La terra del Dragone. 75 anni della Repubblica Popolare Cinese
Sono passati 75 anni dalla proclamazione della nascita della Repubblica Popolare Cinese. Il primo ottobre del 1949, nella gremita Piazza Tienanmen Mao Zedong diede vita, dopo un lungo e travagliato periodo che lo vide scontrarsi con le forze politiche di Chiang Kai-shek, alla Nuova Cina. In un mondo da poco uscito dalle devastazioni della Seconda Guerra, il Dragone rinato dischiudeva le ali gremite di cenere, una lunga strada lo attendeva.
Sin dall’antichità, il vasto territorio cinese è apparso come uno scrigno ricco di tesori e meraviglie. Se la storia remota di questo Paese è ancora ignota ai più è perché, probabilmente, il curioso immagina solo il susseguirsi di innumerevoli dinastie che tra grandi opere e lunghe guerre rendono ancor più fumoso il passato della Cina. Il mistero di quelle regioni lontani ha da sempre affascinato il sognatore del Vecchio Mondo. Quest’anno ricorre il 700° anniversario della morte di Marco Polo che per primo, sul finire del XIII secolo, stilava con l’aiuto di Rustichello da Pisa, Il Milione, le cui parole svelavano per la prima volta le meraviglie lontane che il Catai nascondeva. La grande amicizia che nacque tra Polo e Kublai-Khan è ancora simbolo dell’accoglienza e del garbo che da sempre contraddistingue il popolo cinese; ma anche del rapporto necessario e reciproco che l’Occidente e la Cina devono intrattenere.
Il padre fondatore
Se la storia di questo popolo sembra per un lungo periodo viaggiare parallelamente a quella europea è solo perché la distanza e l’orografia del territorio stesso hanno fatto si che il paese potesse custodirsi lasciando spazio solo ai più intraprendenti; l’affacciarsi della Cina alla modernità, tuttavia, non può che coincidere con il cambio di rotta che l’avvento di Mao Zedong comportò. Oggi il mondo intero è consapevole dell’incredibile e prorompente ascesa della Cina come potenza mondiale e questo lo si deve, precipuamente, al vasto raccolto ideologico piantato tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta. La modernizzazione voluta da Mao trasformava radicalmente un Paese in cui il Socialismo trovava terreno fertile.
La Cina moderna
A seguito della Rivoluzione culturale e del massiccio rinnovamento dell’apparato statale, Mao assicurava basi solide per una crescita a lungo termine. Se negli anni Novanta la Cina appariva al 73° posto nella classifica della Banca Mondiale per reddito pro capite, analisti lungimiranti vedevano con chiarezza l’avanzare di una nuova potenza. La nascita delle Zone Economiche Speciali, volute da Deng Xiaoping dieci anni prima, stava dando i suoi frutti, da lì: “Kai fang” 开放, l’apertura che portò il Dragone in volo verso il nuovo Millennio, a destreggiarsi tra modernizzazione e conservatorismo ideologico, per mai perdere la propria identità. Sin dalla teoria delle tre rappresentanze di Jiang Zemin, la crescita del Paese non è mai stata monosettoriale, così anche con la nuova prospettiva scientifica dello sviluppo di Hu Jintao, che spingeva verso un socialismo armonioso, la Cina è divenuta indiscussa potenza mondiale. Una lunga e inarrestabile marcia che oggi vede alla guida Xi Jinping, abile statista e indiscusso leader che, avendo condensato quasi un secolo di ideologia e prassi politica nella Strategia dei quattro onnicomprensivi, guida la nazione in quella partita di xiangqui che ogni giorno vede i grandi della Terra tessere le sorti degli equilibri internazionali.
La Repubblica Popolare Cinese continua oggi la sua inarrestabile ascesa proponendosi come interlocutore primario sia in campo economico che politico; il cielo davanti al Dragone appare sempre più limpido.