Dizionario dell’intraducibile: la filosofia giapponese “wabi-sabi”

Il mondo è ramificato tramite tantissime lingue, riflettenti la cultura dei popoli che le parlano. Capita però che alcune parole diano voce a qualcosa di talmente unico in una società che è difficile tradurre in altri linguaggi. Questa volta si va in Oriente, precisamente in Giappone, per scoprire il significato del termine intraducibile giapponese “wabi-sabi”.
Wabi-sabi: origine e significato
Wabi-sabi (侘寂) è una parola giapponese che esprime la bellezza dell’imperfezione e dell’incompletezza. Il termine è composto da: wabi, che rappresenta la semplicità rurale, di vivere con poco (collegata alla vita contadina) e sabi, che descrive la bellezza dell’invecchiare, il fascino del segnio che il tempo che passa lascia.
Wabi-sabi è un inno alla bellezza modesta, lasciando da parte l’ossessione della perfezione. Questo concetto nasce e si diffonde tra il XIII ed il XIV secolo con il buddismo zen in Giappone. I maestri zen usavano questo tipo di prospettiva come un allenamento verso la transitorietà della vita: ogni cosa è destinata a cambiare, ad invecchiare o a trasformarsi. Durante le cerimonie del tè cominciarono ad essere utilizzati oggetti artigianali (tazze, piatti, ciotole) spesso imperfetti o scheggiati. Questa usanza di privilegiare le cose “imperfette” era un inno all’imperfezione: ogni oggetto è imperfetto in un modo unico, quindi bello.
Wabi-sabi è molto più di un termine, è guardare il mondo con occhi nuovi rispetto al classico pensiero occidentale basato sulla rincorsa alla perfezione. Negli ultimi anni però questa filosofia si è diffusa anche in Occidente in diversi ambiti. Nel design di interni attraverso uno stile minimalista, nella moda privilegiando pezzi di seconda mano e nel vivere con una prospettiva di “vita lenta” e del “qui e ora”.
Interior design wabi-sabi: minimalista, con materiali grezzi ed imperfezione delle forme.
Foto: Home Decor Details
Wabi-sabi aiuta a guardare oltre la bellezza apparente e patinata, per dare spazio al fascino dell’imperfezione che ne esalta l’unicità di ogni singola così: ogni difetto è unico e quindi bello. Ciò significa apprezzare ed elogiare la fragilità delle cose ed accettarne la loro fine. Invita ogni persona a vivere nel presente, accettando la transitorietà della vita, delle cose ed esaltare il trascorrere del tempo, non come qualcosa da temere, ma da apprezzare e vivere fino in fondo. Questa filosofia giapponese aiuta accettare l’incompletezza, il vuoto ed il silenzio, riflettendo sulla loro potenzialità nella propria vita.