Il 1° ottobre la Cina festeggia 76 anni di Repubblica Popolare

Il primo ottobre la Repubblica popolare cinese ricorderà i 76 anni dalla propria fondazione. La Repubblica Popolare Cinese (Rpc), organizzazione statale che ha raccolto l’eredità della Cina imperiale, è fra le maggiori potenze a livello internazionale, nata ufficialmente il 1° ottobre 1949, quando Mao Zedong proclamò la fondazione del nuovo Stato in piazza Tian’anmen a Pechino, al termine di una lunga guerra civile. Dopo la sconfitta del Giappone nella Seconda guerra mondiale, il conflitto tra il Partito Comunista Cinese e il Kuomintang nazionalista riprese con forza: i comunisti, sostenuti da un ampio consenso contadino e dall’URSS, riuscirono a prevalere sulle truppe di Chiang Kai-shek, che si ritirarono a Taiwan. La vittoria comunista segnò la fine del secolare sistema imperiale e delle instabili repubbliche nate dopo il 1911, aprendo la strada a un nuovo regime socialista centralizzato, destinato a trasformare profondamente la società e l’economia cinese.
L’ideologia del partito che la governa, il Partito comunista cinese (Pcc), è definita un ‘socialismo dalle caratteristiche cinesi’. Tra le linee guida appaiono il marxismo-leninismo, il pensiero di Mao Zedong, le ‘Quattro modernizzazioni’ di Deng Xiaoping e le ‘Tre rappresentanze’ di Jiang Zemin, ossia i principi dei suoi maggiori leader. Dal periodo delle concessioni straniere e dell’isolamento successivo alla Guerra di Corea degli anni Cinquanta, la Rpc è riuscita a ricostruire una rete di collegamenti internazionali, fino a essere ammessa alle Nazioni Unite (Un) nel 1971 e ottenere il seggio nel Consiglio di sicurezza prima occupato da Taiwan.
La Cina è uno degli Stati più popolosi e culturalmente complessi al mondo, caratterizzato da una forte multiculturalità e da un ampio pluralismo etnico, religioso e linguistico. Accanto alla maggioranza han, che costituisce circa il 90% della popolazione, il Paese riconosce ufficialmente 55 minoranze etniche, tra cui tibetani, uiguri, mongoli e zhuang, ciascuna con tradizioni, lingue e costumi propri. Sul piano linguistico, oltre al mandarino come lingua ufficiale, sono diffuse numerose varianti locali e idiomi minoritari. Dal punto di vista religioso, nonostante il controllo statale e l’orientamento ufficialmente laico e socialista, convivono buddismo, taoismo, islam, cristianesimo e pratiche tradizionali popolari.
Quella della Repubblica cinese è una ricorrenza salutata con orgoglio e dichiarazioni di apertura a un futuro di prosperità. La Cina fa anche parte dei BRIC: BRIC è l’acronimo coniato dalla banca Goldman Sachs per indicare Brasile, Russia, India e Cina, le economie che dovrebbero essere le maggiori del mondo nel 2050. Tra queste, la Cina rappresenta il mercato più ampio: secondo Oxford Analytica, nel periodo 2000 Pechino rappresentava il 70% della crescita totale dei BRICS rispetto all’economia globale. Nel 2012, gli scambi con gli altri membri hanno mostrato i maggiori indici di crescita. Durante il summit del 2013 in Sud Africa si è parlato della creazione di una banca per lo sviluppo, che dovrebbe investire soprattutto in infrastrutture e creare un fondo comune anticrisi. Una simile organizzazione vedrebbe la Cina, destinata a versare un contributo meno significativo sul PIL, in posizione dominante.
Nel corso dei recenti 76 anni, dunque, la Repubblica Popolare della Cina si è trasformata da Paese povero a seconda economia mondiale, con il sistema manifatturiero più grande del globo (da quattordici anni consecutivi), con le categorie più complete e le più strutturate di supporto. Dal XVIII Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, il Comitato Centrale del Partito, con alla direzione Xi Jinping, ha unito e guidato alla stabilizzazione dell’economia e alla promozione dello sviluppo, per combattere la povertà, controllare le epidemie, evitare i grandi disastri, rispondere alle situazioni e risolvere le crisi.