Il Bloody Sunday di Tony Doherty
Sulla questione irlandese esistono decine di libri, ormai. Ve ne sono di tutte le tipologie, di tutte le dimensioni e in qualsiasi lingua immaginabile. Vi sono i saggi storici, le testimonianze personali, i diari di prigionia e molti, molti, altri testi. Eppure, di libri come “Il piccolo di papà” di Tony Doherty – pubblicato con traduzione italiana dalla casa editrice Nutrimenti – ve ne sono pochi. E’ piuttosto semplice infatti, parlare dell’epoca dei Troubles, dell’IRA e delle sanguinose vicende irlandesi partendo dai fatti storici, dalle analisi degli eventi, dalle testimonianze di protagonisti e giornalisti, così come dalle parole stesse di chi, in un modo o nell’altro, si è trovato in mezzo a tutto ciò in un’età sufficientemente avanzata da permettere una precisa comprensione dei fatti.
Eppure, una delle più belle testimonianze sull’epoca viene dalle parole di un bambino. Un bambino, ancora troppo giovane per comprendere pienamente cosa stia accadendo intorno a sé, ma che comunque è in grado di far rivivere la storia della propria città e del proprio paese affidandosi ai ricordi d’infanzia. E lo fa attraverso la storia della propria famiglia, narrando le semplici vicende del quotidiano, composte da giochi per le strade, ricordi domestici e la scuola. Agli occhi di molti, potrebbe trattarsi di una testimonianza troppo semplicistica, infantile, priva di tutti quegli elementi che, di solito, attirano l’attenzione dei lettori più esigenti. Ma il giovane Tony non è cresciuto in una città qualsiasi. E’ nato e vissuto a Derry, proprio nel corso degli anni Settanta.
A Derry, all’epoca, si vive in un contesto di estrema tensione tra le due parti della città, irlandesi cattolici da un lato e protestanti dall’altro. La quotidianità della vita della famiglia operaia Doherty, fatta di piccoli eventi, tradizioni e ricorrenze di massima importanza – almeno agli occhi di un bambino – come il Natale, finisce presto ad incontrarsi e scontrarsi con la grande Storia, coinvolgendo tragicamente tutti i personaggi dell’infanzia del protagonista. In breve, infatti, le partite a biglie e i giochi innocenti dei bambini vengono oscurati dagli eventi di portata maggiore, che riguardano il mondo degli adulti. Si tratta di eventi, originariamente distanti, poiché ai giovanissimi non è concesso vedere dal vivo e partecipare, ma solo ascoltare i racconti la sera, una volta che i genitori rientrano dagli scontri con la polizia e i militari.
Ma lentamente, giorno dopo giorno, anche l’innocente mondo dei bambini viene avvolto da queste vicende, prima con il semplice incontro coi soldati britannici schierati in città e poi, in un crescendo continuo e inesorabile, con un coinvolgimento sempre più diretto negli eventi principali. Così, le partite a biglie per strada lasciano il posto alla ricerca dei bossoli, dei proiettili e di ciò che resta dei lacrimogeni, tutti oggetti che ormai si possono recuperare per le vie cittadine, tra i giardini delle case e perfino nei dintorni della scuola. Le simulazioni delle battaglie, gioco molto diffuso tra Tony e i suoi amici, lascia il posto agli scontri veri e propri, dove anche i giovanissimi partecipano, infine, come se fosse proprio uno scherzo, un’attività ricreativa e divertente.
In breve tempo, la guerra civile che sta lacerando le famiglie e la comunità di Derry diventa, così, la realtà principale di questi giovanissimi, che inconsapevolmente assistono nel quotidiano ad uno dei più sanguinosi conflitti europei del Novecento, uno degli ultimi combattuti in un territorio ormai dominato da pace e cooperazione. E da questi piccoli ricordi, inizia ad emergere anche una nuova entità, destinata a segnare la storia cittadina e dell’intera Irlanda del Nord. Si tratta dell’IRA – l’Irish Republican Army – che si manifesta in maniera assai sfuggente e misteriosa. A volte, si mostra al pubblico per mezzo di un uomo dal volto incappucciato e armato di fucile o pistola, a volte con il suono degli spari nel cuore della notte, e a volte con qualche deposito di armi individuato dalle truppe di Sua Maestà. In altri casi, però, arriva perfino a tradirsi con qualche voce amica, conosciuta, che fa capire anche ai più giovani che dietro a quei misteriosi uomini, alla fine, si nascondono i volti di ogni giorno, gli amici di famiglia e di quartiere.
Ma l’innocenza dei bambini, che ancora riescono a vedere il tutto come un gioco e una sfida quotidiana, finisce poi per tramontare di fronte alla scoperta della morte e del lutto, che si manifesta in più occasioni. Si tratta di un continuo crescendo, che termina poi col coinvolgere l’intera famiglia dell’autore, irrimediabilmente travolta dai fatti della “domenica di sangue” del 30 gennaio 1972. E’ il celebre Bloody Sunday, il giorno in cui un reparto di paracadutisti britannici apre il fuoco sulla folla, lasciando sull’asfalto i corpi di 14 persone. Tra di essi, vi è anche il padre di Tony, le cui affettuosa severità svanisce insieme al tipico odore di sigarette che l’uomo era solito avere sulle mani, dopo una lunga e faticosa giornata lavorativa.
Con questa opera autobiografica, Tony Doherty è riuscito a dare nuovamente vita alla figura amata del genitore, tutto per mezzo dei ricordi più semplici, che permettono però al lettore di conoscere quella parte di storia che, se non fosse per gli occhi di un bambino, non potrebbe essere raccontata. Poiché insieme alla figura del padre non solo è possibile rivivere la storia dei Troubles e di Derry, ma di un intero popolo che è stato pesantemente segnato da un trentennale conflitto che ha ancora numerose ferite ancora, parzialmente, sanguinanti.