La regina Mab: l’amore come azione

Qualcuno scrisse che la dolcezza, anch’essa è un uragano, ma dove è andata perduta?
Nei brillantini che filano i capelli di Jennifer Connelly in Labyrint? Nei ripetuti inviti tra Monica Vitti e Alain Delon nell’Eclisse? Nella mascherata morte di Mercuzio trafitto da Tebaldo, o forse è solo nascosta, conservata nei libri?
Quando è che la dolcezza e lo scoprirsi hanno preso il posto di un faticoso mestiere o un ingombro per l’anima? Quando i dettagli non bastarono più al cuore?
Spicca tra le ignare compagne inconsapevole del proprio potere Lolita.
Romanzo di Vladimir Vladimirovič Nabokov scritto in inglese, pubblicato inizialmente a Parigi nel 1955 e dieci anni più tardi tradotto in russo dallo stesso autore.
Il delirio passionale per una minorenne era urtante per la morale comune e ne ebbero paura i 4 editori americani che rifiutarono il manoscritto. Quel che ignoravano o sottovalutavano dell’opera erano la ricerca dei particolari e l’approfondimento della psiche e dei sentimenti dei protagonisti, l’uso sapiente dell’arma dell’ironia che insidiava, smorzandoli, i passaggi più scabrosi. Nel 1956, al suo apparire in America, fu sommerso dai fischi, dalle proteste, e dalle severe condanne dei benpensanti che non seppero trovarvi altro che un libello pornografico. Il romanzo divenne un best seller tradotto in 30 lingue, con oltre 50 milioni di copie vendute in tutto il mondo. Il nomignolo Lolita, che il professore affida alla sua amata Dolores è ormai uso comune per indicare una giovane ragazza che ha comportamenti lascivi con uomini maturi.
Nel ballo in maschera a casa dei Capuleti, in cui Romeo decide di imbucarsi e flirtare con la giovanissima Giulietta, il giovane sentirà da subito l’odore delle lame che porteranno la morte della metà dei personaggi della tragedia, eppure nulla gli impedirà di ballare quella dannata Moresca.
Nell’ode al dialogo in stop motion di Svankmajer, le due teste di argilla che comunicano diverranno un’unica massa scomposta a costo di comunicare.
Le storie in cui un nonnulla cambiava ancora le vite degli uomini e delle donne, in cui la curiosità verso un unico essere umano era considerata conoscere un mondo sono le storie benedette dalla regina Mab. Le storie in cui l’entusiasmo di un incontro punta alla totale abnegazione dell’ Io.
E non dura un instante.
È forse il consumo sfrenato di tutto che ha smesso di far nutrire le nostre anime di estasi, eros, e impegno sociale?
La possibilità continua di entrare in contatto con l’altro senza considerare questo un miracoloso incidente ma una scelta fittizia. Le parole sono mercificate, i desideri totalmente scambiabili.
Piattaforme per visioni sessuali e di incontri livellano tutto a un grande campo di calcio sintetico. L’erba è tutta uguale, sintetica e perfetta, un filo ne vale un altro. La mercificazione sessuale è sempre stata parte della nostra società, questa non toglieva il tempo a ciò di cui invece l’anima aveva bisogno di nutrirsi. Probabilmente anche di quegli scelti e faticati incontri.
Nel romanzo “Espiazione” di Mcewan, la corsa della protagonista tra milioni di canne al vento, ben diverse da un campo di calcio e pronta a ferire le sue ginocchia , resta iconica. Unico scopo ? Incontrare per pochi secondi della sua vita l’amato Robbie Turner .
Oggi è chiaramente l’epoca del già visto, del già detto, del già scelto, in cui ben pochi dettagli restano a scuoterci.
Dovremmo lasciare spazio ai sogni affinché arrivi Mab?
Nel dramma Shakespeariano è citata in un famoso discorso di Mercuzio, nel quale è descritta come una creatura in miniatura che guida un carro sulle persone addormentate e le conduce in un sogno di autocompiacimento.
In altre chiavi di lettura è portatrice di pestilenza,
in altre ancora è tenera come l’amore.
Un amore che non è più concepito azione di volontà come la guerra o la poesia, ma più come un breve incidente di cui facciamo di tutto affinché non ce ne resti nulla.