La società dello spettacolo crea doppelgänger da cui non sappiamo più sfuggire
Eventi
20 Settembre 2023

La società dello spettacolo crea doppelgänger da cui non sappiamo più sfuggire

Il tema del doppio sembra essere il vero leitmotiv per raccontare il tecno-capitalismo. Da Naomi Klein a Dave Eggers, in molti sembrano concordare su un punto: alla concretezza dei corpi preferiamo gli ologrammi rappresentati dai dati.

di Gianluca Vignola

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In un recente articolo comparso su «Internazionale», la scrittrice e attivista canadese Naomi Klein anticipa il tema del suo prossimo libro, Doppio. Il mio viaggio nel Mondo Specchio (in Italia uscirà per La nave di Teseo).

Klein riporta un aneddoto realmente accaduto per affrontare un tema cruciale nella società digitalizzata: il confronto con le nostre dualità, con le diverse personalità che irrimediabilmente esprimiamo agli altri. «Il confronto con i nostri doppi solleva inevitabilmente domande destabilizzanti dal punto di vista esistenziale: sono chi penso di essere o sono invece la persona che gli altri percepiscono che io sia? E se un numero sufficiente di persone comincia a vedere qualcun altro come me, allora chi sono io?»  

La serie tv “Scissione”

Il doppelgänger sembra in effetti l’unico modo per raccontare l’individuo all’interno della società contemporanea. E se il tecno-capitalismo è una aggiornata caverna platonica, nel momento in cui si autorappresenta attraverso film, libri e serie tv, il leitmotiv più ricorrente sembra essere proprio quello delle infinite possibilità di raccontare sé stessi. Ci siamo noi, il nostro personal branding e le rispettive percezioni di essi che diamo per strada, in ufficio, online. 

Il tema del doppio torna ad esempio in alcuni dei lavori più interessanti degli ultimi anni. Qualche esempio? Noi di Jordan Peele, black movie dai toni horror in cui una famiglia in vacanza si ritrova attaccata dai propri doppelgänger; Bones and All di Luca Guadagnino, in cui i protagonisti nascondono la loro natura cannibale e si riconoscono tra l’oro soltanto attraverso l’olfatto; Scissione, serie tv diretta da Ben Stiller in cui i dipendenti di una azienda perdono ogni memoria della loro vita privata ogni volta che entrano in ufficio. 

Ma il tema del doppio riguarda anche l’ultimo libro di quel genio di Dave Eggers.
Lo scrittore di Il Cerchio — vero e proprio cult della distopia contemporanea, omaggiato da un film non altrettanto efficace — ha infatti dato alle stampe un sequel intitolato The Every (Feltrinelli).

Il film horror “Us” di Jorda Peele

Il cerchio era la storia di Mae Holland, ragazza disposta a tutto pur di entrare a far parte di The Circle, una rete di social network che mette in connessione più utenti possibile perseguendo l’idea che un mondo senza segreti è un mondo più sicuro.
 
Mae riesce nel suo intento di entrare a far parte di The Circle a costo di rinunciare alla sua famiglia, ai suoi cari, alla sua vita privata. «Sharing is caring» è uno dei suoi motti, divenuto col tempo un vero e proprio slogan dell’azienda.

Nel nuovo libro di Eggers, Mae Holland è diventata CEO di The Every, una fusione tra The Circlee il colosso dell’e-commerce The Jungle.
In The Every riesce ad entrare come dipendente anche Delaney Wells, giovane e brillante mente dell’Idaho approdata a San Francisco con un solo obiettivo: distruggere dall’interno il monopolio di The Every.

Con lucidissima ironia, Eggers racconta le dot company lasciando volutamente in secondo piano il valore profetico del suo genere letterario di riferimento.

 Come già accaduto per Black Mirror — altro format fondamentale per leggere la contemporaneità —  la distopia non deve più prevedere le distorsioni della società di massa. Ormai basta denunciare il presente per avere uno sguardo inquietante sul futuro.

E in questo continuo gioco di specchi, anche Delaney si ritroverà a essere rincorsa dai doppelgänger. La sua condizione di serpe in seno, di brillante risorsa e al contempo spietata sabotatrice, la porterà a dover giustificare i suoi atteggiamenti anche a chi invece dovrebbe comprenderne gli intenti.

In The Every tutto è KPI, ogni numero indica con precisione lo stato di una performance. I Big data vengono eletti a verità assoluta per descrivere l’essere.

Ma nell’intento di voler eliminare ogni possibile doppio, i numeri non fanno altro che disegnare nuovi ologrammi che poco hanno a che fare con la realtà.
Perché sharing is caring. Ma allora, chi siamo davvero noi?