«Solo l’amore mi interessa.» A Roma una mostra per raccontare Marc Chagall
Dopo la fortunata mostra su M. C. Escher il Chiostro del Bramante ospita fino al 26 luglio 2015 l’esposizione Chagall. Love and life, curata da Ronit Sorek e composta da circa 140 opere provenienti dall’Israel Museum di Gerusalemme.
Dall’approccio intenzionalmente biografico, le otto sezioni della mostra si snodano in un percorso che riesce a far conoscere lo Chagall meno noto dei lavori grafici, dei disegni, delle acqueforti e delle gouache. È il caso, per esempio, delle rappresentazioni delle Anime morte di Gogol’, realizzate dall’artista russo nel 1948, o delle illustrazioni per le favole di La Fontaine. Risalta significativamente, in una sezione interamente dedicata, il ciclo delle illustrazioni della Bibbia: fonte d’ispirazione artistica e spirituale molto cara a Chagall, «la più grande radice della poesia», in cui si esprime non soltanto il forte legame dell’artista alla tradizione ebraica, ma anche il vivo interesse a far convivere manifestazione e contenuto, fedeltà e creatività. La profonda conoscenza delle Scritture non sembra escludere la possibilità di una partecipazione tutta personale e di un’indipendenza rispetto all’iconografia tradizionale: Chagall restituisce una visione dei testi e della cultura sacra in cui mai l’uomo viene decentrato o trascurato.
Questa capacità interpretativa è il segno sotteso all’originalità che pervade tutte le opere: la capacità di accogliere, trasformare e poi rendere ciò che l’artista vede. Si intuisce allora tra le tele, le litografie e le citazioni tratte da Ma vie la stessa ampiezza celebrativa del rapporto con la patria russa, con Vitebsk, con le feste e i simboli della tradizione ebraica, con la natura e con l’arte, i pittori della storia e del suo tempo, con la letteratura e l’amore, l’amata moglie Bella Rosenfeld.
È così che poesia e realtà, stupore e dolore convivono in una vasta produzione capace di emozionare e far pensare. Ed è anche così che l’apparente stravaganza della resa grafica e pittorica di forme e colori può non essere considerata, per primo dallo stesso Chagall, come il risultato di un moto surrealista: «Dov’è che andiamo? Cos’è quest’epoca che canta inni all’arte tecnica, che fa del formalismo un Dio? Che si renda grazie alla nostra follia! Un bagno espiatorio, una rivoluzione delle basi, non solo della forma. Non dite che sono bizzarro. Al contrario: sono realista. Amo la terra!»
L’amore per la terra di cui Chagall scrive è l’amore per il mondo e per la vita; se questo assume i tratti, come più volte evidenziato nell’itinerario espositivo, di un amore e di un sentimento «universale», non si deve tuttavia cedere all’impressione di una facile pacificazione. È vero che il legame con la donna amata e con la patria rimpianta si aprono ad una visione positiva d’insieme dell’universo, ma è vero altrettanto che Chagall ama e ritrae proprio sua moglie, i suoi amici, il suo paese natio, senza celare timori: «L’essenziale è l’arte, la pittura, una pittura diversa da quella che fanno tutti. Ma quale? Dio, o non so chi altro, mi darà la forza di soffiare nelle mie tele il mio respiro, il respiro della preghiera e della tristezza, la preghiera della salvezza, della rinascita?»
L’ultima sezione della mostra, dedicata al tema degli innamorati (che pure in questa esposizione romana non pare predominante in confronto alla produzione grafica) sono un florilegio di maestria tecnica e capacità allegorica, di evocazione estatica e sensualità emotiva, fisica.
L’esaltazione dell’effetto fiabesco delle opere, dell’idillio dei sensi frutto dei colori intensi — sostenuti da buona parte della critica — possono apparire inopportuni se non si colgono contestualmente i riferimenti storici e culturali che Chagall stesso ricorda; così come è semplificatorio ricordare la joie de vivre caratteristica dello sguardo dell’artista russo senza considerare un elemento nostalgico presente nell’esperienza e nella produzione.
Ciò di cui Chagall offre certa espressione è invece la convinzione che «l’amore per tutte le cose del mondo è la cosa più importante» perché si tratta di un amore interamente donato, che dentro ad ogni particolare si può rintracciare. «Mio è il suo silenzio, miei i suoi occhi», scrive di sua moglie. Così i due innamorati della Coppia di amanti trovano spazio in un grande mazzo di fiori, che Chagall afferma essere il più grande dei regali. E il più grande dei regali dà dimora all’amore.
Informazioni
Chagall. Love and life
16 Marzo–26 Luglio 2015
Roma, Chiostro del Bramante
Aperture:
Tutti i giorni dalle 10:00 alle 20:00
Sabato e domenica dalle 10:00 alle 21:00
Tel.: 06916508451
Sito web: http://chiostrodelbramante.it/info/marc_chagall_love_and_life/
Emanuela Tangari
6 aprile 2015