Cuius regio eius religio. Sul potere dei Papi e la lotta dei simboli

Le origini, così come la fine, affascinano da sempre, e sempre ricerchiamo in esse il senso delle cose; spesso incapaci di comprenderne il fluirne. Così i più curiosi si perdono nella vertigine delle cronologie e delle cronache.
Il recente trapasso di Francesco I ha risvegliato questa morbosa curiosità, facendo rituffare i più in un mondo che, silenzioso, affianca il nostro.
Potere spirituale e potere temporale
Dai tempi del cesaropapismo, coincidenti con la fase successiva al Grande Scisma d’Oriente, nell’Impero bizantino, potere spirituale e potere temporale tornarono a coincidere nella stessa persona: l’imperatore era di nuovo sovrano dei popoli ed emanazione di Dio in terra. Ben diversa la vicenda in Occidente, dove l’ormai consolidato Stato della Chiesa sarebbe stato condannato nei secoli a venire a una continua battaglia con gli imperatori, in uno scontro dedito precipuamente all’ottenimento esclusivo di entrambi i poteri: quello sulle anime e quello sulle cose terrene.

Antipapi e scomuniche
La contesa medievale qui citata terminò nel 1122 quando papa Callisto II sancì una tregua con l’imperatore Enrico Vpassata alla storia col nome di Concordato di Worms, in cui si stabiliva in maniera netta la divisione di competenze dei rispettivi sovrani e l’entità politica dello Stato pontificio:
- La Chiesa veniva riconosciuta come monarchia assoluta
- La nomina dei vescovi sarebbe stata prerogativa esclusiva del papa
- Il papa sarebbe stato eletto dai cardinali
Questi tre punti sanciti dal concordato mediavano sulle molteplici ingerenze che papi e sovrani continuavano ad avanzare, rubando e scambiandosi simboli e poteri sovrannaturali.
Era stato così che nei decenni precedenti gli imperatori, muniti di anello e pastorale, nominavano i vescovi, se non addirittura i papi stessi, come avvenne nel caso di Clemente III, antipapa voluto da Enrico IV. Così facendo, l’imperatore cercava di schermarsi dall’arma più potente che il pontefice ha sempre avuto e usato, la più temibile: la scomunica. Ma ciò non servì e l’umiliazione di Canossa, fu un altro importante passo per giungere al Concordato di Worms.

Dei tempi di Lutero
Curioso è come Worms, città della Renania celebre per essere scenario del Poema dei Nibelunghi, torni secoli dopo in un’altra celebre disputa papale. Qui, infatti, si tenne nel 1521 la dieta in cui Lutero, già paladino della Riforma protestante, si rifiutò dinanzi al cattolico Carlo V di ritrattare le sue tesi. Anche qui condanna e successiva scomunica da parte di papa Leone X. Ormai, la riforma era inarrestabile, divampò in tutta Europa e prese sempre più la forma di una sanguinosa rivolta: i contadini prima, gli anabattisti a Münster dopo. Non ci fu accordo e nuovamente simboli e poteri si mischiarono in un bailamme di scomuniche, torture e condanne al rogo. Nel bellissimo romanzo Q del collettivo Luther Blissett – oggi noto come Wu Ming – vengono ripercorse alcune di queste vicende, lasciando intendere come, tra spie e sicari, l’ordito della Storia sia stato tramato dal cardinale Gian Pietro Carafa, poi salito al soglio pontificio col nome di Paolo IV, tra i più intransigenti e reazionari pontefici della modernità. Capo della nuova Inquisizione e promotore della Controriforma, raggiuse il soglio di Pietro in età avanzata, tuttavia, non accettò mai la nuova tregua che spense definitivamente i fuochi accesi da Lutero quasi quarant’anni prima. La pace di Augusta del 1555, impose il principio del cuius regio eius religio, ché in ogni regione dell’impero venisse professata la religione del suo governante. Il protestantesimo veniva ufficializzato e un sospiro di tolleranza religiosa soffiò in Europa, almeno per un po’.

Dopo Francesco I
Mentre il pontificato di Francesco si conclude, c’è chi parla di continuità chi di rottura, di certo Bergoglio ha lasciato un ricordo più caloroso del suo predecessore, proprio per la sua apertura alla modernità. Tuttavia, non bisogna dimenticare come una sovrastruttura millenaria come quella della Chiesa, non avrebbe mai potuto resistere alle intemperie del tempo con alla guida solo timonieri in grado di assecondare il vento. Alle volte è più utile calare l’ancora, ammainare le vele e aspettare che il temporale passi. Chi che sia il nuovo pontefice, si troverà al timone di una delle navi più imponenti della Storia.