poi a piene mani.
Affascinata dalla loro storia, dalla loro raffinata civiltà, dalla loro magia, si esprime in opere che non sono mai mere citazioni ma sensazioni evocative, lievi e precise che pescano molto dalle emozioni dell’infanzia, il mondo segreto di ogni artista nel senso vero del termine. Sono sculture le sue fatte di aria, parte integrante e dialettica della materia che a sua volta individua lo spazio in cui sembrano muoversi, e che al contempo le compenetra e definisce.
È proprio il paesaggio dell’Etruria a fornire spunti creativi, cosi le colline toscane sono le linee ondulate che nascono dalle sue mani, gli alberi forme flessuose con tronchi di bronzo e chiome di marmo, gli animali e le piante, mentore Pietro Consagra, sono bidimensionali.
La mostra si conclude invitando il visitatore ad entrare nel suo studio, il luogo delle sperimentazioni, dove la sua insaziabile curiosità trova sfogo. È questo lo spazio più intimo e creativo dell’artista, qui più che ricostruito evocato, con l’esposizione delle opere recenti e degli schizzi, gli immancabili disegni preparatori che precedono e anticipano le realizzazioni plastiche. Si fa strada una preponderante presenza polimaterica, il ritorno a un astratto dalle forme nuove – talvolta aperte e collocabili nello spazio liberamente – e un senso del “monumentale” che ha un sapore di eterno.