Ci vuole Pazienza in questo mondo di artisti

69 anni fa il mondo del fumetto italiano accoglieva un nuovo talento: Andrea Pazienza. Scomparso prematuramente nel 1988, all’età di 32 anni, Andrea Michele Vincenzo Ciro Pazienza è stato un fumettista e disegnatore di grande spessore. Autore di una generazione di giovani inquieti, politicizzati, disillusi, spesso autodistruttivi, spingeva per rappresentare quella lotta tra l’impegno e il nichilismo che negli anni ’70 e ’80 stava emergendo con forza. Lui stesso era un ragazzo ribelle, studente del Dams a Bologna, una delle città più emblematiche della controcultura giovanile dell’epoca.
Il fumetto secondo Pazienza
Il fumetto di Andrea Pazienza sapeva dire tutto, era arte pura. Una trasposizione in carta dello spirito dinamico e a tratti nervoso del suo genio. Nelle sue opere l’espressione muta in pensiero, osservabile – quanto basta- da quei tratti calligrafici a volte sporchi, a volte nudi.
Da Pasolini a Rimbaud, sapeva unire cultura alta e bassa. I suoi fumetti respiravano il senso del cinema americano, della politica, della TV e persino della musica, mantenendo la consapevolezza che lo stile è solo una costruzione inutile. Le uniche regole accettate erano pittura, diario, poesia e urlo insieme. Tra flussi interiori, visioni e dialoghi interrotti, l’anticonvenzionalismo faceva specchio di un mondo profondo, ma veritiero della coscienza umana.
Il contributo che dobbiamo maggiormente alle opere di Andrea Pazienza è aver trasformato il fumetto in arte non più di nicchia o infantile, ma in una forma artistica adulta, degna di una rappresentazione senza limiti e senza tempo. E questo soprattutto grazie ai personaggi che ha saputo immaginare prima, disegnare poi.

I personaggi più iconici del suo fumetto
Il primo personaggio che Andrea Pazienza ideò era un suo alter ego. Si chiamava Pentothal. Il nome non è casuale, ma fa riferimento ad un farmaco anestetico. Da un lato sottolinea la fuga simbolica dalla realtà, dall’altro nasconde il bisogno disperato di lucidità interiore ottenuta in modo doloroso. In Le straordinarie avventure di Pentothal, il personaggio vive in una dimensione sospesa tra sogno e pensiero politico. Un’allucinazione in cui restare sveglio è la sfida più grande mentre tutto intorno a lui cerca di addormentarlo.
Poi c’è stato il cinico, amorale e privo di empatia Massimo Zanardi, detto “Zanna”. Uno studente liceale che vive una serie di avventure volutamente disturbanti, sullo sfondo di una gioventù borghese post-ideologica. Un vuoto etico, a tratti crudele che ha gli occhi di un giovane degli anni ’80.
Ultimo grande ritratto del disegnatore è il protagonista dell’opera Pompeo (1987). Altro alter ego dell’autore, artista tossicodipendente che affronta depressione, solitudine e morte tutte insieme, per restituire una sorta di testamento artistico crudo e doloroso.

Pazienza ha saputo frugare in una generazione del disagio, mostrando in prima persona le sue fragilità e portando alla luce una riflessione che nel fumetto prende vita e rinasce ad arte. Ad oggi la sua eredità ci lascia di fronte un mondo da scoprire e da osservare senza giudizio, ma solo con tanta, tanta ammirazione.