L’Associazione NarteA accende i riflettori sul complesso Museale dell’Arciconfraternita dei Pellegrini a Napoli.
Peregrinos, storie di accoglienza e carità dei pellegrini
Sabato 27 maggio è stata presentata dall’Associazione culturale NarteA Peregrinos, visita guidata teatralizzata all’interno del Complesso Museale dell’Arciconfraternita dei Pellegrini a Napoli, nel cuore della Pignasecca. La visita alterna alla spiegazione della guida Matteo Borriello momenti di recitazione. I testi sono di Febo Quercia ed i protagonisti degli spezzoni spettacolarizzati sono il confratello fondatore Bernardo Giovino, una popolana e un pellegrino. Gli attori dell’Associazione NarteA Mario Di Fonzo, Valeria Frallicciardi e Pietro Juliano portano i visitatori presenti al 25 luglio 1578, quando Bernardo Giovino, un sarto, fondò a Napoli l’Arciconfraternita dei Pellegrini, un’organizzazione dedicata ad accogliere e ospitare i viaggiatori che si dirigevano verso luoghi sacri. Palcoscenico della visita guidata teatralizzata è il complesso museale dei Pellegrini, composto dalla meravigliosa Chiesa della Santissima Trinità, risalente al Settecento, la storica Chiesa di Santa Maria Mater Domini, costruita nel Cinquecento, il suggestivo ipogeo a pianta ottagonale e alcuni spazi di vita quotidiana dei confratelli.
Verso la fine del XVI secolo, il destino dell’Arciconfraternita dei Pellegrini si intreccia con quello di una delle famiglie aristocratiche più celebri di Napoli: i Pignatelli. È Fabrizio ad avere il desiderio di erigere una chiesa dedicata a Santa Maria Materdomini e una Casa Ospitale nella zona della Pignasecca.
L’istituzione dell’opera di carità dei Pignatelli fu ufficializzata da Papa Gregorio XIII il 13 dicembre 1574, quando la bolla pontificia approvò la costruzione della Chiesa e dell’ospedale per i pellegrini, entrambi dedicati a Santa Maria Materdomini. Nella stessa bolla, fu autorizzato l’ospedale a ricevere la donazione dei beni di don Fabrizio, compresa la “pezza di terra chiamata del Biancomangiare”. Tuttavia, a causa della sua morte nel 1577, sarà completata soltanto la chiesa.
Il testamento pubblico di don Fabrizio Pignatelli nominò l’opera da lui creata come erede di tutte le sue sostanze, compresi i territori del Bianco Mangiare e della Pigna Secca, insieme a alcune rendite provenienti dal suo patrimonio personale. Dopo la sua morte, il duca Camillo, erede del titolo di Monteleone, contestò il testamento e si dichiarò l’unico erede legittimo dei beni destinati alla chiesa e all’ospedale. Gli esecutori testamentari di don Fabrizio, per evitare una lunga disputa legale che avrebbe ritardato la costruzione dell’ospedale, accettarono di raggiungere un accordo con il duca Camillo. Nel frattempo, un’altra compagnia fondata da Bernardo Giovino forniva assistenza ai pellegrini che giungevano numerosissimi a Napoli nel convento di S. Pietro ad Aram. La Compagnia di Bernardo Giovino chiese di essere aggregata all’Arciconfraternita della SS. Trinità di Roma, e la richiesta suscitò l’interesse di Papa Gregorio XIII, che concesse loro l’aggregazione. Così, nel 1579, fu ufficialmente costituita la Confraternita della SS. Trinità dei Pellegrini.
L’opera caritativa iniziò con modesti mezzi finanziari, basandosi sulle offerte dei confratelli e sulla generosità della comunità. La Compagnia crebbe rapidamente e si rese necessario raccogliere una tassa mensile tra i confratelli per sostenere le spese. Successivamente, ottennero anche il permesso di raccogliere elemosine per la città, e furono inviati procuratori per ammettere nuovi membri. Il duca Camillo propose la fusione delle due organizzazioni, ma la proposta fu inizialmente respinta dalla Compagnia. Dopo negoziazioni complesse, la fusione avvenne nel 1582, e la Compagnia si trasferì nella Chiesa di S. Maria di Materdomini. L’accordo fu sancito da due Bolle Pontificie che concedevano alla Confraternita l’ospedale e la chiesa, e permettevano ai confratelli di costruire un oratorio per le loro riunioni.
La storia della nascita dell’Arciconfraternita dei Pellegrini è uno splendido esempio dell’animo inclusivo e caritatevole della città di Napoli. Il lungo viaggio affrontato dal pellegrino si tramuta in un viaggio interiore e il coinvolgente monologo interpretato avvicina i presenti all’animo tormentato del viandante. Questa visita organizzata dall’Associazione NarteA ha permesso di comprendere il cuore di una città che si distingue per il suo calore umano, rendendola una delle mete più accoglienti ed uniche al mondo.