Pompei è piena di vita, Alberto Angela e i Pink Floyd lo confermano

Lo speciale di “Pompei, le ultime scoperte”, di cui si parla tantissimo in questi giorni e che è possibile rivedere su Rai Play, ha segnato un punto di svolta nelle tecniche di regia della televisione. Interamente girato nel sito di Pompei, all’interno dei nuovi cantieri di scavo, lo Speciale di “Meraviglie” ha infatti utilizzato una tecnica di ripresa unica: un unico piano sequenza, lungo oltre due ore, che attraversa l’area archeologica di Pompei seguendo Alberto Angela nella sua esplorazione senza alcuno stacco né interruzione.
Questo è stato l’ultimo e l’ennesimo lavoro che ha visto come protagonista la città, che non sembra mai perdere di interesse, dai nuovi e continui ritrovamenti , alle migrazioni di pittori geologi e naturalisti europei nell’ottocento, Pompei ha sempre portato a sé come un enorme calamita orde di studiosi e turisti. Non c’è neanche da meravigliarsene essendo realmente uno spettacolo unico al mondo. Ma a catturare la sua attenzione furono molte più persone che maneggiano tra le più vaste delle discipline.
Nel 1971 il regista Scozzese Adrian Maben era in vacanza con la sua fidanzata alle rovine della città di Pompei, dovette poi tornarci da solo in quanto smarrì il passaporto, e lì, si narra, che da solo al crepuscolo dell’anfiteatro romano del 70 a.C., ebbe l’idea di dare luogo al film a cui già stava lavorando, quello sul live dei Pink Floyd. In totale contrasto con il caos del momento incentrato sulla grande festa di Woodstock, pensò bene si utilizzare quel panorama senza neppure l’ombra di uno spettatore.
La troupe, giunta sul posto, scoprì di non avere sufficiente elettricità per alimentare tutta l’attrezzatura. L’inconveniente fu risolto portando la corrente elettrica direttamente dal Municipio mediante un lunghissimo cavo che percorreva le strade della cittadina campana. Furono giorni unici per entrambi le parti , cittadini e stars. Le scene girate per prime in ordine di tempo ritraevano i quattro musicisti aggirarsi fra i vapori della solfatara di Pozzuoli; quindi, nell’Anfiteatro Romano la band eseguì dal vivo tre brani: la prima metà e il finale di Echoes, One of These Days, e A Saucerful of Secrets; ciascun brano fu eseguito in sezioni separate e solo in seguito montate assieme. Il termine delle riprese non fu eseguito in Italia ma a Parigi ed infine nella casa privata del regista in quanto avevano ampiamente sforato il budget. Il documentario musicale di Adrian Maben è una perla di un valore inestimabile, oltre che per la musica di chi era su quel “ palco “ ma per l’idea stessa.
Venne presentato all’ Edimburgh film festival nel 1972. Il prodotto finale è uno spettacolo senza pari. Un mix tra arte e psichedelia, un mix di inquadrature dall’alto sul sito archeologico a cielo aperto e primi piani sulle performance dei quattro musicisti; si alternano le scene alla luce del giorno con le sequenze illuminate dai fari dello studio di Parigi, spezzate dalle immagini dei vapori della Solfatara di Pozzuoli e quelle dei volti di antiche statue pompeiane, che contribuiscono con la musica a creare un’atmosfera psichedelica in perfetto stile Pink Floyd. Il primo brano “ Echoes” la cui traduzione (echi) si sposa perfettamente con tutta l’atmosfera: è il pezzo che apre il film, con un estensione della nota “si” da un pianoforte a coda inviato ad un amplificatore Leslie , è una sorta di sonar , la tecnica di propagazione del suono sott’acqua. Tutto supportato in seguito dal testo di Roger Waters.
Il misticismo della scelta di quel suono , considerando che erano gli inizi degli anni settanta e che quello che venne riportato alla luce da lì ad oggi tra quelle rovine è incalcolabile, ed inestimabile, sembra annunciarcelo per la sua lunghezza e tono mistico. Dal valore magico. Quel lungo suono e quel silenzio che gli fa da accompagno sembrano realmente un urlo proveniente da tutto ciò che freme per ritornare alla luce. Ogni statua è viva, ogni casa ancora bisognosa di prendere luce. Tutto ha voglia di risplendere ancora di quest’ ultimo sole.
E il film documentario del 1971/72 ce lo prometterà. Perché ancora ad oggi Pompei è in piena attività. Sarà anche grazie a questo capolavoro che agli occhi di tutto il mondo questo luogo continua ad essere sempre unico e di grande prestigio. Lo ricorda ancora oggi il sindaco, citando spesso e ringraziando ancora la scelta di Maben .
Il lavoro dei Pink Floyd resta cucito nel cuore di varie generazioni come atto non solo psichedelico e rivoluzionario, che è facilmente legato al periodo storico ed anche seguito da validissimi e numerosi colleghi, per citarne uno il poeta Lou Reed.
Ma i Pink Floyd hanno fatto vera e propria poesia, alla pari dei padri poeti europei dell’ottocento.
Se non si vogliono ascoltare , il liquido rosa può anche benissimo solo leggersi, come ad esempio il testo di echi, a cui basta il silenzio di una lettura per fare il suo lavoro di cantautorato. Ovvero quello di essere parole incise su pietra. Eterne tanto quanto Pompei.
Echoes
Lassù l’albatro
Resta sospeso immobile in aria
E nel profondo, sotto le onde che rotolano
In labirinti di caverne coralline
Un eco di un tempo lontano
Arriva tremante attraverso la sabbia
E ogni cosa è verde e sommersa.