Tamara de Lempicka e la sua Art Decò a Torino
Torino e il grigiume costante, che tanto è distante dal quadro dipinto da Manet “Colazione sull’erba”, dove predominano colori accesi: dal verde delle piante, all’azzurro dell’acqua, al bianco dei vestiti. Il capoluogo Piemontese presenta dei colori che ricordano vagamente una costante influenza: poco verde, poco azzurro, molto grigio topo e bianco latte, le tonalità di chi si è appena affacciato alla finestra dopo essere stato a letto una settimana con una temperatura oscillante tra i 38 e 39° centigradi. Ma questa città decide, saltuariamente, di provare a scrollarsi di dosso questo mantello triste, ad esempio ospitando una mostra ricca di opere interessanti, come quella dedicata all’artista Tamara de Lempicka, che è partita il 19 marzo e durerà fino al 30 agosto, presso Palazzo Chiablese (ovvero nello spazio mostre, dentro il Polo Reale di Torino). Lo spettatore potrà quindi avere a disposizione un percorso guidato di circa 80 opere della pittrice, a partire dal quadro che apre la mostra “Ragazza in verde”, il quale rappresenta un eccezionale prestito da parte del Centro Pompidou di Parigi.
Donna eccentrica e particolare, venne a contatto con l’arte molto presto quando aveva solo 9 anni, in un viaggio compiuto in Europa con la nonna; studia poi pittura in modo approfondito presso l’Académie de la Grande Chaumiere e anche all’Académie Ranson. Qui affinò il suo stile personale, fortemente influenzato delle istanze artistiche dell’Art Déco, ma al contempo assai originale. Nel 1922 espone al Salon d’Automne, la sua prima mostra in assoluto. In breve tempo divenne famosa come ritrattista col nome di Tamara de Lempicka (cognome acquisito dal matrimonio avvenuto con l’avvocato Tadeusz Łempicki, che sposò nel 1916 e dal quale divorziò nel 1928, dopo la nascita della figlia Kizette nel 1920).
Le sue opere sono diventate oggi simbolo di eleganza (che si avverte osservando gli abiti con cui veste le sue donne nei quadri), ma anche di trasgressione (la pittrice era infatti dichiaratamente bisessuale, carattere che ripropone anche in alcune delle sue opere), di indipendenza e modernità. Per gli appassionati, la mostra presenta un percorso articolato in sette sezioni, con il quale lo spettatore potrà quasi entrare in contatto con l’aspetto più intimo e segreto della pittrice polacca, la quale si è sempre distinta anche per la sua capacità di sapere unire insieme lo stile più classico e antico con uno stile decisamente più moderno.
Rebecca Cauda
25 marzo 2015